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ESCO DAL MIO CORPO
E HO MOLTA PAURA


GLI INEDITI 1979-1986



Esco dal mio corpo e ho molta paura

In questo disco ci sono dei brani (vecchi), alcuni più belli e alcuni meno belli.
Essi ci vengono chiesti tutte le volte di suonarli, ma, noi non li suoniamo mai.
In questo disco li abbiamo, invece, suonati, facendogli omaggio a chi ce gli ha chiesti ma non c'è alfieri.
Li dedichiamo a quelli che ci ascoltavano nei posti piccoli e hanno le cassette, di Borgomanero.
C'è anche, poi dopo, un po' di cose più veramente vecchie dagli archivi segreti fra cui la canzone elio e altre.

Elio e le Storie Tese



COMUNICATO STAMPA ORIGINALE:
EDMCeHMP è il primo disco postumo di un gruppo i cui componenti sono ancora insieme e/o vivi. Perchè attendere i bootlegs del dopo disastro quando è sufficiente recarsi in un moderno studio multipista, insieme a tanti scanzonati amici, al giorno d'oggi, per realizzare un disastro di pari portata? EDMCeHMP (Gli inediti: 1979 - 1986) raccoglie i primi vagiti di un interprete dinoccolato (Elio) e di alcuni bonari orchestrali (E le Storie Tese) che fin dai primordi hanno saputo coniugare buona musica e simpatia in un cock-tail di frizzante attualità. Cosa accomuna i brani del disco? Grazie per avermi posto questa domanda, posso risponderti che il tratto comune fra i solchi è senz'altro, fuori d'ogni ragionevole dubbio, perbacco, il fatto che le canzoni in oggetto rappresentino una selezione dei nostri maggiori successi eseguiti in pubblico dall'anno del primo embrione eliano, il '79 appunto. Tali capolavori non erano mai apparsi sui dischi ufficiali, e non venivano più proposti da ben un lustro o circa. Un manipolo di attenti seguaci, tuttavia, non ha mai cessato di chiedercene conto, e possiamo capirli: melodie del calibro di Sono un artista, sono un autista, Settore giovanile targato Travagliato, Mosche hanno segnato la prima adolescenza di migliaia fra le migliori menti della nostra generazione, instradato carriere, segnato destini. Non ci sembrava bello, quindi, rinunciare a quest'occasione di far soldi con una bella strenna del cazzo.

COSA SI È FATTO. Si è andati agli studi Regson di Milano, testimoni gloriosi della più classica Sanremo Era (Zanicchi, Armstrong, Carmen Villani, Michele, Bongusto, Mina, lo stesso Antoine!) e si è suonato in diretta, di fronte ad un pubblico di amici del giorno d'oggi. Per cinque sere si è registrato lo stesso repertorio di 15/20 brani ma solo le esecuzioni migliori sono passate, come l'uomo del monte. Gran parte dei materiali è stata lasciata intonsa, mentre alcune canzoni ([Gomito a gomito con l']Aborto, Addolorato, Né carne né pesce) hanno beneficiato di ulteriori attenzioni; è avvenuto così che negli studi Psycho, in compagnia del produttore Jualin, si sovrapponessero fiati, orchestrine e cori fino al risultato sonoro ottimale.

COSA SI È MESSO DENTRO. Si è messo dentro: Unanimi, con l'accento sulla "U": una delle siglette - imbarazzo dei primi spettacolini, eseguita a cappella e, all'epoca, con un collant in testa e lo scopino del cesso come spazzolino da denti. Una curiosità: la seconda strofa ha sei testi diversi, uno per componente del complessino, eseguiti contemporaneamente; chi li decifra vince. Noi siamo i giovani (con i blue jeans) : Il grido di dolore, orgoglio, denuncia e speranza di un pugno di adolescenti che si vedono discriminati dai matusa a causa del simbolo stesso della gioventù: i blue jeans. Il tema dell'amore libero e quello dell'orchite affrontati in questo brano dieci anni prima di Supergiovane. Catalogna : una hit dei primi anni 80, scritta da Elio nel suo pieno periodo Ramones. Amore e verdura in un sapido tourbillon musicale. Abbecedario : prima reggae song e prima canzone incisa su disco, nell'85. Il mondo del lavoro e le sue insidie attraverso gli occhi di un rappresentante di cacciaviti in laminato plastico. Nel gustoso finale, Elio e le Storie Tese dicono "Cha chà cha" anzichè "Cha cha chà" (cioè con l'accento sul secondo "cha" invece che sul terzo). Cadavere spaziale: due generazioni a confronto in questo irripetibile duetto. Elio esegue in coppia con Riz Samaritano un brano da questi registrato nello stesso studio - pensate! - trentuno anni prima, nel 1962; fra gli autori, quel Pier Quinto Cariaggi (già marito di Lara Saint Paul) che qui si firma con lo pseudonimo di Finestra. Un tenero "come eravamo" al ritmo del twist. You : sull'"Aria sulla quarta corda" dell'amico Sebastiano Bacchi, la schermaglia femminiella di Elio e Rocco Tanica, nemici - amici nel turbine della passione. Swing di classe per un'atmosfera raccolta. Aü : un momento di garbato vau-deville, firmato dal sempre puntuale chitarrista Cesareo, che racchiude a sua volta un irresistibile tip tap di Elio e Faso. Addolorato : la prima suite. In cinque movimenti (Andante, Allegretto, Inventato, Blues, Allegretto) la saga dello sfortunato ultimogenito (più gio-vane di quindici anni) di dieci fratelli gemelli e stronzi; la caduta e il riscatto. Cavo : il primo slow romantico di Elio e le Storie Tese. Faro : nella notte, un faro. Ocio ocio : l'eterna contrapposizione fra bene e male, notte e giorno, più e meno, positivo e negativo, bianco e nero, sopra e sotto, destra e sinistra, davanti e dietro, prima e dopo, Brother Elio e Brother Punene (l'ottimo Feiez). (Gomito a gomito con l')Aborto : dopo decenni di sterile polemica, finalmente una voce autorevole (levatasi già nell'84, altro che Cassonetto differenziato per il frutto del peccato). Ecco il pensiero di Elio e le Storie Tese a riguardo di uno dei temi più scottanti del nostro tempo: l'aborto, visto però da un'ottica tutta matta. Sorpresa delle sorprese, una seconda voce autorevolissima: Tonino Cripezzi dei Camaleonti. Un brano di rara pertinenza. Né carne né pesce : ancora una suite, questa volta sul tema dei ciabattini in crisi di identità. Sottotitolo, Scarpe! (pronunciato come "Schhh!". Cosi: "Schkarpe!"). Sono felice: prima di due bonus tracks, è la rielaborazione di un brano di Ron, Antonacci e Danè, cantato da Milva a Sanremo '90 e riproposto da Elio e i suoi amici. Il complesso si fa portavoce delle probabili intenzioni originali degli autori, e ne reinterpreta l'opera attraverso un personale omaggio a Gimondi, indimenticato campione. Amico Uligano : seconda di due bonus tracks, è la radiografia di un fenomeno del nostro tempo, l'amico uligano, ma anche la rilettura di una personalità complessa, un'indagine accurata fra le motivazioni che spingono un giovane a dare colpi di spranga ad un altro giovane che indossa una sciarpa diversa. Un brano scomodo. Ho molta paura chiude l'album: in 2'50" un concentrato di testimonianze del passato. Dalla intro di Elio, primo brano in assoluto scritto da Elio, a frammenti de Il sciur Francesco, Settore giovanile targato Travagliato, Mosche, Giorgio lègnami, Manicomio e altre, tutte in registrazioni d'epoca col suo bel fruscio e coi suoi bei protocomponenti del complessino, quivi pubblicamente ringraziati e posti di fronte al giudizio della storia: Cortellino (basso), Zuffellato/Usna Cata (batteria), Chiosco (basso), Cosma (batteria), Scaffale/Piorrea (basso), Glande (armonica a bocca), Ciccio (viola), Grussu (presentatore fantasista).

DOVE SI È MESSO DENTRO: cosa ti escogitano quei sacripanti di Elio e le Storie Tese? Ebbene, di concerto con quella peste della Art Direttrice Capponi Barbara, ti vanno a strutturare il fai da te della copertina; ce ne sono ben cinque diverse, per tutti i gusti e tutte le età (che sono appunto cinque). Per il giovane pettoruto come per la fisioterapista canuta, per il colono impenitente come per la cardiolesa sorniona, ecco la matrioska degli involucri schiudere le sue valve cartacee rivelando un gioioso carosello di invenzioni grafiche. Nella pratica, piegate i foglietti di CD e cassetta come meglio vi garba, e partite con noi a cavallo della fantasia! Fate a gara con i vostri amici! Date un senso alla vostra squallida esistenza! Dài! Forza! Su, dài! Coraggio! Mi raccomando!

IL SINGOLO: primi nel loro segmento, Elio e le Storie Tese hanno dato vita ad un'iniziativa che ha del portentoso: un singolo. Avete sentito bene, un singolo che contiene la bellezza di quattro brani musicali; due sono stati estratti a sorte dall'album omonimo (cioè [Gomito a gomito con l'] Aborto e Noi siamo i giovani con i blue jeans), mentre i rimanenti sono due rare chicchere per intenditori: Rutinario, utilissima nonchè inedita versione spagnola di Nubi di ieri sul nostro domani odierno (brano portante del primo album Elio samaga hukapan kariyana turu del 1989) e In te, smash hit del giovane Nek - rivelazione di Sanremo '93 - qui nella suggestiva versione di Mangoni. Mangoni, già Supergiovane nel penultimo album Italyan, rum casusu cikty di Elio & C., attendeva da tempo il meritato lancio discografico; interprete raffinato e sanguigno, l'architetto milanese coglie qui l'occasione di una verifica artistica di ampio respiro, che lo riconferma ai vertici della schiera degli emergenti al pari di quel Nek cui si ispira dichiaratamente. Un cameo di lusso.

Fortunelle quelle emittenti radiofoniche che riceveranno una versione promozionale del singolo apparentemente più povera (due soli brani, [Gomito a gomito con l'] Aborto e In te) ma in realtà assai più preziosa, trattandosi di tiratura limitatissimissima, con copertina artistica, non soggetta a ristampa.

PROGETTI PER IL FUTURO: Elio e le storie proibite, la prima pay line telefonica veramente hard rock. Sarà l'evento della primavera - estate '94, questo numero caldo che ti metterà in comunicazione diretta con i tuoi idoli. Elio e le Storie Tese ti confideranno le loro fantasie più maliziose ed eccitanti, cullandoti in un'atmosfera di raffinato scalpore. 24 ore su 24 potrai ascoltare la viva voce dei ragazzi dei tuoi sogni con un semplice colpo di telefono. Chiamali... ti stanno aspettando!
È una chiamata internazionale (Canada, Lit. 2540 al minuto più IVA). Non è un telefono erotico. Fornire numeri di telefono falsi è reato.
Salvo trascurabili eccezioni, questo album è prodotto interamente da SKAaÄâÃäARTI: tutto ciò che trovate al suo interno è materiale che gli Elii NON hanno voluto pubblicare nei primi album (quindi si tratta di roba SKIFATA anche dal red-album-pacco di Natale).

La scelta ha diviso l'audience in due categorie ben separate: i "fan storici" e quelli "dell'ultim'ora".
A questi ultimi, che avevano scoperto gli Elii solo grazie ai loro album (o, peggio ancora, li scopriranno tre anni più tardi guardando SanRemo in TV, che di peggio c'è solo scoprirli bocciandoci dentro con la macchina), questo disco è destinato a non piacere... o, almeno, a piacere meno dei precedenti e del successivo.

Dall'altra parte della barricata, c'erano i "fan storici", che avevano passato l'adolescenza ad ascoltare le vecchie cassettine degli Elii, ad urlare il ritornello di "Faro" e ad essere skifati dalla pheega.
Per i fan storici (e nessuno si può definire "fan storico" se non conosceva perfettamente a memoria la maggioranza di questi brani prima della loro pubblicazione su disco) l'album è un piccolo capolavoro, che ha l'unica pecca di aver escluso materiale raro.
Il giorno della pubblicazione, io personalmente ho rimpianto tantissimo l'assenza delle vecchie cover (come "Orrendi nei", "Bidet" e "Tenia"), probabilmente dettata da spese di copyright... e di "The peak of the mountains", ripescata solo tre anni più tardi.

A questo punto, anche solo per capire il titolo "ESCO DAL MIO CORPO E HO MOLTA PAURA", facciamo un bel tuffo nel passato.
C'erano una volta gli Elii che suonavano nei localini, nei cabaret, negli oratori parrocchiali, ed autoproducevano i poster e le locandine da appendere al di fuori delle sale: era un'attività umiliante e faticosa e spesso gravava sulle spalle del maestro Rocco Tanica.
Il buon tastiere, per tirarsi su, comprava riviste porno, ritagliava le facce dei fortunati che SBORRAVANO e li appiccicava in modo maaaskio sui poster, come se fossero i componenti della band.

Non era solo il porno, però, a soddisfare i bisogni culturali del complessino: la rivista più gettonata era "Astra", un giornale di astrologia a cui la gente da casa raccontava i propri sogni. Uno dei titoli, poi diventato tormentone, era proprio "ESCO DAL MIO CORPO E HO MOLTA PAURA"!

Questo ci porta a due paradossi. Il primo è che questo album, che è il più "storico", è invece il primo a non essere uscito su vinile. Una vera contraddizione, anche perché gli Elii affermano di aver realizzato tutte le registrazioni in spregio alla tecnologia moderna, cioè senza usare elettronica, suonando dal vivo in un piccolo locale in cui erano presenti una cinquantina di loro amici e basta. Conosco gente che avrebbe donato un rene per essere stato tra gli invitati... lo donerei anch'io ma non posso: c'è dentro un calcolo.

Il secondo paradosso è che è proprio QUESTO il primo album in cui Christian Meyer viene considerato parte della band. La stragrande maggioranza di quei brani, infatti, è stata composta ed eseguita SENZA un batterista: usavano le basi della tastiera di Tanica. Be', per una volta... meglio così!

E adesso, ricordate quando Tanica ritagliava le facce dei pornoattori che SBORRAVANO e li appiccicava in modo maaaskio sui poster, come se fossero i componenti della band? Bene... nella copertina, hanno fatto la stessa cosa con Christian e l'hanno appiccicato (senza troppa perizia) alle spalle di Elio e Faso, in una vecchia foto di gruppo scattata da GRUSSU nel giardino di casa Tanica.
Purtroppo, non sappiamo se Christian, al momento dello scatto, stesse SBORRANDO. Peccato.
Tuttavia, la moda di appiccicare (male) la faccia di Christian Meyer alle foto di gruppo avrà un seguito... quale? Mettete alla prova la vostra memoria fotografica!

Comunque, nella copertina di quest'album, l'unico che se l'è passata peggio è Feiez: è stato anche lui ritagliato e appiccicato, ma da un'orrenda foto da bambino... le classiche foto d'infanzia che uno vorrebbe dimenticare e non rivedere mai più. Cose che capitano, caro Paolone!

Adesso, ne approfitterei per trascrivere gli anagrammi di "Esco dal mio corpo e ho molta paura" scritti dall'enigmista Stefano Bartezzaghi sul numero 90 di Comix del 20/11/1993:
  • Or Ascolto l'Audio che Pompa Amore
  • Amo l'Homo Erectus di Poca Parola
  • Mormoro Cheto: o, la Dolce Papuasia
  • Acid-cool-pop-a-melò-tamarro-house
Infine, una curiosità: questo è l'unico album di Elio e le Storie Tese privo di errori nel libretto. Come hano fatto? Semplice: non hanno messo i testi.

Ah... se ve lo chiedono: il disco è stato registrato al Regson di Milano dal 3 al 9 ottobre 1993, mentre in Russia facevano il colpo di stato, in Puglia scoprivano l'uomo d'altamura e io seguivo Algebra e Geometria all'università, con Joco e MiOpiO. È sempre bello saperlo.
 ÙNANIMI 

Storico brano di apertura del tour del 1987 (quello di Borgomanero per intenderci!) e riproposto nel corso del tour teatrale del 2000 (se qualcuno ci legge dal futuro: avete presente la prima traccia del dvd "The Lugano Tapes"? Bravi!). Ha due primati: è il primo brano di Elio e le Storie Tese interamente "a cappella" e (se gli Elii non ci hanno preso per il culo) è il primo in cui si sente la voce di Christian Meyer! Evviva!

Nella versione album, l'inizio può ricordare vagamente "Mr Sandman" delle Chordettes, del lontano 1954 (tnx Andrea S).
Ben più interessante però era l'inizio originale del brano: gli Elii a cappella cantavano la réclame dello Spazzolino Mentadent Junior, passandosi davanti alla bocca gli spazzoloni del cesso! Trovate testimonianza video qua (tnx Elviro)!

Il finale, invece, può rievocare le sonorità di Wolfgang Amadeus Mozart.
Per la precisione, "Nò nò nò no no no nò" è quasi identico a "le nozze di Figaro", in un passaggio dell'Aria della Contessa "Porgi amor" all'inizio del II atto, sulle parole "Al mio duolo" (si trova ad 1:29 di questo video, finché non lo levano).
Inoltre, "Non è un'illusione" ricorda una frase del "Quintetto KV 452 per piano e strumenti a fiato in mi bemolle" e, più precisamente, nel 2˚ movimento (Larghetto) di quest'opera, poco dopo l'inizio (è al 21˚ secondo di questo video, se esiste ancora) (tnx Jacopo/Kraus).

Il testo è dubbio: siccome le voci degli Elii sono sovrapposte, è difficile cogliere tutte le parolacce che pronunciano nelle strofe... io ci provo perché per me ogni parolaccia è sacra, ma, se ne sapete da aggiungere... !

E vi ricordo che "sbor" in ceco vuol dire coro (tnx Don Diego, Elia, Fabio e Pietro)!



Siamo Elio e le Storie Tese,
pronunciamo tante parolacce.
Siamo al centro delle vostre attese,
siam gli alfieri dell'impero Sbor
(hah hah hah halalalà).

Siam d'accordo pressoché su tutto,
ma talvolta divergiamo,
per esempio sulle parolacce
ognun dice quella che gli va
(merda, imene, sburra, smegma)

Se son triste suono la chitarra,
gli spaghetti sono alla chitarra.
Alle volte mi sento un po' strano,
per ovviare a questo dico trinco.

Unanimi

No no no no no no no
non è un'illusione.
Sì sì sì sì sì sì sì
siamo qui con voi.





 NOI SIAMO I GIOVANI 

Simpatico brano che si apre all'insegna del '68 e della gioventù, e prosegue con l'orchite. Mah... strana la vita.
Come la più recente Indianata, è un brano di musica "gezz", cioè ha il testo improvvisato. Raramente eseguita dal vivo, la ritroviamo in versione antiBerlusconiana nel Playmobil Tour (1994), occasionalmente in qualche data tra il 1996 e il 1999 ed infine, in epoca recente, nel 2005.
È stato realizzato un video "in studio" di questo brano, con la regia di Alex Orlowski e Alessandra Pescetta, poi pubblicato nella vhs OscarRafone.
La frase "i matusa che han rovinato questo mondo che ci era stato dato da Dio" è un'ovvia citazione dai tormentoni di Celentano, in particolare "Mondo in mi 7a" (tnx Pit).



Il nostro canto ha come titolo:
Siamo i giovani con i Blue Jeans


Noi siamo i giovani
con i blue jeans.
Noi siamo i giovani,
sì sì sì sì.
Noi balliamo il rock'n'roll,
noi balliamo il twist
e non vogliamo andare in guerra.

Noi siamo i giovani
con i blue jeans,
tutti belli stracciati
perché portiamo sempre quelli.
E li porterem per sempre
e puzzeranno un po'
ma noi non ci preoccuperemo!

Perché noi vogliam la libertà,
e siamo preoccupati dalle guerre,
non dai nostri jeans:
noi portiamo sempre quelli.
E serve quasi come un segno
per condannare i matusa
che han rovinato questo mondo
che ci era stato dato da Dio.

Noi siamo i giovani
con i blue jeans,
tutti belli stretti
però larghi in fondo:
così possiamo sburrare
e ci viene l'orchite
e non possiamo far l'amore.

E noi vogliam la libertà!
Sì, noi vogliam la libertà
per l'umanità
non solo per noi stessi
ma anche per gli altri.
Noi vogliamo molta pace,
pace, pace, pace, pace, pace, pace, pa...
non vogliamo più la guerra,
vogliamo fare i nostri comodi,
sì sì sì sì!
Forza dai ragazzi dai unitevi a noi!

L'uomo nasce libero
e senza molte pretese.
Lui vuol solo far l'amore,
basta però che sia per ore e ore.

Noi vogliam la libertà
e ve l'abbiamo detto sempre.
E in coro sempre noi canteremo
la nostra gioventù.





 CATALOGNA 

La prima testimonianza di questo brano è nella cassettina del live al Riverside di Milano, 11/1/1985.
La chiusura ricalca Popeye (Braccio di Ferro).
Ai cori troviamo Mike Francis.



Un attimo di pausa perché... questi pezzi che avevamo scritto quando eravamo giovani, eravamo in grado di farli quand'eravamo giovani, invece adesso abbiamo un po' perso quello smalto diciamo che però ce n'è sempre un po' come sulle unghie delle donne, quelle che non si pitturano bene che resta quello smalto vecchio, siamo un po' così diciamo, come quelle unghie lì.


What's your name? Catalogna.
What's your name? Catalogna.
What's your name? Catalogna.
What's your name? Catalogna.

Cara non so perché
ma quando io ti vedo mi vien da vomitare,
forse sarà perché
tu mangi troppa catalogna, la catalogna.

Catalogna, catalogna cata cata cata cata catalogna.
Catalogna, catalogna e nessun altro tipo di verdura cotta.

Sono andato in un centro di allevamento
di cinghiali in Lunigiana
e ti ho comprato un cinghialino,
l'ho arrostito e l'ho riempito
con un tacchino di terra cotta
ripieno di un piccione
vivo con il verme in bocca,
ho arrostito tutto insieme, te l'ho portato,
oh, non l'hai mangiato,
eri immersa in una vasca di catalogna.
Non si fa così!

Catalogna, catalogna
cata cata cata cata cata cata catalogna.
Catalogna, catalogna
cata cata cata cata cata cata catalogna.

Non puoi mangiare sempre catalogna,
è una dieta costituita da un elemento solo,
non mi puoi far credere che questo sia sufficiente
alla tua corretta crescita, perdi i capelli,
non puoi vivere mangiando solo catalogna,
non mi puoi convincere di questo fatto.

Ehi... ma... no... amore ma...
solo ora invece capisco
che la catalogna effettivamente
ci permette di condurre una vita
psichicamente corretta
e anche sessualmente fantastica!

Sì, ho capito,
infilami la catalogna nel culo,
voglio fare all'amore con te,
infilamela nei capezzoli,
voglio godere tantissimo!

Siamo cresciuti mangiando verdura
voglio morire con te.





 ABBECEDARIO 

Udite udite... questo è il primo brano mai pubblicato da Elio e le Storie Tese: correva l'anno 1985 e correva la compilation di artisti emergenti "Musica Metropolitana"!
Gli Elii emersero così.

Un verso della canzone, "Settimanalmente Ovvero Suino", è una sequenza di parole che non vogliono dire un cazzo, però la ricerca di una logica, per quanto contorta, ha generato tra i fan una lunga serie di deliri che ho raccolto qua. Buona lettura!

Infine, una cosa a cui gli Elii tengono tantissimo è il "cha-CHA-cha" finale: ne fanno quasi una bandiera.
Una possibile assonanza è col "cha-CHA-cha" del brano "Sound Chaser" degli Yes, intorno ai 7:40 (tnx Ayamar).
È anche doveroso citare la spiegazione data nella leggendaria musicassetta allegata a Comix: "Perché questo cha-CHA-cha e non un più comune cha-cha-CHA?" chiedeva Elio.
E Rocco Tanica rispose: "Perché siamo tutti matti!" (tnx Don Diego)

Ai cori, Alex Baroni.


L'unica cosa certa è che il... il tema di questo pezzo è la triste vita di un venditore di cacciaviti in laminati pl, in la-laminato plastico però, cioé.. sono cacciaviti... costruiti con laminato pla... no, no, assolutamente non ho cannato, cioè volevo dire questo, era una merda, però io giuro che volevo dire questo.



A one, a two, a one two three four.
Uieieieié.
Settimanalmente, ovvero suino.

Sono solo sotto la pioggia - pioggia, pioggia -
sono reduce da un meeting di rivenditori
di laminati plastici.
È duro andare di città in città
a vender laminati, senza la macchina.
E il contachilometri che ho nella tibia
mi è testimone.

La mia carriera è stata un fallimento
(non dir così)
Non è tanto la mancanza della macchina
quel che mi handicappa,
quanto la mia incapacità
a trattar con i clienti, sbaglio i verbi,
e poi i laminati che io rappresento
mi fanno cagare.

Vorrei un abbecedario
per imparare a vendere i laminati.
Amico abbecedario - amico abbecedario sì -
compagno di avventure d'infanzia, d'infanzia,
d'infaaaaaaaaaaaaaaaaaa...

Laminati.
Amico abbecedario sì.
D'infanzia.
Chacchàccha.





 CADAVERE SPAZIALE 

Ha inaugurato il filone delle cover *uguali* all'originale perché, anche sforzandosi, sarebbe stato impossibile fare di meglio. Qualche tempo dopo, gli Elii avrebbero fatto il bis con la più famosa In te (il cui singolo sarà diffuso l'anno successivo come lato B di Aborto).

L'originale "Cadavere spaziale" era una chicca anni 60 cantata da un personaggio mitologico chiamato Riz Samaritano, finché non la levano la trovate su youtube. Gli autori del testo si chiamavano DAVVERO Finestra e Trombetta.
La prima testimonianza della versione del complessino risale invece ad una cassettina di un live al teatro Magia di Milano, datata 1987: gli Elii facevano ascoltare la loro esecuzione di Cadavere Spaziale e, subito dopo, l'originale. L'effetto comico era travolgente, perché nessuno pensava che una canzone del genere potesse esistere davvero (ed essere un brano serio).

La versione album è un duetto con Riz Samaritano.
Il riff di basso che Faso porta avanti per quasi tutta la durata della canzone è estremamente simile a quello che Paul McCartney esegue in The Ballad of John and Yoko. Nella versione originale di Riz Samaritano, questa somiglianza appare molto meno evidente... e questo dimostra quanto siano stati abili i Beatles ad ispirarsi a Finestra e Trombetta, visto che il brano di Riz è del '60 circa, mentre la canzone dei Beatles è del '69 (tnx goLon)!



Elio: Noi stiamo per cantare un pezzo che tra le altre cose è stato inciso esattamente trent'anni fa in questo studio.
Con la canzone Cadavere Spaziale di Finestra Trombetta, signori ecco a voi Riz Samaritano!
Riz Samaritano!

Riz: Grazie a tutti, grazie, grazie, grazie, grazie!


L'altra sera al ristorante
ho mangiato molti cibi,
certamente i più pesanti.
Quando a letto sono andato
e nel sonno mio agitato
un cadavere ho sognato,
un cadavere così...

Due pallottole nel cuore,
un coltello nel cervello,
sette chiodi in una mano
conficcati col martello.
Era un essere anormale,
un cadavere spaziale.

Nella bara non ci stava
mentre io ce lo spingevo.
Il cadavere piangeva
e morire non voleva.
Era un essere tremendo,
era assai terrificante.

Il suo sangue luccicante
che bagnava il mio mantello
era un sangue colorante
come quello dell'agnello.
Era un essere infernale,
un cadavere spaziale,
un cadavere spaziale,
un cadavere spaziale.
AAAAAHHH!!!

Due pallottole nel cuore,
un coltello nel cervello,
sette chiodi nella mano
conficcati col martello.
Era un essere anormale,
un cadavere spaziale.

Nella bara non ci stava
mentre io ce lo spingevo.
Il cadavere piangeva
e morire non voleva.
Era un essere tremendo,
era assai terrificante.

Il suo sangue luccicante
che bagnava il mio mantello
era sangue colorante
come quello dell'agnello.
Era un essere infernale,
un cadavere spaziale,
un cadavere spaziale,
un cadavere spaziale.
AAAAAHHH!!!


Elio: È incredibile... Riz Samaritano!!
Riz: Grazie, troppo forti, grazie.






 ZELIG: LA CUNESIÙN DEL PULPACC 

La prima versione di cui abbiamo testimonianza risale alla cassettina del Concerto d'Addio, al Teatro Ciak di Milano, datata 7/1/1989. Da allora, non è quasi mai più stato eseguito dal vivo (personalmente, ricordo solo un paio di occasioni) ed è un peccato, perché si tratta di un omaggio ad un locale, lo Zelig, che ha visto nascere gli Elii come artisti e come corpi.

Infatti, quello che Elio dice nell'intro non è una supercazzola, ma la pura verità: "Zelig" era DAVVERO stato ideato come sigla di apertura e chiusura degli spettacoli, in competizione con quella di Bruno Lauzi! Di cui abbiamo una diapositiva:

Vieni allo Zelig se vuoi far festa, dimenticare i guai!
Perché se vieni allo Zelig fuori di testa tu ti ritroverai!
Se cerchi quel non so che, è questo il tuo cabaret!
Vieni allo Zelig e ti divertirai!

Chiaramente non c'era gara.

Però non vi sembra che gli Elii l'abbiano suonata in modo un po' strano?
E ti credo: Rocco Tanica alla chitarra acustica, Cesareo al flauto traverso, Faso al sassofono contralto... e, per non far torto a nessuno, Elione si dimentica le parole. Va già bene che non è esploso lo Zelig...
Chissà perché hanno preferito Bruno Lauzi... mah.

Comunque, è sempre un piacere sentire Elione parlare il milanese con la stessa disinvoltura con la quale parla l'inglese!
Ogni tanto, qualcuno di voi mi manda le "correzioni" del milanese di Elio, ma io preferisco mantenere la trascrizione fedele all'originale... anche se è piena di strafalcioni!

Curiosità: il sottotitolo "la cunesiùn del pulpacc" (ovvero la connessione del polpaccio) è in realtà una dedica al signor Zelig, al secolo Giancarlo Bozzo, anche noto come "Billo", "Connessione" o "Polpaccio" per una parte del corpo dalle dimensioni esagerate su cui però sorvoliamo.

I cori (es: "la vitacciaaaa") sono tipici della canzone popolare milanese. Ne potete sentire un chiaro esempio in "Lassa pur che 'l mund el disa" di Giovanni D'anzi (tnx Mapo_Sae).
Tuttavia, a dimostrare che la canzone popolare non ha confini, potete trovare melodie molto simili anche nella tradizione romana... per esempio in Semo gente de Borgata dei Vianella (tnx Vito).

Curiosità: "Israele che spacca le braccia" si riferisce ad un fatto di cronaca degli anni 80: alcuni soldati dell'esercito israeliano avevano beccato un ragazzino palestinese che tirava sassi e, per spiegargli che era un gioco pericoloso e che ci si poteva fare male, gli avevano spaccato le braccia a pietrate.

Infine, il verso in cui "i fenocc se slarghen el cuu" (cioè i finocchi che si allargano il culo) potrebbe essere un romantico tributo alla canzone tradizionale milanese "Se g'han de dì", in cui si racconta di varie persone, dal barbiere al panettiere, che alla mattina, appena alzati, si ficcano qualcosa su per il sedere... ed è via via sempre più grosso... strofa dopo strofa... fino al gran finale dell'americano che si ficca i suoi missili nel culo (tnx Pietro).



Yeah, adesso c'è una canzone veramente forte. Niente è una canzone in milanese che abbiamo scritto noi un... quanti anni fa tipo? Un cinquanta ... mila, cinquantamila anni fa abbiamo scritto noi come sigla dello Zelig di viale Monza in gara con Bruno Lauzi e hanno fatto vincere lui, e non ci hanno preso questa nostra invece splendida zigla, zigla... per lo Selig che andava a pescare proprio nella tradizione milanese quella più pura, immaginatevi quella pura, quella più pura ancora, noi pescavamo lì! Oh sono arrivati dei rompicoglioni e ci hanno portato via tutto.
Vai! Andiamo allora con la sigla dello Zelig quando abbiamo voglia noi perché stiamo incidendo...

"Manca... manca il pazzo, il pazzo!"
"Va be', lo tengo su così..."
"No..."
"No, no, no, no, lo tengo su, sono capace..."
"Sì va bene..."
"OK..."
"Cazzo dici?"
"Aspetta!"


Vùn, du, tri

A.

Questa sera sun proppi trist,
Voeuri far trii pass a peed,
voeuri andar in quell bell logal,
dov se rid e se sta minga mal.

Coesa riden le sa la Madonna,
coen quei prezz che gh'hann de pagà!
Mì me sembren vuna massa de pirla,
'dree a applaudì, vun alter pirla.

E intant sfratten la povera gent che la fa la vitascia!
(la vitascia!)
E alla tele si vede Israele che spaca le braccia!
(spaca le braccia!)

E i drogaa che se fann i puntur...
(sic sic!)
E i fenocc che se slarghen el cuu...
(prot prot!)
Ciappen l'AIDS, venn chì denter al Zelig,
e ghe 'l tacchen a tucc!
Là la là, là la la la là.
Là la là, la là la la là.

Martesana, Martesana prosugada,
(prosügada!)
mi me sem... mi am mer-meravigl perché veu ogni tant
te toeuglien l'aqua
(te toeuglien l'aqua!)

Quand seri giovin ghe fasevi el bagn
(el bagn!)
Indess che son vegg che foo pù on cazz
(vun cass!)

Ma perché non prossughen el Zelig,
e non fanno un monumento a Elio e le Storie Tese?
Là la là, là la la la là.
Là la là, la là la la là.







 LA SAGA DI ADDOLORATO 

La prima testimonianza di questo brano è nella cassettina del live al Riverside di Milano, 11/1/1985.
Anche questo è un brano "gezz", cioè il testo è improvvisato (indimenticabile la "Rodomonti edition" del '98 al teatro lirico di Milano, in cui, da un certo punto in poi, Elio riusciva a far ridere qualunque cosa dicesse, persino "erre"... sono esperienze che andrebbero conservate ed inserite in ogni corso di comicità del mondo).
Filo conduttore di ogni versione sono le dolorose vicende familiari del giovane Addolorato, ultimo di tantissimi figli, triste perché tutti gli altri sono miliardari mantenuti dai genitori mentre lui è povero, emarginato e preso a mazzate. Alla fine, però, Addolorato sarà l'unico a "copulare"... e gli altri fappano.

In questa versione, Addolorato fonda anche i Joy Division... non male.

Il "tristissimo blues" è un sentito omaggio a "Steamroller" di James Taylor.
Tromba e arrangiamento fiati del bibaiolo Demo Morselli.



Andiamo avanti con il nostro pezzo forte, diciamo con il vero mattone di questa sera, ed è un pezzo che parla di un giovane, della tristissima vita di un giovane, chiamato Addolorato, che però è addolorato proprio, diciamo, perché...
diciamo "homo homini lupus" ecco... tanto per intenderci.
Addolorato che è l'ultimo figlio di una serie di dieci figli avuti da due coniugi, chiamiamoli X, due coniugi X...
- È una storia vera?! -
Sì sì è un fatto vero, stiamo incidendo un disco e tu m'interrompi mentre io spiego? Che poveretto...
E questi coniugi X c'hanno dieci figli di cui uno è questo Addolorato poveretto e gli altri nove sono nove gemelli che hanno vent'anni in più di Addolorato e, pensate, non vi ho ancora detto la parte più comica, che si chiamano Cino, Dino, Gino, Lino, Mino, Nino, Pino, Rino e Tino, pensate... risate veramente grasse qui su questo palco...
E niente, quindi lui si trova a vivere insieme a questi nove mostri che lo martellano tutto il giorno di scherzi, botte, liquidi anche organici, glieli buttano addosso tutto il giorno; questo qui poveretto è tutto umido ed è tristissimo.
Il titolo di questo brano quindi è La Saga di Addolorato.


Recentemente
mi sono trovato a ripensare
ad una curiosa vicenda
che il mio animo sensibile
non mancò d'impressionare.

In un periodo in cui le discussioni
ruotano principalmente intorno a tante cose
ma comunque principalmente quasi esclusivamente
intorno all'annoso problema del controllo delle nascite
e le pubblicità fanno la loro parte,
e chi ha orecchie da intendere intenda
e gli altri chissà.

Io conobbi coloro i quali poi
di questa mia canzone divennero gli eroi,
dieci fratelli, nove facean combutta,
uno era emarginato, si chiamava Addolorato.

E allora Cino con Dino e Gino,
con Lino, Mino, Nino, Pino, Rino e Tino
si divertono un casino
a metterlo in culo a Addolorato
perché sono dei bastardi.
E se mangian del gelato
non ne danno a Addolorato,
e se per caso fuori piove
non lo lasciano rientrare,
Addolorato,
è addolorato di nome e di fatto.

Insomma, questo povero Addolorato vive una vita tristissima, infernale quasi.
Lui abita all'interno della casa dei coniugi X, diciamo che ci sono delle camere grandissime, come dei mini appartamenti: uno per ognuno degli altri nove figli.
C'è un mini appartamento con la lettera C sulla porta, e quello lì sarà il miniappartamento di Cino.
Su un'altra porta invece c'è la lettera D, quello lì sarà il miniappartamento di Dino.
"Mini" poi: son delle robe enormi, tipo dei quattordicinali, cioè 140 metri quadri per ogni... per ogni miniappartamento, ma non ci interessa: andiamo invece nella povera casa di Addolorato.
Addolorato abita in un terrapieno sotto questa casa qui, sessanta metri sotto, c'è una cameretta grande, diciamo, mezzo metro quadro, così, dove lui è dentro, al buio, con una porta che non si apre perché è nel terrapieno.
Gli hanno fatto no... gliel'hanno fatta 'sta... 'sta porta qui ma è una finta, tanto per dargli quell'impressione lì, no? "C'hai anche una porta, cosa rompi le balle?".
E lui poveretto, abita qui, ed è collegato a tutto il mondo esterno come da un cordone ombelicale, proprio vero, hanno preso quello di un... di un... di un elefante: che è lungo 60 metri e largo così e gliel'hanno collegato al tetto di questa cameretta.
E con dei metodi empirici gli fanno arrivare tutto, solo che glielo fanno arrivare tutto sciolto, tutto... tipo che gli mandano giù un cornetto, un cono, dall'alto, glielo infilano dentro 'sto cordone ombelicale dell'elefante e si blocca lì, non arriva un cazzo.
Insomma diciamo che l'unica cosa che riesce a arrivargli giù sono solo liquidi.
Gli buttan giù dell'acqua, della coca cola. Arriva giù tutto mischiato al sangue dell'elefante perché... c'è in mezzo c'è... quello schifo lì, no, poi insomma 'sto cordone ombelicale gliel'han messo su qualche mese fa, adesso puzza un po', insomma, si sta...
Vabbé, comunque lui, lui non ha mai detto niente, si accontenta, vive, a lui basta quello che gli danno, non ha mai chiesto niente, non ha mai chiesto nulla... certo, lui cova un po', ma è che lui è proprio molto, molto triste, lui ha pitturato tutta questa cameretta qui con del colore grigio. Non... non lo vede perché è completamente buio dentro lì, ma a lui basta pensare che i muri della cameretta siano tutti grigi per esser triste, e questa qui è la condizione che lui preferisce fra tutte quante perché all'interno di questo stato d'animo riesce a concepire delle poesie bellissime che ha scritto tutte, nella sua mente però, perché è un povero illuso, è un incapace e non sa fare un cazzo!
Oh, un bel giorno è talmente triste che dice: "Sono costretto a prorompere in un tristissimo blues"
E lui pensa di prorompere in un tristissimo blues, ma in realtà non fa un cazzo.


Demotivato, si...
in alcuni momenti della mia vita
io mi sento veramente
molto, molto, molto (x118)
demotivato.
E mi sento anche
molto, molto, molto (x415)
depresso.

E del resto sarà capitato anche a voi
di trovarvi in una cameretta in un terrapieno
a 60 metri di profondità
e di sentirvi demotivati e depressi.

Qui nel mio letto verticale,
contenuto nella mia cameretta pitturata di grigio.
È il colore che io preferisco, ma soffro,
perché non me lo lasciano neanche vedere:
non mi hanno dato neanche una lampadina
per illuminare questa misera cameretta
che io ho cercato di arredare alla cieca
basandomi su un solo senso: l'olfatto.
È stato difficilissimo ma io ce l'ho fatta.

Un giorno accenderanno una lampadina e si accorgeranno,
tutto il mondo si accorgerà di quello
che io sono capace di fare in questa cameretta.

Terza parte nella quale Addolorato tenta il suicidio, non ce la fa, però fonda i Joy Division.


E mentre Cino, con Dino e Gino,
con Lino, Mino, Nino, Pino, Rino e Tino
si divertono un casino
a giocare a un due tre stella
emarginando Addolorato,
lui tranquillo va a baciare
delle ragazze al lungomare
e, quando tornano dal mare
e le somme vanno a tirare,
Addolorato
è stato quello che ha copulato.
E, se vediamo la morale
dopo tutto questo baciare,
Addolorato
non si sente più addolorato.
E gli altri nove si masturbano.





 CAVO 

La prima testimonianza di questo brano è nella cassettina del live al Riverside di Milano, 11/1/1985.
Da allora, è stata eseguita pochissime volte dal vivo ed è un peccato, perché è una tenera storia d'amore che, sì ok, finisce male, ma... la colpa è solo delle disfunzioni di un "cavo", che non fa il suo dovere! Ne approfitto per salutare Freud.

La canzone potrebbe essere ispirata a "Corde della mia chitarra" di Claudio Villa.
Il tema iniziale di chitarra è "Yuppi Du" di Adriano Celentano, abbassata di un tono (tnx Carotide).
La melodia dei primi versi, invece, richiama "Anima mia" dei Cugini di Campagna: "Andava a piedi nudi per la strada, mi vide e come un'ombra mi seguì" (tnx Asilorepublic).

Uri Geller è un presunto "mago" israeliano che sosteneva, tra le altre cose, di poter impressionare le pellicole delle macchine fotografiche con la sola forza del pensiero. In Italia, era diventato famoso grazie a Piero Angela che lo prendeva per il culo. Almeno sapesse riparare i cavi dissaldati...

All'inizio della seconda strofa, "la nostra relazione è terminata" è una citazione evidente di "La nostra relazione" di Vasco Rossi, ma il giro di basso che ci sta sotto è molto più simile a "Cuore matto" di Little Tony (tnx Asilorepublic).
"Io che una notte, mi ricordo, ti telefonai e tu mi dicesti 'ma tu mi ami?' e a quel punto ci fu un avviso di chiamata" è una chiara citazione del famoso spot della Sip (per le minorenni: "SIP" è il vecchio nome della Telecom... ma, se veramente volete citarne uno veeeekkio, dite "STIPEL").
L'assolo finale è quasi identico a quello di "Albachiara" di Vasco Rossi.
L'ultimo verso ("non...dis...sal...") potrebbe essere un omaggio a "La fisarmonica" ("la...fi...sar...") di Gianni Morandi. La stessa citazione ricorre anche più avanti, in "Faro" ("ri...cor...do...") (tnx Don Diego).
Il chitarrista acustico è il largo factotum Feiez.



Questo qui è un altro pezzo nostro, sempre col testo inventato, che parla però... che ha come tema questo... molto bello... di uno che ama una, no?
Allora lui cerca di farsi amare anche da questa tipa attraverso delle serenate accompagnandosi con una chitarra elettrica.
Solo che usa sempre un unico cavo che gli hanno saldato male, quindi quando lui suona si sente quell'effetto: "Ehi ciao come sta.." "...ialo" eccetera diciamo ades...
Quindi già lei non lo caga proprio diciamo, in più lui arriva e fa il pagliaccio con questa roba qui allora lei lo... lo odia.
Niente, questo brano qui è intitolato Cavo della mia chitarra, basato su un fatto vero.


Ricordo una mattina andando a scuola,
ti vidi e rimasi abbacinato
se non per meglio dire fulminato
e poscia mi mancatte la parola.

La tua bellezza schietta e disinvolta,
Amalia, io giammai non scorderò
e tosto una canzone intonerò
se il cavo non mi frega anche stavolta.

Oh cavo, cavo cavo, cavo cavo,
non dissaldarti, non dissaldarti.
Son bravo, sono bravo, sono come Uri Geller,
ma vado in merda se mi si dissalda il cavo.

La nostra relazione è terminata
ma ancor col tuo ricordo mi tormenti.
Io credo di aver perso i sentimenti
e nonostante che fra noi due
l'intesa non sia mai stata così esagerata,
c'era un'intesina diciamo...
Io che una notte, mi ricordo, ti telefonai
e tu mi dicesti "ma tu mi ami?"
e a quel punto ci fu un avviso di chiamata
e già in quell' occasione
avevo avuto dei sospetti sulla tua persona,
non tanto sulla tua integrità morale,
quanto su quella fisica,
nonostante questo io ho sempre cercato
e ancora adesso cerco di intonare questa serenata.

Oh cavo, cavo cavo, cavo cavo,
non dissaldarti, no, non dissaldarti.
Son bravo, sono bravo, diciamolo, sono bravo,
ma vado in merda se mi si dissalda il cavo.

Oh cavo, ti prego, non lasciarmi anche stavolta,
aiutami almeno tu: non dissaldarti.





 LA DITTA 

Il sottotitolo dell'album recita "GLI INEDITI 1979-1986", ma non siamo riusciti a trovare testimonianze di questo brano precedenti al 1989, e per la precisione alla cassettina del live in Alessandria del 30/9/1989, in cui gli Elii si firmavano "MARTESANA JAZZ SEX-TET" (mi raccomando il trattino), e risuonavano tutti i loro brani in chiave jazz.
Grazie alla sua vocazione prettamente ecologica, nel 2000 sarà inserito in una compilation chiamata "Canzoni per l'ambiente".

Il brano in realtà si presta a più chiavi di lettura, tra cui:
  • cani = uomini
  • puttane = donne
  • la ditta = la casa discografica
  • il cibo = la merda = la musica
  • tecniche strane = l'incisione, la masterizzazione e la distribuzione del disco
  • "cui lesto il culo pulisco con un materiale che io stabilisco" si può riferire al compenso stabilito e ricevuto dal musicista, che il più delle volte non ha utilità maggiore della carta da culo
(tnx Omar... i deliri come questi li adoro!)

Musicisti ospiti: Demo Morselli (tromba), Herman ovvero Daniele Comoglio (sassofono contralto), ed Airman ovvero Davide Ghidoni (tromba), Letizia Hermann (sassofono contralto), arrangiamento fiati di Faso.

"Entra in scena una ditta" è una probabile autocitazione dal brano "Carro", composto l'anno prima... oppure entrambe si ispirano a qualcosa che noi non conosciamo! (tnx Pietro)



Mangio merda di cane
frammista alla merda di alcune puttane,
cui lesto il culo pulisco
con un materiale che io stabilisco.
Vedo già Faso con Rocco
che della mia merda divorano un tocco,
sento Cesareo che suona
evidentemente la merda era buona.

Entra ora in scena una ditta
che acquista la merda dal gruppo prodotta,
quindi, con tecniche strane,
ne fabbrica cibo per cani e puttane.
Cani e puttane voraci
divoran la merda con bocche capaci.
Ora la strada è diritta,
evviva la merda, evviva la ditta.
Ora la strada è diritta,
mangiamo la merda e brindiamo alla ditta.

Yeah!





 OCIO OCIO 

Gran bel pezzo punk-rock mischiato ad intermezzi reggae.
La prima testimonianza di questo brano è nella cassettina del live al Riverside di Milano, 11/1/1985.
Qui è pubblicato con un testo rinnovato, il nemico però è quello di sempre, ovvero il perfido e lussurioso Brother Punene!

Il riff di ocio ocio ricorda vagamente il riff di Burn dei Deep Purple.
Lo stesso riff è anche identico sputato uguale ai primi secondi di You're Crazy dei Guns N' Roses, accelerata del 106% (circa un semitono)... che però è del 1987. A voi trarre le conclusioni! (tnx Giorgio M)

Il "ricco Epulone" è una citazione del Vangelo secondo Luca (16,19-31).
Il "Pussa via!" di "Ma smettila, Brother Pulene, pussa via!" potrebbe essere un omaggio al cinema di Alberto Sordi: è un intercalare tipico dei suoi personaggi.
Invece, il verso "Ahahahahahahaha, sì sì, oggi godi, ma un domani soffrirai!" è probabilmente una citazione del musical My fair lady, e più precisamente della canzone "Mr higgins" (tnx Marco P. e Strason).

Per l'occasione Feiez suona la pianola reggae, Elio il flauto... ma quando Elio canta "Devi fare molta attenzione" si sente anche il flauto.
E quindi? Quando dicevano che non c'erano sovraincisioni ci scherzavano? Probabilmente sì. (tnx Don Diego)



Elio: il titolo di questo brano è "Ocio Ocio" che in italiano vuol dire "Attenzione Attenzione".
Pubblico: WOW!
Elio: E ve lo cantano gli Elio e le Storie Tese.
Pubblico: BUUUUUH!


Siamo tutti amici, ci vogliamo bene,
ci scambiamo di nascosto le figurine,
ma dobbiamo fare molta attenzione
ad un buontempone, ocio, ocio, ocio, ocio.

È una riedizione del ricco Epulone,
è conosciuto perché mostra a tutti quanti il pene.
Seguite i suoi consigli e non raggiungerete
l'età della pensione, ocio!

Yeah c'mon everyone,
on the left and on the right, yahoooowow!

Io sono Brother Elio, sono un bacchettone,
sono l'avversario di Brother Punene,
io vi metto in guardia da quel lussurioso,
è la mia missione, ocio ocio ocio ocio.

Far l'amore è bello, ma è litigarello
ed è un po' come la cruna con il cammello
e se ascoltate quello, cioé Brother Punene,
il cammello muore.

You, don't listen to Brother Elio,
listen to me Brother Pulene, yo.
Godete, don't worry of the cammello.
Brothers and sisters all over the mondo.

Ma smettila, Brother Pulene,
pussa via!

Devi fare molta attenzione,
Brother Pulene!

Ahahahahahahaha, sì sì,
oggi godi, ma un domani soffrirai!

Sì, dai ragazzi forza,
tutti assieme cantiamo:

Ocio Ocio
Ocio Ocio
Ocio Ocio
Ocio Ocio
Attenzione Attenzione
Attenzione Attenzione
Fate come me, fate come me,
non ascoltate Brother Pulene.





 YOU 

La prima testimonianza di questo brano è nella cassettina del live al Riverside di Milano, 11/1/1985.
Protagonista è l'amore tra Elio ed il buon tastierista Rocco, anni prima di "Cara ti amo"!

Il brano è stato eseguito poche volte dal vivo, ma ci tengo a ricordare la PEGGIORE: è il concerto alla festa FIGC dell'estate dell'86, Rocco Tanica era in tour con i Righeira e così Elio DUETTAVA CON LA SUA VOCE IN PLAYBACK. Sono cose che fanno male alla musica.

La base, ovvero "Aria sulla quarta corda", è stata appositamente scritta per Elio e le Storie Tese da un certo "Bacchi", alias J.Sebastian Bach, compositore nato nel 1685 a Eisenach (Thuringia)... si dice che un tempo fosse molto famoso.
Per gentile concessione del complessino, la stessa base compare anche come sigla del programma televisivo "Quark" di Piero Angela.

"All the girls I loved before" è una citazione dall'omonima di Willie Nelson & Julio Iglesias.



Grazie, adesso noi andiamo avanti con una ballata tenerissima, veramente dolcissima sempre con testo... testo nostro inventato.
Per la musica invece ci siam fatti aiutare da un nostro amico, Bacchi, si chiama, è un nostro amico.
E questo brano parla di una tenerissima storia che era nata inizialmente proprio nell'83/84 fra me e il tastierista e cantante Rocco Tanica, perché inizialmente lui credeva che io fossi gay, io credevo che lui fosse gay, in realtà non eravamo gay però per far credere all'altro che eravamo gay ci siam messi insieme per un giorno, non è que... va be'... e in questo giorno, e in quest'ult... quest'unico giorno in cui siamo stati assieme abbiamo composto questa ballata veramente tenerissima nella quale io dico a lui "Ti amo!" e lui mi dice "Ti amo!".


You
are the best friend
of my life, Rocco.

I
had enough - he's had enough -
of all the girls we loved before
- all the girls we fucked before -
and I could never let you go
- no, no -
step by step,
in the darkness of the sea
with many monsters inside

Tu
sei la luce del mio cuor, amor.
Tu,
- solo tu, sempre tu -
sai darmi quella marcia in più,
- marcia in più, marcia in più -
che mi riduce ad un pilota
- sì, sì -
a un conduttore di vetture dell'amore,
dell'amo-o-ore.

Tu sei il pianista per me.

E tu
il cantante ideale
per la mia musica.

Sei tu che sai trovar
le note che si addicono al mio pensare.
Tanica d'amor,
tu contieni davver le melodie purissime.

Elio,
- sì, sì -
mio signore
- tu vuoi dirmi qualche cosa? -
e fondatore
- questo è vero -
del gruppo omonimo
- aha, aha -

Ciò che tu mi dici è ver
ma non mi scorderò di quel
ragazzo che cantò
su un palcoscenico di propoli
quel motivetto che fa dire a tutti "AÜ".





 AÜ 

Secondo alcuni è la trascrizione onomatopeica di un suono emesso dalle corde del Civas, secondo il saggio Fabredolo è la citazione di di John Lennon, secondo altri è un'invettiva contro Au claire de la lune, l'ODIOSA canzone popolare francese che un po' tutti siamo stati obbligati ad imparare alle medie... ma poco importa: all'epoca della pubblicazione,  AÜ  era la canzone italiana col nome più - scusate la parola - corto.
È un record che, a tutt'oggi, in tutto il mondo, pochissimi hanno battuto. Ricordiamo:
  • Foetus, con "!" (1985)
  • Aphex Twin, con "i" (1992)
  • Ligabue, con "E" (1999)
  • System of a down, con "X" (2001)
Insomma, basta aspettare e finiremo l'alfabeto.
La domanda però resta ed è... perché? Perché questa celebrazione del CORTO?
Non lo so... comunque questa canzone è un tributo a "Mandingo, il segreto dei pornostar".

Non mi dilungo a spiegarvi che cos'è Mandingo, perché la réclame pubblicità "ufficiale" l'avete sicuramente vista un po' tutti: andava in onda sulle reti private, tra un pornazzo e l'altro, nelle calde notti dei primi anni 90. Per chi all'epoca non possedeva un televisore, diciamo che si trattava di un prodotto afrodisiaco... insomma, un antenato del Viagra.
La colonna sonora degli Elii, naturalmente, è molto meglio dell'originale. Nel tour del 1994, AÜ dava luogo ad un ghiotto siparietto in cui due sfigati venivano presi dal pubblico e costetti a ballare il tip tap.
Nel disco fanno la stessa cosa Elio e Faso, mentre il basso è suonato da Paolone Feiez.
Nelle ultime date del tour, e poi a Cordialmente, il successore di "Mandingo", sarà "Luigi, il tonico di chi ama".

Chitarrista basso: largo factotum Feiez



Aü aü aü aü... (x328)

Sai qual è il segreto per me?
Non sarà mica il segreto dei pornostar?
È proprio Mandingo, il segreto dei pornostar!





 FARO 

La prima testimonianza di questo brano è nella cassettina del live al Riverside di Milano, 11/1/1985.
È una delle mie canzoni preferite, si respira rara poesia in ogni verso, fin dalla prima strofa, che è un'ode all'errore: "La neve di maggio" (quando non c'è neve, a meno che non abitiate sul Giassòn, in cima allo Hvannadalshnjúkur o sulla Franz Josef Glacier Walk, in Nuova Zelanda), "rimbalzava superba" (e, se la neve rimbalza, è successo qualcosa al pianeta... oppure alla droga!), "mentre io ramingo giostravo sul PRATO" (sublime "rima mancata" con "erba").

A livello di contenuti culturali, comunque, sembra chiaro l'omaggio a due pietre miliari dello stesso filone. La prima è Adius di Ciampi, il cui ritornello ha spesso aperto i concerti degli anni zero (tnx Jacopo).
La seconda, rievocata in modo chiaro dal sax, è di Daniele Pace e si chiama, pensate un po', Vaffanculo (tnx Anovex).
Il motivo delle strofe, invece, è una chiara citazione di Autumn Leaves di Nat King Cole (tnx Rixus).
Il finale non esisteva nella versione originale degli anni 80, ma è stato aggiunto solo nell'album... probabilmente per dare un senso al titolo "Faro"!
Se cercate una bella versione live, consiglio il Magia 1986.


...è intitolata Faro. Grazie.
Diciamo che è un pezzo del 1984, 83/84 suppergiù... suppergiù di quando abbiamo fatto Mosche, pressappoco.
I nostri pezzi iniziano tutti così... non so se avete capito, quelli vecchi.


La neve di Maggio rimbalzava superba,
mentre io ramingo giostravo sul prato.
Ricordo bene quando ti dissi
con grande calma, come Giucas Casella.

Ma vaffanculo
Ma vaffanculo
Ma vaffanculo
Ma vaffanculo

Ma vaffanculo, cu cu cu cu cu cu cu culo
Ma vaffanculo, cu cu cu cu cu cu cu culo
Ma vaffanculo

Guardare la tele
é una morte anticipata.
Dietro consiglio di un faggio
questa sentenza io ti ho svelata.

Ma vaffanculo
Ma vaffanculo
Ma vaffanculo
Ma vaffanculo
Ma vaffanculo, cu cu cu cu cu cu cu culo
Ma vaffanculo, cu cu cu cu cu cu cu culo
Ma vaffanculo
Ma vaffanculo, cu cu cu cu cu cu cu culo
Ma vaffanculo, cu cu cu cu cu cu cu culo
Ma vaffanculo

Io mi ricordo qualche anno fa,
siamo andati sulla punta, su quel faro,
io e te insieme ai gabbiani facevamo l'amore.
Sì, sì, sì, sì,
sul faro.





 (GOMITO A GOMITO CON L') ABORTO 

Se i poeti, da sempre, hanno passato la vita a celebrare l'amore (vedi fenomeni come il "Dolce Stil Novo" o il "Festival di SanRemo"), gli Elii hanno deciso di andare oltre: loro celebrano l'ABORTO.
Insomma, precorrono i tempi.

Il brano non è tratto dal repertorio "storico" del complessino, ma è di composizione più recente... anche perché tra gli autori c'è Feiez (tnx Pietro). È duettata con Tonino Cripezzi dei Camaleonti, mentre la tromba e l'arrangiamento dei fiati sono di Demo Morselli.

"Obiettori e referendum che follia" è un chiaro riferimento alle consultazioni popolari dell'81 (che, attenzione, erano ANTI-abortiste, cioè volevano abrogare la legge che legalizzava l'aborto... e sono fallite).
"Prendi tutte quelle stelle brillarelle che c'hai tu" è una palese citazione da "Roma nun fa' la stupida stasera", così come "Fontanone, cupolone, solo tu" cita "Roma capoccia" (in cui però il "fontanone" e il "cupolone" non assumevano secondi significati).
Infine, la frase "Il più fico aborto" probabilmente riprende "Il più fico amico è chi resisterà" di Renato Fiacchini, in arte Zero ("Amico", 1980 - tnx Don Diego).

È stato realizzato un video "in studio" di questo brano, con la regia di Alex Orlowski e Alessandra Pescetta, poi pubblicato nella vhs OscarRafone.



Grazie, adesso c'è un altro pezzo veramente forte, è un brano che lui ha ascoltato già, infatti è un pezzo che parla dell'aborto, ma dell'aborto non quello lì diciamo brutto, quello vero, dell'aborto visto come un'entità astratta.
Cioè immaginatevi con uno... con uno sforzo che esista, perché c'è poi, un aborto, un'entità no? Come fosse un amico.
Oppure come se fosse un... non un Dio ma come se fosse un... un ideale... l'aborto.
Immaginatevelo.
E questo nostro pezzo parla infatti della nostra vita gomito a gomito con l'aborto, e il titolo di questo brano è proprio Gomito a Gomito con l'Aborto, pensate!


Gli ombrelloni ripiegati e le sdraie,
un'altra estate che se ne va
e io qui che mi ritrovo da solo
a pensare all'aborto.

Aborto, aborto smaliziato dove vai?
Aborto, aborto travisato tu che fai?
Aborto, aborto sai di stupida ironia,
ma l'aborto sa anche farti compagnia.

Gomito a gomito con l'aborto
mi son trovato a volte io.
In questi tempi pieni di aborto
ci si riduce a sgominare l'aborto.

Ma se l'aborto avesse un briciolo
della tua ingenuità
saprei trovare le parole
per ridere con te, io e te
uniti nell'aborto.

Aborto, aborto batti un colpo se ci sei.
Aborto, aborto, come andiamo, è tutto occhei?
Obiettori e referendum che follia.
Ma in aborto vince la tua fantasia.

Dannata polemica sull'aborto,
cosa vuoi saperne tu
dei problemi dell'aborto,
delle problematiche dell'aborto.

Ma se l'aborto avesse un briciolo
dell'innocenza mia
a raccontargli i miei segreti
e me lo inculerei
io e il mio amico aborto.

Aborto, aborto sentimento e ipocrisia.
Aborto, aborto so che vuoi portarmi via.
Prendi tutte quelle stelle
brillarelle che c'hai tu.
Fontanone, cupolone, solo tu.

Aborto aborto.
Aborto, il più fico, aborto!
Sì! Aborto, ah ah ah ah ah ah ah! Aborto!
E in aborto questa volta hai vinto tu.





 NÉ CARNE NÉ PESCE 

La prima testimonianza di questo brano è nella cassettina del live al Riverside di Milano, 11/1/1985.
Nei vecchi concerti al Magia, Elio amava introdurlo come "il più brutto brano che sia stato fatto mai, fino al 1986 e probabilmente anche dopo!"
La storia l'avrebbe clamorosamente smentito.

Anche questo brano è di genere "gezz", cioè il testo viene improvvisato ad ogni esecuzione dal vivo.
Il titolo "Nè carne nè pesce" è una probabile citazione di "Squonk" dei Genesis: "not flesh, not fish, not bane" (tnx Giuppi1996).
Il sottotitolo "Scharpe" nasce, naturalmente, per contrazione: "Pesc carn! Peshcar! Peshcarpeshcarpe!" (tnx Don Diego)
Invece, il "Tracu! Tracu! Tracu!" potrebbe essere una citazione dello "Sgrattu! Sgrattu! Sgrattu!" di "Prova" dei Gatti di Vicolo Miracoli... o almeno ci piace pensarlo (tnx MeemmoW)!

Nei live degli anni '80, il brano si concludeva con un quiz: gli Elii pronunciavano una frase a testa, contemporaneamente (come "Ùnanimi"), e gli spettatori dovevano indovinarla. Il montepremi era "cento carte della nostra paga", che non era male... solo che non ho MAI trovato un vincitore, in NESSUNA cassettina.

Nei live degli anni '90, la performance vocale di Paolone che, come nell'album, citava "So Lonely" dei Police, era assolutamente straordinaria... se vi capita, ascoltatela (tnx Duccio/Shake7).

"Nè carne nè pesce" è forse l'UNICO di tutto l'album ad essere eseguito frequentemente anche ai giorni nostri: è una fortuna, perché i testi improvvisati sono quasi sempre notevoli. Tra le versioni recenti più assurde, ricordo il "Né Carpe né Pesche" di San Giovanni Persiceto, 4/7/2004.

Elio suona il flauto, tromba e arrangiamento fiati di Demo Morselli.



Il titolo di questo brano è Né Carne Né Pesce, sottotitolo Shcarpe! Grazie!


Carne! Pesce!
Carne! Tracu!
Pesce! Tracutracu!
Carne! Pesce!
Carne! Tracu! Pesce!
Carne! Pesce! Carne! Pesce!
Carne! Peshcar! Peshcar! Peshcar! Pesh!

U, I U, I U, I U
U, I U, I U, I U

Sono solo sulla porta
con una scarpiera in mano.
Sono qui ma non m'importa
perché vendo calzature.

Tracu! Tracu! Tracu! Tracu!

Né carne né pesce
la mia angoscia non decresce.
Né carne né pesce
la mia angoscia non decresce.

U, I U, I U, I U
U, I U, I U, I U

Vado via con una scusa,
metto fuori un cartellino.
Ecco arrivan dei clienti
e io non li servo,
non me ne frega niente.

Tracu! Tracu! Tracu! Tracu!

Né carne né pesce
la mia angoscia non decresce.
Né carne né pesce
la mia angoscia non decresce.

U, I U, I U, I U
U, I U, I U, I U

Sono solo come un pesce la mia angoscia non decresce.
Sono solo come un pesce la mia angoscia non decresce.
Sono solo come un pesce la mia angoscia non decresce.
Sono solo come un pesce la mia angoscia non decresce.
Sono solo come un pesce la mia angoscia...
sì, la mia angoscia...

(Feiez:)
Yes my anguish, alone, alone like a fish,
the fish don't like to be alone, no flesh no fish,
but my anguish does not decrease
and I'm lonely, yes, I'm lonely,
lonely like a pesce.

Tracu! Tracu! Tracu! Tracu!

U, I U, I U, I U
U, I U, I U, I U

Né carne né pesce la mia angoscia non decresce.
Né carne né pesce la mia angoscia non decresce.
Né carne né pesce la mia angoscia non decresce.
Né carne né pesce la mia angoscia non decresce.
Né carne né pesce la mia angoscia non decresce.
Né carne né pesce la mia angoscia non decresce.
Né carne né pesce la mia angoscia non decresce.
Né carne né pesce il fantasma formaggino.

Né carne né pesce, la mia angoscia non decresce.


Né carne né pesce la mia angoscia non è decresciuta neanche oggi ascoltando gli Elio e le Storie Tese in questo concertino che ha visto ancora una volta la partecipazione alle tastiere e alla voce del tastierista e cantante Rocco Tanica.
Alla chitarra abbiamo poi avuto il chitarrista Davidino Cesareo Gorrini.
Da non trascurare poi la prestazione alla batteria del batterista Christian Energia Pura Gorrini... i fratelli Gorrini.
Al basso anche quest'oggi il simpaticissimo bassista Nicola Nicky Faso Ronconi.
E al sassofono e alla voce la prestigiosa prestazione di questo uomo, il quale indossa molte maschere nella sua vita, oggi ha indossato quelle di Brother Pulene e di Brother Pulegn, ma tolte le maschere appare Luigi Piloni.
E poi un grazie veramente... veramente onesto e sincero a voi che avete... e anche a voi che avete consentito la qualità oro di questa incisione, ma credo che il grazie più grosso vada oltre che ai nostri ospiti Mangoni, Riz Samaritano, Tonino dei Camaleonti, perché no? Il grazie più grosso vada senza dubbio al vero sponsor di questa serata, a colui che ha fatto in modo che la nostra prestazione anche oggi fosse brillante e di qualità, sto parlando di Mandingo il segreto dei pornostar. Colui che farà in modo anche che la nostra prestazione nel dopo concerto sia prestigiosa e all'altezza delle aspettative. Un applauso per Mandingo, il segreto dei pornostar, all'uscita come abbiamo detto troverete delle hostess che vi distribuiranno flaconcini del prodotto.
Siete un pubblico pronto, simpatico e allora credo che mi stanno comunicando ora che Mandingo vi offre un altro pezzo.





 SONO FELICE 

La prima testimonianza è nella cassettina del live al Fillmore di Cortemaggiore (PC), datata 14/3/1990, ma è possibile che sia stata eseguita anche al Tam Tam Village del 2 marzo, di cui non abbiamo mai trovato la registrazione integrale.

Si tratta della parodia dell'omonima "Sono Felice", scritta da Ron e cantata da Milva a SanRemo il 28 febbraio 1990. La "naturale collocazione" di questa parodia sarebbe stata nell'album "Tarati per il canto", che avrebbe dovuto contenere tutte le meravigliose cover Anti-SanRemo del tour 1990. A causa delle minacce legali dei rispettivi autori presi per il culo (e, in alcuni casi, mai abbastanza), l'album non è uscito e, probabilmente, non uscirà mai.
"Sono felice", però, è stata - pensate - la PRIMA CANZONE dell'album "mancato" ad essere pubblicata. La seconda sarà "Ameri" (e poi, volendo, ci sarebbe "In te", che però è di un'edizione di SanRemo successiva). Ne approfitto per rispondere a tutti quelli che, quasi quotidianamente, mi chiedono quando ci sarà una stampa "ufficiale" di Vattene Amore e Verso l'ignoto... la risposta è: MAI.

Ed ora, qualche trascurabile dettaglio: il "Felice", protagonista della canzone, è il ciclista Felice Gimondi; sono citati anche lo storico avversario Eddy Merckx, Adriano De Zan e Franco Bitossi... oltre, naturalmente, al mitico Woody Woodpecker, "quell'attore che mi fa morire, quello con i capelli rossi". Il colore dei capelli non è casuale: era quello di Milva a SanRemo.

In epoca moderna, il brano non è quasi mai stato eseguito dal vivo, se non in occasioni molto particolari: ricordiamo il live all'Arco della Pace di Milano del 9/6/2001, in occasione dell'ultima tappa del giro d'Italia.



Questa sera è domenica
e non mi va proprio di uscire,
preferisco stare in casa
a guardare la televisione.
Danno un film con quell'attore
che mi fa morire,
quello con i capelli rossi,
Woody Woodpecker.

Come sono Felice, Gimondi.
Lo so che non è facile
nella vita scoprire
che c'è anche Eddie Merckx,
ho quasi paura.
Ma affronterei il mondo
quando lui pedala al mio fianco.

A volte mi vien voglia
di saltare in sella,
pedalare un po' con lui,
parlare della nostra biga,
e magari lui è lì
che sta indossando la maglia rosa
perché in testa è così lontano
ma è così vicino a me.

A volte lui se ne va via,
non mi sta neanche a aspettare,
mi lascia con Bitossi,
mi sembra di impazzire,
tanto che mi vorrei ritirare
e sento in un minuto
tutti i ciclisti del mondo
che hanno bisogno di aiuto
dalla propria ammiraglia
ma non lo sanno dire
come me in questo momento,
che sono Felice.

Un giorno prenderei la testa
solo per farmi notare,
la notte bucherei i suoi Palmer
per non farlo partire,
mentre gli smonto il cambio
e gli sego i pedali
perché mi surclassa
anche solo quando parla con De Zan.

A volte lui se ne va via,
non mi sta neanche a aspettare,
mi lascia con Bitossi,
mi sembra di impazzire,
tanto che mi vorrei ritirare
e sento in un minuto
tutti i ciclisti del mondo
che hanno bisogno di aiuto
dalla loro ammiraglia,
ma non riescono a parlare
come me in questo momento,
che sono Gimondi,
con gli occhi rotondi,
la testa quadrata,
la bici scassata.





 AMICO ULIGANO 

La prima sigla di Mai dire Gol realizzata da Elio e le Storie Tese (correva l'anno 1992).

La versione TV aveva una strofa in meno ma il video era molto bello, infatti l'ho messo onlain (sezione video)! Gli Elii sono restii a pubblicare quella versione, perché Rocco Tanica utilizzò come base una di quelle "prefabbricate" della sua celebre pianola Yamaha e quindi temono l'allargamento del culo... spiegateglielo voi che è piacere, solo piacere.

L'espressione "musetto pulito" potrebbe essere un riferimento a Musetto di Modugno (tnx Kraus).
Il motivetto che accompagna l'intero verso "Con l'innocenza dei tuoi vent'anni e quel musetto pulito..." ricorda un po' Palma de Majorca di Fabio Testi e un po' Firenze Santa Maria Novella di Pupo (tnx Eastville/Federico Russo).
Prima della frase "Un giorno mi trovavo..." c'è un fraseggio di fiati che rimanda alla sigla di "90° Minuto" (tnx Don Diego).
"È solo un gioco (non era fuoco)" è una evidente citazione di "Eppur mi son scordato di te" di Lucio Battisti.
"Un diavoletto biondo sei" richiama invece la sigla del cartone animato Denny, tra l'altro cantata da Peev Agliato, alias Paola Tovaglia (tnx AndreA).
Il finale, poi, è molto simile a quello di I just called to say I love you (per intenderci, "Pentimento Tardivo"... tnx Lelev*).

Sassofono contralto: Daniele "Hermann" Comoglio, tromba: Davide "Airman" Ghidoni, cori: Alex Baroni. Tutti e tre, un bel giorno, sarebbero diventati membri della Biba Band... ma quella è un'altra storia.



Praticamente stiamo per eseguire la vecchia sigla di Mai Dire Gol, questo brano che ci ha portato veramente delle fortune grandizzime, è stato proiettato nelle televisioni della rete Fininvest, pensate, completamente gratis, pensate!
Un applauso per la parola gratis!
Fantastici.
Il titolo di questo brano accattivante è Amico Uligano.


Amico tifoso che ti rechi allo stadio,
con quegli occhi iniettati di gioia.

Gol, ohohohohohohohohoh
Gol, ohohohohohohohohoh
Gol.

E incontri il tuo amico tifoso
della squadra avversaria, ahaha...

Gol, ohohohohohohohohoh
Gol, ohohohohohohohohoh
Gol.

Con l'innocenza dei tuoi vent'anni
e quel musetto pulito ahaha...
non dai troppa importanza
al colore della maglia e della pelle.
Quindi a tua volta metti via
quel coltellino dai, non fare lo stronzo.

Gol, ohohohohohohohohoh
Gol, ohohohohohohohohoh
Gol.

Un giorno mi trovavo
nella curva dei tifosi
della Marrapollese,
mi han detto: signore,
devi andare nell'altra curva,
per favore.
Gli ho detto: ma come,
cari amici tifosi,
è solo un gioco (non era fuoco)
e loro mi hanno fatto
vedere il coltellino e...

Gol, ohohohohohohohohoh
Gol, ohohohohohohohohoh
Gol.

Ma quanti gol nella partita,
quanti gol nella tua vita,
prima che il fischio finale
la concluderebbe ah...
la morte ha pronto già
il tuo cartellino nero, ma tu.

Gol, ohohohohohohohohoh
Gol, ohohohohohohohohoh
Gol.

Amico Uligano coi capelli un po' corti,
così uomo e così bambino, uuuuuuh!
tu combini tanti guai,
non ti fermi proprio mai,
un diavoletto biondo sei.
L'amico poliziotto ti aspetta,
ti invita sulla camionetta,
non respinger la sua carica di simpatia,
un balzo, sali a bordo e via.

La mano che stringeva il manganello
ora stringe
la mano che stringeva il coltellino,
ma questa è la partita della vita
e questo è il tuo migliore gol.

Gol, gol, gol,
è il gol, gol, gol, oh gol,
gol, gol, gol, fai un gol,
fai un gol dai, fai un gol,
fai un gol.





 HO MOLTA PAURA 

Si tratta di un medley di vecchissimi brani, ufficialmente tratti dai nastri originali! Ho lievi dubbi ma... non stiamo a sottilizzare!:D
I pezzi che vengono citati sono, nell'ordine: Elio, Manicomio, El sciur francesco, Catalogna, Mosche, Settore Giovanile Targato Travagliato, Cavo e Giorgio lègnami.
Di Elio, Manicomio, Mosche e Giorgio lègnami non abbiamo mai trovato altre testimonianze audio... peccato.

Alla fine, compaiono anche due misteriosi messaggi di una strana creatura, ribattezzata "Nasty Sciura": ogni mattina, tra le sette e le otto, l'arzilla signora lasciava un messaggio nella segreteria di Rocco Tanica, per esprimergli tutta la sua stima ("hai una voce di mmmerda come quella che canti") ed il suo affetto ("ti sto perseguitando tramite una fattucchiera").
La colpa di Rocco sarebbe quella di "averle rovinato un figlio" e, se lo dice lei, le crediamo!
In diverse occasioni, il buon tastiere ha raccontato di nutrire la quasi certezza sull'identità di Nasty Sciura: quella figlia rovinata (ribadiamo, femmina!) aveva anche confessato il peccato della genitrice telefonista! Salvo poi ritrattare e negare tutto... ma a Rocco non la si fa.
In ogni caso, i messaggi sono assolutamente autentici: il buon Sergione ne fa collezione. Altri verranno elargiti al mondo da Videomusic nel corso della mitica Telekommando, altri ancora verranno remixati in L'eterna lotta tra il bene e il male.
"È una persona che è artista dentro" commenterà Rocco. Come dargli torto... (tnx QiQQo)



Elio
Aaah.
È un tipo molto sveglio
Jose pine pine pine
Jose pine pine pine
Jose p p p p p p pine VICKS!

Questo pezzo è Manicomio.
Uno, due, tre, quattro.
Ragazzi dico: "Uno, due, tre, quattro" poi...
Manicomio, manicomio

Questo pezzo è il Sciur Francesco.
Alza la chitarra!
El sciur Francesco oh oh oh
El sciur Francesco oh oh oh
El sciur Francesco oh oh

Uno, due tre, quattro,
cinque, sei, sette, otto,
nove, dieci, undici, dodici,
tredici, quattordici, quindici, sedici,
diciassette, diciotto, diciannove, venti,
ventuno, ventidue, ventitré, ventiquattro.
- What's your name? -
Di più! Di più, ma di...
- What's your name? -
Ma di più porco Giuda!

Catalogna, catalogna

Le mosche si fermano sul collo

Shhhh, per favore... per favore...
Il prossimo pezzo diciamo...
Il prossimo pezzo è intitolato
Settore Giovanile Targato Travagliato.
One, two, three, four
Settore giovanile targato travagliato.

Ciccio!

Ricordo, una mattina, andando a scuola
Basta basta è finito il concerto...
bis!

Aman amhanaham oimocinam, cucù cucù
Giorgio, Giorgio, aspetta!
Amanamhanaha cucù, cucù
Giorgio, legnami!

[canale sinistro]
Hai una voce di merda
come quella che canti,
come sei un uomo di merda,
come sei un vigliacco,
come sei un pornografico,
come sei un depravato,
come sei tutto,
sei un uomo di merda!
Il Signore non ti deve mai lasciare in pace,
ti deve dare tante di quelle mortificazioni,
tanti di quei grattacapi
che solo il Padre Eterno te li può dare,
e te lo auguro di tutto cuore,
perché vi sto perseguitando
tramite una fattucchiera.

[canale destro]
Brutto stronzo, m'hai rovinato un figlio
con le tue sporche e luride canzoni.
Ma non devi avere pace finché vivi.
Ti perseguiterò sia mentalmente
che fisicamente che pissicologicamente
come hai fatto con mio figlio.
Stronzo, tu e tutto il tuo complesso.
E firmati con il tuo nome,
perché, hai paura di essere scoperto?
T'ho scoperto lo stesso. Stronzo!


Saturday, 7:59 AM.

Se vi vengono in mente particolari da aggiungere, cose simpatiche e cervellotiche da scrivere su questo disco, o anche se avete trovato degli errori... segnalatelo nel Buko!
Ed anche la pheega se ne accorgerà.