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CAPITOLO3 - IL BIODEGRADO CONTINUA

CAPITOLO4 - CAPODANNO A NIZZA

Lo chef La mattina di S.Silvestro aveva l'oro in bocca: accesi le pupille che non era neanche l'una.
Nico stava facendo la colazione e lavando i piatti per tutti.
"Aspetta, ti do una mano!"
Asciugai un altro cucchiaino.
Avevo fatto la mia buona azione della giornata.

Intanto, finché c'era il sole, decidemmo di farci un giro per il paese. Prima che le giovani donne fossero pronte si era già rannuvolato, e prima che tutti fossero giù era di nuovo salito il vento.

In compenso Geggé era sparito da quella mattina.
"È andato a prendere le sigarette!" mi dissero.
Peccato, era una tanto brava persona...

"Perché non andiamo a Nizza? - proposi - Se partiamo subito facciamo in tempo a vedercela con una temperatura accettabile, e la sera di sicuro c'è più bordello che qua..."
"E già, e per mangiare?"
"Be', porca troia, in tutta Nizza ci sarà pure un cazzo di..."
"Ma scherzi??? Dobbiamo fare il CENONE! è Capodanno!!!"

Il Tradizionale Cenone di Capodanno, il primo della mia vita.
In un attimo precipitai in un'atmosfera onirica, un'usanza che credevo dimenticata da generazioni stava per travasarsi sul mio giovane corpo grattugiato dalle vertigini al pensiero dei dieci o undici anni consecutivi in cui la cosa più solida che avevo messo in bocca a Capodanno erano una stecca di fumo e una scheggia di qualche bicchiere in frantumi.
"Wow! Figata!"

"Però - propose Sabato30D'Elicio - possiamo prima fare un salto a Cannes, è vicino e ce la facciamo a tornare per cena!"

Da cosa si distinguono gli handicappati?
Da frasi come la seguente: "Ma sì, dai, andiamo!"

Fu bello affrontare con tanta spensieratezza un'ora e mezza di agonia su curve che si perdevano nel nulla, per poi, a metà strada, constatare: "Oh, è tardi... dobbiamo tornare indietro!" A ravvivare il tutto non mancarono varie tappe per rallentare il biodegrado delle giovani donne, e una tappa gastronomica a Port Frejus, perché al buon Sabato30 era venuta fame.

Per il lungomare non c'era nessuno che non fosse italiano, nessuno tranne un marocchino che stava passeggiando davanti ai negozi e ci guardava divertito, con la tipica espressione da: "Ecco, al mondo c'è chi sta peggio di me!"

Sfoggiando il suo impeccabile francese delle medie, Jeanne gli chiese se sapeva di feste di Capodanno lì intorno.
Ci rispose che eravamo nel centro del nulla.

"Ma tu che fai a Capodanno?"
Il resto è facile immaginarlo.

IL CENONE DI CAPODANNO


La strana coppia Hassan, così si chiamava il nuovo acquisto della piccola Jeanne, ricambiò l'invito con un corso accelerato di percussioni.
Il maestro aveva un'espressione sempre trasparente, sebbene parlasse una lingua sconosciuta gli si poteva leggere in faccia tutto quello che stava pensando... ad esempio, quando mi vedeva prendere in mano le bongas e sentiva che, sfidando ogni legge della fisica, non emettevano alcun suono, il suo sguardo traspariva, limpido e cristallino, e inevitabile sentenziava: "Certo che sei proprio completamente handicappato..."

Jeanne Laden Ma un bel gioco dura poco, e il primo Cenone di Capodanno della mia esistenza era pronto, con tanto di antipasti e piatto a parte per Jeanne che non mangia il pesce per motivi di Freudiana memoria, e per Hassan che faceva finta di schifare il pesce per andare dietro a Jeanne.

Tutto ottimo, comprese le tartine postmoderne di Nico e il panettone sfigurato da Elena.

E così, mentre noi cazzeggiavamo, Nico lavava i piatti e Hassan illustrava a Jeanne i suoi progetti postmatrimoniali mediante mezzo fotografico, si erano fatte le dieci e mezza.

ROTTA VERSO NIZZA


"Oh, stasera che si fa?"
"Mah... stare qua è da flebo... proviamo a andare a Nizza..."
"Eh, ma ci sarà un traffico porco..."

Hassan prese in pugno la situazione e ci fece imboccare una stradina che portava in aperta campagna, per poi sbucare dopo un'ora di sinuoso bordello nientemeno che all'autostrada, che avremmo potuto imboccare a dieci minuti dall'albergo.
Ed era difficile dire se avessimo guadagnato o perso: il sistema di pedaggio francese a pagamento continuo era in grado di creare code interminabili anche su traffico praticamente nullo, per cui in ogni caso, anche nel più remoto dei nostri universi paralleli, non saremmo arrivati a Nizza prima delle undici e mezza.

E anche lì la situazione apparve critica: l'unica speranza di trovare forme di biodegrado a cui potersi aggregare permaneva nei vicoli del centro storico, e ogni mio sforzo per dirottarvi gli altri handicappati si dissolse nel nulla di fronte al miraggio della Grande Ruota, un'immensa Girella che illuminava una piazza che nulla avrebbe avuto da invidiare al parcheggio della Fiat Mirafiori.

Cercando di emigrare dallo schifo ci traslocammo verso il lungomare.

Striscia la Berisha's angels Faceva abbastanza freddo, ma eravamo tutti corazzati con strati di isolante termico di ogni tipo.
Tutti tranne Nico che, come nello spot dell'Aspirina, indossava con noncuranza il suo completo da matrimonio mentre il popolo in equipaggiamento polare lo contemplava in religiosa venerazione.

Comunque, in spiaggia c'era abbastanza vita, quasi quanto ce n'era sotto casa mia in un normale giorno feriale.
Ci calammo dalla scalinata per contemplare i falò, le chitarre e gli immancabili contorni aromatici, rivelando che la popolazione locale era interamente composta da italiani o sudamericani. Per fortuna.
Impossibile dire per quale assurdo processo di degenerazione cerebrale alcuni sudamericani fossero venuti a festeggiare l'inizio anno a Nizza, beccandosi contemporaneamente un freddo bastardo e il vuoto pneumatico della nostra esistenza. Ma era così, tantovaleva arrendersi all'evidenza.

"Noi siamo di Brasile, beeeeeeelo Brasile, ma lavoriamo in Germania PUAAAAAAAAH!!!"
"Ah... e che ne pensate della Francia?"
"PUAAAAAAAH!!!! PUAAAAAAAH!!!! Noi vogliamo ballare, sole!!!"
Era incredibile come qualunque idiota di qualunque parte del mondo riuscisse a parlare in italiano tranne i francesi. E tranne ovviamente Sara Caiazzo.

Intanto si avvicinava la mezzanotte. Un conto alla rovescia ufficiale però non c'era, così in tutta la spiaggia ognuno faceva scattare il suo, per poi scatenare in un tempo random la potenza della propria artiglieria.
Il vantaggio era che stavamo assistendo a un milione di Capodanni in un colpo solo.
Lo svantaggio era che il bersaglio dei petardi di tutto il milione di Capodanni in un colpo solo eravamo noi.

Fu allora che i nostri amici Latino Americani decisero che avevano già vissuto abbastanza ed entrarono in acqua, noncuranti del fatto che di essere vestiti, che l'acqua fosse ghiacciata, che fuori ci fosse un gelo polare e soprattutto che qualcuno, vedendoli, potesse pensare bene di imitarli.

Bagno di Mezzanotte! Quando vidi Nico che procedeva con il suo vestito da matrimonio a passi spediti verso il mare pensai che stesse scherzando, quando lo vedi entrare in acqua pensai che volesse solo bagnarsi i piedi, quando lo vidi tuffarsi capii che il 2002 sarebbe stato un anno per molti, ma non per tutti.

Nel gelo del vento mi girai verso gli altri per vedere che faccia stessero facendo. Feci solo in tempo a vederli correre verso il mare seguendo le orme del Messia, implodendo definitivamente nelle gelide acque del Mediterraneo.

Gli unici a non aggregarsi all'allegra comitiva furono la piccola Jeanne, che aveva ribrezzo per l'acqua gelata, e Hassan, la cui distanza da Jeanne non poteva superare il metro.

Tutti assieme allegramente! I sudamericani erano allibiti nell'avere trovato qualcuno più handicappato di loro, così una volta emersi dalle acque ci scoprimmo subito un solo popolo e una sola nazione e ci trascinammo per le strade di Nizza urlando come degli assatanati, con al seguito una interminabile scia di italiani.
Tra loro alcuni colleghi di Nico, finiti lì per caso ed esterrefatti di fronte alla metamorfosi di quello che, si preparavano a raccontare ai telegiornali: "Non l'avremmo mai detto... sembrava tanto una brava persona..."

In ogni caso le vie di Nizza si stavano finalmente ripopolando.
Nico, che urlava a squarciagola BON ANNÉE a tutti quelli che incontrava, si era presto trasformato in un novello pifferaio magico. Non radunava dietro di sé una schiera di topi, in compenso a seguirlo c'era un esercito di handicappati.

Del resto nessuno dei passanti, sebbene terrorizzati, faceva una piega, tutti pensavano a una candid camera e aspettavano che uscisse un omino da dietro a una vetrata. I classici frangenti in cui si può rovesciare addosso a mille persone una tonnellata di merda senza che nessuno opponga resistenza.

Intanto sul telefonino era immancabilmente partita la lunga processione degli auguri.
Degli oltre cento, i due migliori:
"Eheheh anche qua c'è figa!" SANFRU
"Buon anno informatico!" LYDE
Si preannunciava un fantastico 2002.

Nico, bagnato fradicio, giurava di non avere freddo, di stare benone e di voler continuare a vagare urlando per le vie della città tutta la notte.
Gli rispondemmo che ci poteva star bene, era un'ottimo programma, ci doveva solo lasciare le chiavi della macchina perché noi si andava in un locale ed era chiaro che non l'avremmo rivisto mai più se non in foto.
Finì per seguirci in un pub irlandese, dove Elena e l'amico Sabato30 ballarono sui tavoli tutta la notte, mentre Hassan cercava in tutti i modi di fare ballare Jeanne senza capire che aveva la mobilità di un attaccapanni.
Intanto, un Venezuelano flashato e sverso, felice perché aveva scaricato la morosa sbronza in spiaggia, ci provava disperatamente con tutte le tipe che riusciva a bloccare per un tempo superiore ai dieci nanosecondi, finendo poi attaccarsi a Daniela insieme ad un altro disperato.
"Sì sì, io ci sarei anche stata - ci avrebbe detto all'uscita - ma aveva 23 anni! Scusa se è poco..."
Sono cose che fanno pensare.

Anche stavolta per farci uscire non bastò spegnere la musica, dovettero anche accendere le luci.
Ci riprendemmo dal conseguente shock contemplando una ragazza che si era addormentata con la testa nel cesso: solo allora decidemmo che potevamo tornare in albergo, non senza riaccompagnare a casa l'amico Hassan a cui probabilmente avevamo regalato il peggiore Capodanno di tutta la vita.

MARTEDÌ 1 GENNAIO


Avremmo dovuto lasciare la camera per le 11, così ci svegliammo a mezzogiorno e, lentamente, ci preparammo una colazione.
Contro ogni previsione Nico era ancora vivo e non aveva nemmeno mal di gola. Evidentemente aveva scoperto la chiave dell'invulnerabilità, per festeggiare gli consentimmo di fare da mangiare per tutti.

Cose strane e porche con la Nutella - clicca per ingrandire In compenso Laura e Massimo continuavano a scambiarsi teneri bacini.
Scena molto romantica.
"BLEAH! ALMENO ELIMINATE IL SONORO!!!" commentò Daniela.
L'anno nuovo iniziava a piacermi.

Lasciammo la stanza verso le due e mezza, ma probabilmente saremmo potuti rimanere fino a sera perché tanto alla reception non c'era l'ombra di un cane.

In compenso era finalmente giunto il fatidico momento... primo gennaio: la nostra prima spesa con quei cazzo di euro!!!
Peccato solo che in Francia gli euro non li avesse nessuno, peccato che in autostrada l'inconveniente stesse causando code interminabili a ogni casello, e peccato che le autostrade francesi avessero un casello ogni 100 metri.

In sostanza arrivammo a casa alle dieci di sera passate, biologicamente devastati, contando un infinità di perdite tra i nostri già diradati neuroni, ma sempre pronti a mandarci nuovamente, perennemente e indefinitivamente per l'ennesima volta affanculo.