La frase di Nico aveva fatto calare il silenzio, per un po' lo
guardammo allibiti, poi convenimmo che era un malato incurabile
allo stadio terminale e decidemmo che la natura doveva fare il suo
corso. Il più in fretta possibile.
Intanto Ciro da buon turista osservava e commentava con occhio
clinico e sgomento tutto lo squallore che ci circondava.
"Oh, ma è tutto così il Piemonte?"
"No, verso Vercelli è molto peggio!"
Più lo sentivo parlare più mi accorgevo che la sua voce era
identica a quella del partenopeo
JJ, e più ci pensavo più cercavo di
trovare il modo di approfittare di questa sua caratteristica
morfologica per creare scompiglio in qualche mente già devastata.
Squillo di telefonino.
"Marooooooooook!!! Sono la
Epiiiiiiii!!!
Ti stuproooooooooo!!!"
Era la Caiazzo.
Cos'è il genio? Fantasia, intuizione, decisione e... velocità di esecuzione!
"Sì godo, sborro! Ma ora ti passo... JJ! Tieni il telefono, JJ!"
Ciro, pur non avendo capito un cazzo, fece prontamente un segno d'intesa.
"PRONDO! SO' GEGGÉ!"
"JJ!!! Ma che ci fai con Marooooooook?"
"Ahé, e che vvuò? Lo so' salito a trovare a Torino!"
"JJ!!!! Ti stuproooooooo!!!"
Andarono avanti un'oretta buona a conversare, finché la Caiazzo
non finì i soldi o la batteria del telefonino o entrambi e, seppure a
malincuore, ci dovette lasciare.
Un breve messaggio al vero JJ, per avvisarlo di stare al gioco, e il
Capodanno di Marok e JJ nei tre neuroni della Epifanica Caiazzo
si era ormai ufficializzato. Mi sentivo un piccolo mecenate
dell'handicap.
"Che figo - esclamò Elena - una statua con DEI NEGRI!!! Non ne ho
mai vista una! Facciamoci una foto!!!"
Ci trascinammo in lungo e in largo per tutto il lungomare,
ma anche dopo attenta analisi, le uniche ricchezze locali si rivelarono
la statua con i negri, il deserto, il vento e il Casinò.
"Ma no, per me fa lo stesso, sapete, a me non interessa,
ma se proprio volete... ma se VOI ci volete andare..."
Lo scaricabarile ebbe vita breve e presto ci fiondammo dentro
scodinzolanti, vestiti da pezzenti e pronti a rimanere in mutande
pur di smenare fino all'ultimo franco.
Gli astuti giocatori si distinguono per la loro abilità e
circospezione, non agiscono mai d'impulso, guardano per ore i
veri professionisti, ne imparano a poco a poco tutti i trucchetti,
formulano statistiche sui numeri della roulette e sulle sequenze
delle slot machines, snocciolano algoritmi in grado di sfruttare con
matematica precisione ogni periodicità nella cadenza degli eventi
e allora, e solo allora, fanno la loro puntata.
Fu così che persi immancabilmente tutto.
Anche agli altri non andò meglio, ma la loro agonia fu più
prolungata. La mia fu l'ultima eiaculazione precoce del 2001.
Qualcuno propose di tornare in albergo e giocare a carte, ma
l'unico risultato furono salve di vaffanculo. Così facemmo un giro
per il paese, ci incamerammo qualche ettolitro di vento che
avremmo finito di espirare per il 2025, tornammo tutti contenti in
albergo e ci mettemmo a giocare a carte.
"L'unica volta che sono arrivato primo in qualcosa gareggiavo con
degli spermatozoi!" pensavo mentre battevo gli handicappati a
Merda e a Porco. Finalmente mi sentivo di nuovo
A CASA.
Rimanemmo a giocare fin verso le cinque del mattino, finché
iniziarono le proposte: "Dai, aspettiamo l'alba!"
"Boh... se volete... ma ci andranno ancora tre ore..."
"Tre ore??? Ma sei handicappato??? L'alba è alle sei!!!"
Preso atto che intorno a me vigeva il fuso di Istanbul, decisi di
ingannare l'attesa assecondando la mia vena poetica e facendo
l'ultima capatina al cesso prima dell'alba... purtroppo non feci in
tempo a dare alla luce due bellissimi gemelli che tutti erano già
andati a dormire.
A me in compenso il sonno era passato.
"Il giorno che avrò sonno di notte... o starò morendo o avrò
lavorato!" pensavo mentre mi rileggevo sua santità
Luttazzi.
Chiusi gli occhi verso le sei.
Il cielo era completamente nero.
La mia vita era ancora marrone.