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Elio e le Storie Tese live in Torino - Palastampa 2003

Quante cose possono succedere in un tranquillo mese d'estate! In Arkansas, il signor Terry Wallis si svegliava da 19 anni di coma e chiedeva una Pepsi; al Palazzo dei Diversamente Figati, il giovane MaRoK stava per concludere dieci anni di gloriosa carriera universitaria e diventare il dottor MaRoK; a CasaMarok, dopo i disagi del PercFest, si ritornava a fotografare, con la nuova "Minolta RIVA Zoom 140 ex" (la figlia della "70 ex", la leggendaria macchina foto che avevo spakkato al concerto di Cuneo).
Nel mondo, infine, dopo undici mesi di nulla, stava per rifiorire la vita, grazie al consueto miracolo annuale: i festival rock all'aperto, gratis! Dal 2000, a Torino, c'era un nuovo nome per il bordello: Extrafestival.

Dopo undici mesi (scusate la parola!) lunghi, la città si sarebbe risvegliata dal letargo e tuffata in massa al Parco della Pellerina e al Manikomio di Collegno, oasi di musica gratis e pheega a pagamento, che ogni anno trasformava questa città in un luogo non ostile alla vita.
Come sempre, il calendario si preannunciava interessante: musica tutte le sere, tra gli altri Jethro Tull, Motel Connection, Africa Unite, Carmen Consoli, Elio e le Storie Tese, Massive Attack. Tutto questo, in mezzo al verde, a due passi da casa! Ero già pronto a sburrare e a piantarci le tende, quando mi arrivò l'email di Lyde: "Brutte notizie, l'Extrafestival è stato spostato al Palastampa!"

Minchia, vaffankulo, cazzo!
"Palastampa" vuol dire in culo al mondo, acustica di merda, caldo soffocante, portafoglio dissestato e security rompicoglioni.
Fu così che depennai tutti i concerti in lista tranne uno: quello di Venerdì 11 luglio, ovvero Elio e le Storie Tese.

In realtà, avrei potuto tranquillamente cassare anche quello, ma il sogno di Elio era di vedere me ed Elio e Ivan PiombinoIvan Piombino venirgli incontro, mano nella mano, al concerto di Torino.
Essere presente diventava perciò un imperativo morale.

Quel venerdì al Palastampa, oltretutto, gli Elii avrebbero trovato i Toto.
Sembrava una notizia irrilevante, di quella band avevo solo un vago ricordo datato anni 80; invece, tutti quelli a cui chiedevo lumi mi spiegavano con aria estremamente competente che erano il gruppo migliore del mondo o, a scelta, una merda. Senza mezze misure. E io li assecondavo, sempre.
Ad esempio, l'autistico Grumo a casa MarokGrumo era arrivato da Milano per vedere Elio, mentre il Pelle sarebbe giunto da Empoli apposta per vedere i Toto.

"Oh, Marok, ma davvero un conosci i Toto? Un è possibile! Unsepommiha! Per ringraziarti del disturbo, ti ho doppiato il Cd Best dei Toto. Te lo invio a casa domani, è l'ultimo disco dove compare il vero batterista, Jeff Porcaro, proprio nel '90 ha sniffato il rame da piante! Sono tra i migliori e più richiesti turnisti mondiali... vedi te! Suonano dal vivo come se fossero in studio... favoloso! Oh, io arrivo!!! Anche se il posto fa stoppa. Oh, ma è vero che ci sono sia il Favone, sia Grumo, sia Piombino sia Hastrox? Grande! Io e te si deve fare danno!!! Ma danno peso!!!"

Sarebbe stato decisamente un bel concerto: magari l'ultimo della mia vita, ma comunque bello!
Pelle, KASTROX e GRUMO (LatoA) Pelle, KASTROX e GRUMO (Latobi)
READY FOR HANDICAP!
Il raduno delle Fave Torinesi era fissato come sempre in piazza Massaua; da lì, avremmo dovuto salire tutti sulla Ikomobile, ma il giovane Iko aveva fatto pacco: "Arrivo in ritardo, ci vediamo là!"
E va be', tanto eravamo in cinque e ci zippammo sulla macchina di KASTROX vs SanfruKASTROX: l'unica alternativa era PIOMBINO.

Avevo conosciuto Kastrox un anno e mezzo prima e, da allora, non aveva ancora smesso di cantare tutto il giorno a squarciagola "El Pube" e "Cara ti amo" con i finestrini della macchina abbassati urlando "LA MUGLIERA ORGASMAAAAAA!!!" ogni volta che passava qualche tipa per la strada. Aveva una sua poesia! Forse.
Primo commento del Pelle su Kastrox: "O ma questo l'è di fori com'un terrazzo!"
Sarebbe stato l'inizio di una lunga amicizia.

E il quinto elemento? FoniugliaFoniuglia, mesdames e diversamente figati!!!
Dopo l'esperienza del Caffé Ventaglio e di Cuneo, la "signora sulla trentina" era ritornata tra noi!
È sempre bello avere successo.

Al Palastampa, beccammo finalmente i ritardati e i precoci: il giovane Iko, Max Kava, Sergio Bertoldini, Riccardo Lombardo e, soprattutto, il Favone Grassone, che aveva fatto tre volte il giro dell'edificio perché non era stato in grado di trovare l'entrata.
E alla fine, come ricompensa, aveva trovato LE FAVE!
Era un ragazzo fortunato.

Alla visione del suo sogno, cioè la prima volta contemporanea di Piombino, Favone Grassone, KastroxKastrox ed Ivan Piombino, l'obeso tricoleso iniziò a coniare insulti e bestemmie con maestria e creatività lessicale degna dell'accademia della Crusca dopo un bombardamento nucleare.
Si rasserenò solo quando vide che quell'handicappato di Grumo aveva dimenticato la macchina fotografica a casa mia, quindi non avrebbe potuto fare foto per tutta la sera... ed era disperato.

L'autistico Grumo sarebbe andato avanti tutto il pomeriggio a cercare di convincere chiunque a dargli un passaggio fino a casa MaRoK e ritorno e... colpo di scena!!! Incredibilmente... no, niente, lo mandarono affankulo tutti, compreso Kastrox.

Nel frattempo, davanti a noi si scatenava l'Apocalisse. I tecnici, i macchinisti, i fuochisti e gli uomini di fatica stavano montando e smontando il palco di Elio e le Storie Tese, che era un troiaio a due piani, e il palco dei Toto, che era un troiaio multidimensionale.

Il Favone Grassone osservava gli strumenti dei Toto con fare giocondo e curioso: non appena si accorse che il Pelle era un fan, si mise a chiedergli lumi su ogni componente dei vari set e poi gli proponeva usi alternativi: "Su questo ci rutto!" "Su questo ci cago!" "Su questo ci sbocco!" "Su questo ci sborro!".
Anche questo è amore.

Ivan Piombino, dal canto suo, assisteva alla scena con aria di superiorità, vantandosi di essere VIP, perché fan anonimi gli mandavano ogni mattina sms carichi di amore e speranza per il futuro. Eccone alcuni:
SMS "ANONIMI" ad IVAN PIOMBINO
  • Se il sole avesse la tua faccia, sarebbero tutte giornate di merda.
  • Fai così schifo che, se pesti una merda a piedi nudi, s'improfumano.
  • Sei così imbecille che, se dovessi scegliere tra una merda e un risotto, moriresti di fame.
  • Sei così tonto che devi macchiare le mutande di due colori diversi per capire qual è il davanti e qual è il dietro.
  • Tua madre è così orgogliosa di averti messo al mondo che la mattina ti saluta sputandoti in faccia. E tu non te ne asccorgi.
  • La sola cosa che distingue la tua testa dal tuo culo non è il cervello ma il naso.
  • Sei così stupido che, l'ultima volta che ti hanno detto di prendere l'autobus, hai cercato disperatamente un sacchetto enorme.
  • La tua zucca è così vuota che ci puoi mettere la candela per Halloween.
  • Sei così scemo che neanche il criceto che hai in testa riesce a girare nella ruota.
  • Hai la merda al posto del cervello, e neanche tanta.
  • Hai solo due neuroni che però passano il tempo a litigare.
  • Se la tua imbecillità fosse commestibile, ci si potrebbe debellare la fame nel mondo.
  • Sei talmente idiota che Totti racconta barzellette su di te.
  • Quelli col tuo quoziente intellettivo di solito sono attaccati ad una macchina. Ma per poco, perché, accertata la morte cerebrale, staccano loro la spina!
  • Testa di merda!
  • Sei talmente mentecatto che al Cottolengo non ti farebbero dormire, i casi come il tuo li dirottano all'obitorio!
  • Dire che sei una nullità vuol dire darti fin troppo credito.
  • Sei talmente inutile che mi vergogno per te, tu non potresti: sei troppo stupido!
  • Forrest Gump versione integrale: "Stupido è chi lo stupido fa. Poi c'è Ivan Piombino!"
  • Scusa per lo scherzo che t'ho fatto, all'inizio era divertente ma ora mi rendo conto di aver esagerato: è veramente troppo. Ancora scusa. Con affetto, LA NATURA!
QUANDO GLI STRONZI NON VOGLIONO USCIRE!
Ivan Piombino conservava gelosamente tutti questi messaggi, orgoglioso di avere trovato la sua personalissima Nasty Sciura.
Per non saper né leggere né scrivere, Il Pelle si era fatto un'idea molto chiara sul mittente... e voi?

Gli Elii, intanto, stavano provando la mitica "Pagàno" e noi eravamo già rassegnati all'idea che, durante il concerto, NON l'avrebbero fatta. Ma soprattutto, perché?

Nel vedere me e Piombino "vicini vicini", sul volto di Elio si dipinse un misto di stupore, gioia e rassegnazione, mentre il nostro di Fave si lordava d'incertezza: al termine delle prove ci avrebbero obbligati a uscire?

La domanda, all'apparenza priva di rilevanza universale, in realtà celava in sé un profondo dramma interiore: se alle ore otto fossero arrivati degli energumeni e ci avessero caricati fuori a suon di mazzate, ci saremmo ritrovati ultimi degli stronzi in coda e ci saremmo visti il concerto dai cessi. E questo è male.

Il sogno erotico delle Fave, la CapoFava Silvia BolboSilvia Bolbo, fornì risposte esaurienti quanto le mie di "Calcolo Numerico". I tizi della security, invece, generavano ricorsivamente la frase: "Chiedete a quello là!".

Memore dell'esperienza di Firenze, Grumo portò fuori l'autistico culo alle ore sette.
Il giovane Iko, che aveva pagato ma non aveva ancora ritirato il biglietto dalla cassa, pensò bene di seguirlo.
Il risultato fu che si trovarono davanti un agglomerato già cospicuo di handicappati: con un raffinato giro di parole, se l'erano presa longitudinalmente nel culo.

Anche all'interno, però, la situazione, se non marrone, era comunque discretamente grigia: data la nostra condizione di stronzi, il timore di essere espulsi era altamente fondato.
Chi era senza biglietto suggeriva di nascondersi nei cessi, chi aveva il biglietto suggeriva di farselo strappare dai buttafuori dall'interno, ma... come convincerli?

La soluzione era a portata di mano: prendemmo l'unica donna, Foniuglia, e la mandammo dai gorilla con un mazzo di biglietti e la frase già formulata da riferire: "Sono di quelli del fan club che rimangono dentro!".

Il piano funzionò a meraviglia e potemmo ritornare tutti quanti alla nostra prima fila, compresi quelli che il biglietto non l'avevano neanche fatto.
Pubblico rock
QUELLI CHE ASPETTANO
Ero già felice di far parte degli stronzi che non erano usciti, ma l'inventiva del Favone Grassone partorì la ciliegina sulla torta e mandò al giovane Iko il seguente messaggio: "Giovane Iko, ti ricordi che eravamo dentro? Be', ci rimaniamo, buona coda e vaffankulo!"
Le soddisfazioni della vita.

Dopo una mezz'oretta, il giovane Iko e l'autistico Grumo riuscirono a tornare indietro, sotto lo sguardo pietoso e schifato dei buttafuori: avevano chiuso un occhio, un po' per intercessione nostra e un po' per quella del santo patrono degli handicappati.
La condizione del giovane Iko, che aveva pagato il biglietto per poi entrare senza biglietto, era comunque destinata a passare alla storia; anche quella di Kastrox, però, si difendeva bene: dopo aver fatto l'unica cosa furba della sua vita, ovvero rimanere dentro, improvvisamente disse: "Vado a prendere una mia amica!" e se ne uscì fuori.

"Ma tenetemi un posto in prima fila eh!"
"Sìsì, tranquo!"


Subito dopo, i buttafuori aprirono i cancelli e finalmente provammo la gioia di osservare, dalla prima fila, i 150 del Mucchio Diversamente Figato che correvano all'impazzata per poi finire rigorosamente DIETRO di noi.

"Oh ma sti stronzi erano qua già da prima!!!"
"Eh sì, siamo le Fave! Gnegnegnegnegnegné fankulo!"


Non so perché, ma credo non gli stessimo troppo simpatici.

Dopo un po' ritornò anche Kastrox.

"Ciao! - disse a quelli dietro di noi - Sono UNO DI LORO! Sono andato a fare un giro ma ora torno al mio posto in prima fila, mi fate passare?"

Per ragioni legali, non posso trascrivere la risposta del Mucchio, vi basti sapere che non lo avremmo più rivisto, almeno fino alla fine del concerto. Ma forse neanche dopo.

Alle ore nove, nessuno aveva ancora capito se avrebbero suonato prima gli Elii o prima i Toto. Il destino avrebbe risposto con una sorpresa: sul palco, tal Andrea DiscalziAndrea Discalzi, individuo perfettamente sconosciuto ai più, ma vincitore di "Pagella Rock 2003".

"Dai, tiriamogli una bottiglia piena d'acqua!" propose il Pelle, dopo l'ascolto del primo brano.
"NO! - rispose il Favone - MI FA PIETÀ!"

Per una volta, nessuno osò contraddirlo.

Comunque, senza nulla togliere alla straordinaria bellezza della sua esecuzione che non ha mancato di sconvolgere e rivoluzionare il panorama musicale mondiale, sottrarre tempo all'inizio del concerto di Elio e le Storie Tese non è un compito gratificante.

Saggiamente, il Discalzi decise quindi di suonare solo un paio di brani: al terzo, sarebbe stato fisicamente terminato, tipo "shutdown -h".
Unica nota positiva, l'acustica era stranamente discreta. Non perfetta come sarebbe stata alla Pellerina, ma perlomeno accettabile.
Ci fossero state anche le troie, sarebbe stato il Paradiso.

Seguì un intervallo di mezz'ora, secondo la questura, un Supereone Precambriano per le Fave, ma l'attesa fu premiata: Elio e le Storie Tese fu!
CONCERTO!
"CIAO TORINO! SIAMO I TOTO!" scandì trionfale Ciao Torino, siamo i Toto!il nostro cantante preferito, con l'accento spiccatamente anglosassone faticosamente acquisito in tre anni di scuola media.

Per la mia gioia, l'intro era ancora il bellissimo medley strumentale, che conteneva le basi di "Pagàno", "Shpalman" e altre indecifrabili gocce d'amore.

Oltre ai copiosi difetti già citati, il Palastampa riconfermava anche il più grave, cioè la security rompicoglioni: era concesso scattar foto, ma senza flash. Civas Stupidità della richiesta a parte, sarebbe stato un ottimo test per la nuova macchina: non l'avevo mai provata in condizioni estreme. Ce l'avrebbe fatta? Lo scopriremo solo sviluppando!

La scaletta, intanto, era pressoché uguale ai concerti passati, ma non era una brutta notizia: inizio con "ABATE CRUENTO" e "GIMMI I." (cantate in italiano in onore del grande popolo "rappresentato dai coglioni" e della città "dell'asparago e della pheega"); poi "SHPALMAN" e "Minestrone psicosomatico", alias "UOMINI COL BORSELLO".

Qua e là, si verificarono piccoli problemi tecnici di chiara origine dolosa ("i Toto sono invidiosi!"). Per fortuna, i veri protagonisti dell'estate torinese, Jean Luke De La Fiche e Jean Battiste Arabell, riportarono ordine e pulizia etnica con "La chansonLA CHANSON".

Essendo il "gruppo di Forza Italia", Elio e le Storie Tese non potevano non inframmezzare lo show con lo strumento per eccellenza della democrazia, ovvero il sondaggio.

"Quanti di voi sono qui per i Toto?"
"Quanti di voi sono qui per Elio e le Storie Tese?"
"Quanti di voi sono qui per entrambi?"
"Quanti di voi non sa non dice?"


La risposta unanime a tutte le domande fu sempre e solo: "MANGONI!". Elio se ne fece una ragione.

La scaletta proseguiva con l'invettiva rock contro gli spazzini comunisti, ovvero "CANI E PADRONI DI CANI", seguita da "BURATTINO SENZA FICHI", "La follia della donnaLA FOLLIA DELLA DONNA", "BUDY GIAMPI", "IL VITELLO DAI PIEDI DI BALSA" e "REPRISE", inframmezzati dall'ottimo ballo sars dell'architetto Mangoni.

Andava tutto per il meglio, ma l'imprevisto era sempre in agguato: durante "SERVI DELLA GLEBA", tutti i denti di Elio si ammollarono dentro a un toast e i Toto gli entrarono in un occhio.
La situazione era a dir poco drammatica.

Un vero artista deve comunque saper reagire alle difficoltà: the show must go on! Così, si proseguì con "FOSSI FIGO", "MIO CUGGINO" e "BORN TO BE ABRAMO", suonate male per non mettere in imbarazzo i Toto, "turisti della musica".
Infine, una eccezionale "porco" edition di "CARA TI AMO", abbellita da un bel ruttone introduttivo.

Dopo una breve pausa gli Elii ricomparvero sul palco.

"L'esercito dell'amore siamo noi, quello dell'odio sono i Toto, quindi suoniamo un'altra ora e vaffanculo!!!"

Come cantavano i poeti, approvato all'unanimità.

Livello sei, a volte ritornano le note di "LITFIBA TORNATE INSIEME", per riportare l'amore tra i popoli di Piero e Ghigo, poi riattizzato ulteriormente dalla vera chicca di quel tour: l'immortale e sempre splendida "ARRIVA CLISTERE".

Una romantica "Dopo i Toto no!" edition di "TAPPARELLA", brillando a lume di telefonino, concluse degnamente lo show. E tutti fotografammo col flash, perché, per inciso, merda piscia figa e vaffankulo.
Tapparella

Corpi su Corpi giù
I TOTO!
E si erano fatte le undici e mezza.
Per smontare il palco degli Elii e montare quello dei I TotoToto, i tecnici ci misero una quarantina di minuti, generando nella folla abbiocco, letargo, combustione spontanea, elezioni anticipate e morte.

Il giovane Iko e il Favone Grassone decisero di girare il culo e andarsene, finché erano in tempo; di Kastrox non c'era più nessuna traccia... e nemmeno di Piombino! Insomma, non sapevamo ancora che direzione avrebbe preso il sentiero della nostra vita, ma eravamo sicuri di una cosa: l'avremmo percorso a piedi.

Il concerto dei Toto iniziò verso mezzanotte e la cosa più sorprendente era la Megabatteriabatteria extralarge (quelli grossi che rompevano le palle per il flash erano andati a dormire, tanto valeva approfittarne per fotografare i dettagli ficcanti!).

Anche il resto, peraltro, non mi sembrò affatto malvagio, fu un concerto assolutamente godibile: tecnicamente erano bravissimi, dotati anche di ottime voci e alcuni assoli spaccavano di brutto.
Però, va be', io non faccio testo: mi piacciono anche le musiche dei porno anni '80, trovo che abbiano quel non so che.

All'una e mezza, in ogni caso, anche i Toto si spensero: un concerto in meno ci avrebbe separati dall'inevitabile morte.
I Toto
AFTER
Diradata la folla, provammo a cercare gli Elii nel backstage, ma era più che evidente che avevano tagliato la corda da un pezzo e a quell'ora erano già seduti sul loro cesso, con quei giornaletti là.

Identica la scelta del Favone, del giovane Iko e di tutti gli altri veicolodotati, i cui telefoni non davano segni di vita.

Con Grumo, il Pelle e gli altri diversamente automuniti, stavamo quindi già facendo la colletta per il taxi, quando per puro caso intersecammo il cammino esistenziale di KASTROX, che aveva il telefonino scarico e stava partendo per destinazione ignota.
Se non ci fossimo incrociati, quel momento sarebbe passato alla storia con la didascalia: "Skifati da KASTROX!"

Invece, il bizzarro individuo "di fori com'un terrazzo" convenne con noi che la notte era ancora giovane!
Così, aggregammo i nostri handicap nella birra di un vecchio pub irlandese in corso Francia e nel relativo puttan-tour!
Quindi, ci mandammo definitivamente ed improrogabilmente affanculo.