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Elio e le Storie Tese live in Torino - Palastampa 2003

Biglietto del concerto di Elio e le Storie Tese al Palastampa di Torino - 11/7/2003
Quante cose possono succedere in un tranquillo mese d'estate! In Arkansas il signor Terry Wallis si svegliava da 19 anni di coma e chiedeva una Pepsi, in Italia il giovane MaRoK stava per concludere dieci anni di gloriosa carriera universitaria e diventare il dottor MaRoK e a Torino dopo undici mesi di nulla stava per rifiorire la vita, grazie al consueto miracolo annuale: l'Extrafestival.

Eh sì, dopo undici mesi la città si sarebbe risvegliata dal letargo e tuffata in massa al Parco della Pellerina, oasi di musica gratis e figa a pagamento che ogni anno trasformava questa città in un luogo non ostile alla vita.
Il calendario si preannunciava interessante: musica tutte le sere, tra gli altri Jethro Tull, Motel Connection, Africa Unite, Carmen Consoli, Elio e le Storie Tese, Massive Attack... tutto questo in mezzo al verde e sotto casa... ero già pronto a sburrare e a piantarci le tende quando mi arrivò l'email di Lyde: "Brutte notizie, l'Extrafestival è stato spostato al Palastampa!"

Il Palastampa: in culo al mondo, acustica di merda, caldo soffocante, portafoglio dissestato, security rompicoglioni. Fu così che depennai tutti i concerti in lista tranne uno: quello di Elio e le Storie Tese.

In realtà avrei potuto tranquillamente cassare anche quello, ma il sogno di Elio era di vedere me ed Ivan Piombino venirgli incontro mano nella mano al concerto di Torino, per cui essere presente diventava un imperativo morale.

Quella sera gli Elii avrebbero suonato con i Toto. Di loro avevo solo un vago ricordo datato anni 80, però tutti quelli a cui chiedevo lumi mi dicevano con aria estremamente competente che erano il gruppo migliore del mondo o, a scelta, una merda.
Fatto sta che l'autistico Grumo era arrivato da Milano per vedere Elio e la fava Pelle giungeva da Empoli per vedere i Toto. Cose strane.
READY FOR HANDICAP!
Il raduno delle Fave Torinesi era fissato come sempre in piazza Massaua, da lì le vetture di Kastrox e della bella Foniuglia ci traghettarono a destinazione.
Avevo conosciuto Kastrox un anno e mezzo prima e da allora non aveva ancora smesso di cantare tutto il giorno a squarciagola El Pube e Cara ti amo con i finestrini della macchina abbassati urlando "LA MUGLIERA ORGASMAAAAAA!!!" ogni volta che passava qualche tipa per la strada. Primo commento del Pelle su Kastrox: "O ma questo l'è di fori com'un terrazzo!"
Era l'inizio di una lunga amicizia.

Al Palastampa raccattammo anche il giovane Iko, Max Kava, Sergio Bertoldini, Riccardo Lombardo e, soprattutto, il Favone Grassone, che aveva fatto tre volte il giro dell'edificio perché non era in grado di trovare l'entrata.
Alla Piombino, Favone Grassone, Kastrox vista contemporanea di Kastrox ed Ivan Piombino, l'obeso tricoleso iniziò a coniare insulti e bestemmie con maestria e creatività lessicale degna dell'accademia della Crusca, si rasserenò solo quando vide che quell'handicappato di Grumo aveva dimenticato la macchina fotografica a casa mia e quindi non avrebbe potuto fare foto per tutta la sera.
L'autistico Grumo andò avanti tutto il pomeriggio a cercare di convincere chiunque a dargli un passaggio fino a casa MaRoK e ritorno e fu inevitabilmente mandato affanculo da tutti, Kastrox compreso.
Io invece inauguravo quel giorno la mia macchina nuova, la Riva 140: in quanto Minolta mi aspettavo che facesse foto molto fighe e che si rompesse a meno di due mesi dall'acquisto. Avrebbe mantenuto entrambe le aspettative.

Intanto sul palco era l'apocalisse. I tecnici, i macchinisti, i fuochisti e gli uomini di fatica stavano montando e smontando il palco di Elio e le Storie Tese, che era un troiaio a due piani, e quello dei Toto, che era un troiaio multidimensionale.

Il Favone Grassone osservava gli strumenti dei Toto con fare giocondo e curioso: per ognuno chiedeva lumi all'espertissimo Pelle proponendogli usi alternativi mediante le frasi: "Su questo ci rutto!" "Su questo ci cago!" "Su questo ci trombo!" "Su questo ci sborro!".
Anche questo è amore.
Ivan Piombino dal canto suo assisteva alla scena con aria di superiorità, vantandosi di essere VIP perché fan anonimi gli mandavano ogni mattina sms carichi di amore e speranza per il futuro. Eccone alcuni:
  • Se il sole avesse la tua faccia, sarebbero tutte giornate di merda.
  • Fai così schifo che se pesti una merda a piedi nudi s'improfumano.
  • Sei così imbecille che se dovessi scegliere tra una merda e un risotto moriresti di fame.
  • Sei così tonto che devi macchiare le mutande di due colori diversi per capire qual è il davanti e qual è il dietro.
  • Tua madre è così orgogliosa di averti messo al mondo che la mattina ti saluta sputandoti in faccia. E tu non te ne accorgi.
  • La sola cosa che distingue la tua testa dal tuo culo non è il cervello ma il naso.
  • Sei così stupido che l'ultima volta che ti hanno detto di prendere l'autobus, hai cercato disperatamente un sacchetto enorme.
  • La tua zucca è così vuota che ci puoi mettere la candela per halloween.
  • Sei così scemo che neanche il criceto che hai in testa riesce a girare nella ruota.
  • Hai la merda al posto del cervello, e neanche tanta.
  • Hai solo due neuroni che però passano il tempo a litigare.
  • Se la tua imbecillità fosse commestibile, ci si potrebbe debellare la fame nel mondo.
  • Sei talmente idiota che Totti racconta barzellette su di te.
  • Quelli col tuo quoziente intellettivo di solito sono attaccati ad una macchina. Ma per poco, perché accertata la morte cerebrale staccano loro la spina!
  • Testa di merda!
  • Sei talmente mentecatto che al Cottolengo non ti farebbero dormire, i casi come il tuo li dirottano all'obitorio!
  • Dire che sei una nullità vuol dire darti fin troppo credito.
  • Sei talmente inutile che mi vergogno per te, tu non potresti: sei troppo stupido!
  • Forrest Gump versione integrale: "Stupido è chi lo stupido fa. Poi c'è Ivan Piombino!"
  • Scusa per lo scherzo che t'ho fatto, all'inizio era divertente ma ora mi rendo conto di aver esagerato: è veramente troppo. Ancora scusa. Con affetto, LA NATURA!
L'handicappato conservava gelosamente tutti i messaggi, orgoglioso di avere trovato la sua personalissima Nasty Sciura. Intanto gli Elii stavano provando Pagano, e noi eravamo già rassegnati all'idea che durante il concerto non l'avrebbero fatta. Ma soprattutto perché?

Nel vedere me e Piombino finalmente affiancati, sul volto di Elio si dipinse un misto di stupore, gioia e rassegnazione. Sul nostro volto di Fave si dipinse invece la massima incertezza: al termine delle prove ci avrebbero fatti uscire?

La domanda, all'apparenza priva di rilevanza universale, in realtà celava in sé un profondo dramma interiore: se alle ore otto fossero arrivati degli energumeni e ci avessero caricati fuori a suon di mazzate, ci saremmo ritrovati in fondo a qualche chilometro di coda ai cancelli e, una volta entrati, avremmo potuto vedere il concerto dai cessi del Palastampa, o da postazione egualmente privilegiata. E questo è male.

Interrogata sull'argomento, la Bolbo forniva risposte esaurienti quanto quelle del mio orale di Calcolo Numerico, e i tizi della security generavano ricorsivamente la risposta: "Chiedete a quello là!"

Memore dell'esperienza di Firenze, Grumo decise di portar fuori dal Palastampa il suo autistico culo alle ore sette. Il giovane Iko, che aveva pagato ma non aveva ancora ritirato il biglietto dalla cassa, pensò bene di seguirlo. Il risultato fu che trovarono davanti a loro un agglomerato già cospicuo di handicappati: con un raffinato giro di parole si poteva dire che se l'erano presa nel culo.
Anche all'interno però la situazione, se non marrone, era comunque discretamente grigia: data la nostra condizione di stronzi il timore di essere espulsi era altamente fondato.
Chi era senza biglietto suggeriva di nascondersi nei cessi, chi aveva il biglietto suggeriva di farselo strappare dai buttafuori dall'interno ma... come convincerli?
La soluzione era a portata di mano: prendemmo l'unica figa, Foniuglia, e la mandammo dai gorilla con un mazzo di biglietti e la frase già formulata da riferire: "Sono di quelli del fan club che rimangono dentro!".
Il piano funzionò a meraviglia e potemmo ritornare tutti quanti alla nostra prima fila, compresi quelli che il biglietto non l'avevano neanche fatto.


Pubblico rock


Ero già felice, ma l'inventiva del Favone Grassone partorì la ciliegina sulla torta: "Giovane Iko, ti ricordi che eravamo dentro? Be', ci rimaniamo, buona coda e vaffankulo!"
Le soddisfazioni della vita.

Dopo una mezz'oretta Iko e Grumo riuscirono a tornare indietro e rientrare sotto lo sguardo pietoso e schifato dei buttafuori: avevano chiuso un occhio un po' per intercessione nostra e un po' per quella del santo patrono degli handicappati. La condizione del giovane Iko, che aveva pagato il biglietto per poi entrare senza biglietto era comunque destinata a passare alla storia, ma anche quella di Kastrox si difendeva bene: dopo aver fatto l'unica cosa furba della sua vita, ovvero rimanere dentro, improvvisamente disse: "Vado a prendere una mia amica!" e se ne uscì fuori.
"Ma tenetemi un posto in prima fila eh!"
"Sìsì, tranquo!"

Poco dopo i buttafuori aprirono i cancelli e finalmente provammo la gioia di guardare dalla prima fila la mandria di handicappati che correva all'impazzata per poi finire rigorosamente DIETRO di noi.
"Oh ma sti stronzi erano qua già da prima!!!"
"Eh sì, siamo le Fave! Gnegnegnegnegnegné fankulo!"
Non so perché ma credo non gli stessimo molto simpatici.

Dopo un po' ritornò anche Kastrox.
"Ciao - disse a quelli dietro di noi - sono UNO DI LORO - disse indicando noi - sono andato a fare un giro ma ora torno al mio posto in prima fila, mi fate passare?"
Per ragioni legali non posso trascrivere la risposta, tutto ciò che posso rendere noto è che non lo avremmo più rivisto prima della fine del concerto.

Alle ore nove nessuno aveva ancora capito se avrebbero suonato prima gli elii o prima i Toto. Il destino avrebbe risposto con una sorpresa: sul palco tal Andrea DiscalziAndrea Discalzi, individuo perfettamente sconosciuto ai più, ma vincitore di Pagella Rock 2003.

"Dai, tiriamogli una bottiglia piena d'acqua!" propose il Pelle dopo l'ascolto del primo brano.
"NO - rispose il Favone - MI FA PIETÀ!"
Nessuno osò contraddirlo.

Comunque, senza nulla togliere alla straordinaria bellezza della sua esecuzione che non ha mancato di sconvolgere e rivoluzionare il panorama musicale mondiale, sottrarre tempo a un'esibizione di Elio e le Storie Tese non è un compito gratificante... saggiamente il Discalzi decise di suonare solo un paio di brani: al terzo sarebbe stato fisicamente terminato.
Unica nota positiva, l'acustica era stranamente discreta. Non perfetta come sarebbe stata alla Pellerina, ma perlomeno accettabile.
Ci fossero state anche le troie sarebbe stato il paradiso.

Seguì mezz'ora di intervallo. Una mezz'ora di quelle lunghe.
L'attesa però fu premiata: Elio e le Storie Tese fu!
CONCERTO!
"Ciao Torino! Siamo i Toto!" disse il cantante, Ciao Torino, siamo i Toto! con l'accento spiccatamente anglosassone faticosamente acquisito in tre anni di scuola media.

Per la mia gioia l'intro era ancora il bellissimo medley strumentale di basi di Pagano, Shpalman e altre 857 non meglio precisate.

Il Palastampa, oltre a tutti i difetti già citati, riconfermava anche il più grave: la security rompicoglioni. Questa volta nel mirino non i registratori ma le macchine fotografiche: potevamo fare foto, ma senza flash. Civas Stupidità della richiesta a parte, con i potenti mezzi di noi Fave non fu un problema.

La scaletta era pressoché uguale ai concerti passati: inizio con ABATE CRUENTO e GIMMI I. (cantate in italiano in onore del grande popolo "rappresentato dai coglioni" e della città "dell'asparago e della figa"), poi SHPALMAN e "Minestrone psicosomatico", alias UOMINI COL BORSELLO.
Qua e là si verificarono piccoli problemi tecnici di chiara origine dolosa ("i Toto sono invidiosi!"). Per fortuna i veri protagonisti dell'estate torinese Jean Luke De La Fiche e Jean Battiste Arabell riportarono ordine e pulizia etnica con La chansonLA CHANSON.

Essendo il gruppo di Forza Italia, Elio e le Storie Tese non potevano non inframmezzare lo show con lo strumento per eccellenza della democrazia, ovvero il sondaggio.
"Quanti di voi sono qui per i Toto?"
"Quanti di voi sono qui per Elio e le Storie Tese?"
"Quanti di voi sono qui per entrambi?" "Quanti di voi non sa non dice?"
La risposta unanime a tutte le domande fu sempre e solo: "MANGONI!". Elio se ne fece una ragione.

La scaletta proseguiva con l'invettiva rock contro gli spazzini comunisti, ovvero CANI E PADRONI DI CANI, seguita da BURATTINO, La follia della donnaLA FOLLIA DELLA DONNA, BUDY GIAMPI, VITELLO e REPRISE, inframmezzati dall'ottimo ballo sars dell'architetto Mangoni.
Andava tutto per il meglio, ma l'imprevisto era sempre in agguato: in SERVI DELLA GLEBA tutti i denti di Elio si ammollarono dentro a un toast e i Toto gli entrarono in un occhio.
La situazione era a dir poco drammatica.

Un vero artista deve però saper reagire alle difficoltà: the show must go on! Così si proseguì con FOSSI FIGO, MIO CUGGINO e BORN TO BE ABRAMO (suonate male per non mettere in imbarazzo i Toto "turisti della musica") ed una eccezionale "porco" edition di CARA TI AMO, abbellita da un bel ruttone introduttivo.

Dopo una breve pausa gli Elii ricomparvero sul palco.
"L'esercito dell'amore siamo noi, quello dell'odio sono i Toto, quindi suoniamo un'altra ora e vaffanculo!!!"
Le note di LITFIBA TORNATE INSIEME riportarono l'amore tra i popoli, riattizzato ulteriormente dalla sempre splendida ARRIVA CLISTERE e da una romantica "dopo i Toto no!" edition di TAPPARELLA, cantata rigorosamente a lume di telefonino.


Standing ovation


I TOTO!
E si erano fatte le undici e mezza.
Per smontare il palco degli Elii e montare quello dei Toto i tecnici ci misero una quarantina di minuti, generando nella folla abbiocco, letargo, combustione spontanea, elezioni anticipate e morte.

Iko ed il Favone Grassone decisero di girare il culo e andarsene finché I Toto erano in tempo, di Foniuglia, Piombino e Kastrox non c'era più nessuna traccia. Insomma, non sapevamo ancora che direzione avrebbe preso il sentiero della nostra vita ma eravamo sicuri di una cosa: l'avremmo percorso a piedi.

Il concerto dei Toto iniziò verso mezzanotte. Non era poi così malvagio, certo erano un po' monotoni, ma tecnicamente bravi, dotati di ottime voci e di batteria extralarge. All'una e mezza anche loro però si spensero: un concerto in meno ci avrebbe separati dall'inevitabile morte.

I Toto

AFTER
Diradata la folla provammo a cercare gli Elii nel backstage ma era più che evidente che avevano tagliato la corda da un pezzo e a quell'ora erano già a casa.

Identica la sorte del Favone, del giovane Iko e di tutti gli altri veicolodotati, i cui telefoni non davano segni di vita.

Con Grumo e il Pelle stavamo già facendo la colletta per il taxi quando per puro caso incrociammo Kastrox, che aveva pensato bene di spegnere il telefonino e stava partendo per destinazione ignota.
Convenne con noi che la notte era ancora giovane, così aggregammo i nostri handicap nella birra di un vecchio pub irlandese e nel relativo puttan-tour e ci mandammo definitivamente ed improrogabilmente affanculo.