A svegliarmi ci pensarono le simpatiche tipe dell'albergo, che, ad un'ora imprecisata, ma probabilmente vicina alle otto, iniziarono a piantare un bordello della madonna e, non contente, bussarono alla mia porta perché volevano dirmi quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia e, soprattutto, rifare la stanza.
Le mandai educatamente affanculo, mi girai dall'altra parte e ripresi il sonno o ciò che ne faceva le veci, imponendomi di alzarmi solo quando fossi stato sicuro che fosse passata l'alba, cioè mezzogiorno.
Non appena sceso in strada, incontrai
Angelo
degli
"Angelo & friends", i backline; ogni volta che lo vedevo, ero sempre più convinto che fosse il gemello non riconosciuto di Ligabue.
"Che cazzo hai fatto stanotte per svegliarti a quest'ora?" mi chiese con aria stupita.
"Ho guardato canale 14!" risposi.
Dalla sua espressione, capii di non essere solo.
Avevo appuntamento in spiaggia con l'autistico Grumo e il Kompagno Gillette verso l'una e, ovviamente, lungo il tragitto incontrai il Capo, che mi chiese l'elenco dettagliato di tutto quello che c'era in magazzino.
"Marok, è tutta la mattina che ti cerco!"
"Eh, sono stato impegnato..."
"Ah... mi dai l'elenco delle magliette?"
"No, l'elenco ce l'ha Grumo, è lui l'autistico!"
"Ah... puoi chiamarlo un attimo, che lo porti qua?"
"No, non ha il telefonino, perché tanto non lo userebbe, non lo chiama mai nessuno perché è autistico!"
E così, prima che il Capo esplodesse del tutto, dovetti passare in spiaggia da Grumo, farmi dare le chiavi, andare al suo albergo dalla parte opposta del paese, prendere il suo bloc notes del cazzo, ritornare nel budello e portarlo dal Capo, che mi disse:
"No, ora non mi interessa più!"
Mandai tutti affanculo, mi tuffai in acqua con Grumo e Gillette, ci rimasi fino al primo pomeriggio e poi andai a fare pranzo alla Ciassa con i buoni del Percfest, in segno di spregio.
Là incontrai anche
Stefano Incani e
Riccardo Lombardo, i vincitori delle passate edizioni, così mi sedetti con loro ed ebbi il privilegio di gustare una fantastica minestra di verdura che nessuno riuscì a finire.
Un applauso per la parola gratis.
Grumo mi aveva raccontato di avere visto
la Frappa la mattina in spiaggia,
al fitness. Malata lei a fare ginnastica al mattino, malato Grumo ad andarla a vedere, la buona nuova non mancò di rallegrarmi! Almeno quanto l'inatteso sms dello squilibrato
Grip:
"Il Kompagno Gillette mi ha convinto, oggi pomeriggio vi raggiungo anch'io al Percfest!"
In un raro momento di lucidità, Gillette mi consigliò di dire a Grip che il suo campeggio in culo al mondo aveva il posto auto: se doveva ancora partire, gli sarebbe convenuto prendere la macchina, invece di spararsi dieci chilometri in salita con tutti i bagagli.
Provai a telefonargli, ma aveva il cellulare spento. Il telefonino è per molti, ma non per tutti. Peccato.
Abbandonai
l'autistico Grumo
in ottima compagnia, quella del pandeiro del
seminario di Gilson Silveira da Pacan
e, verso le quattro, riaprii il banchetto del merchandising.
In magazzino la quantità di magliette diminuiva paurosamente, in compenso non se ne vendeva quasi nessuna! Il dottor Marok risolve.
Verso le cinque,
arrivò in piazza Grip. Aveva in spalla una borsa da un chilometro cubo, del peso approsimativo di mille tonnellate.
"Sei venuto in macchina o in treno?"
"In treno... perché ridi? È lontano il campeggio di Gillette? Dai, non ci credo!"
"Vedi la cima della collina sopra di noi? Non ti preoccupare, non è là. È in cima a una collina ancora più alta,
però dall'altra parte del paese!"
Grip non ebbe nemmeno la forza di bestemmiare e si abbioccò sul tavolo delle magliette, facendo passare per sempre la voglia di comparle a chiunque capitasse a tiro nel raggio di cento miglia.
Per fortuna, bastava fotterle dal magazzino.
Verso le sei fece la sua trionfale apparizione in piazza del nostro batterista preferito, Christian Meyer, reduce da un altro concerto la sera precedente.
"Ho pronto il cd di Collegno! Eccolo!" annunciai, trionfante!
Del resto, mi era costato una notte insonne.
"Non ora, me lo dai poi!" rispose Christian, e scappò via, verso l'ignoto.
Sono cose che fanno pensare.
Non appena Grip e Gillette si allontanarono, la quantità di pheega poté salire e infatti arrivò
la Frappa.
Non vorrei che la foto qui di fianco vi traesse in inganno: nemmeno la Frappa fu così pazza da comprare la maglietta del PercFest.
In compenso, la accompagnava
il suo nuovo tipo, tedesco.
Erano proprio una bella coppia, lui le diceva di fare in fretta perché iniziavano gli europei e non li voleva perdere per stronzate tipo il PercFest, lei invece passava il tempo a fare il conto delle calorie che aveva assunto durante la giornata, esclamando:
"Se vado avanti così ingrasso, come posso fare???" e concludendo con:
"Vado a prendermi una crépe Nutella e panna, ciao!".
Avrebbe trovato altre vie per smaltire? Chi può dirlo!
Mezz'ora più tardi, era previsto il
seminario di Christian Meyer e
Maxx Furian.
Così, adducendo ragioni professionali inalienabili, Grumo ed il Porko sottoscritto chiusero baracca e burattini e si trasferirono all'anfiteatro, che nessuno al mondo sa dove sia e invece è semplicemente la prima piazza del paese.
Tuttavia, visto che l'autistico
Grumo
aveva l'aria del disoccupato,
il Pastrano lo reclutò per stare dietro ad una telecamera, non avrebbe dovuto nemmeno compiere azioni qualificate come adoperarla, bastava che ci stesse dietro, al resto avrebbe pensato lui.
Fu allora che incontrai una vecchia conoscenza, ovvero
Andrea Beccaro, ovvero metà del duo che aveva stravinto il concorso Percfest due anni prima e che poi la sera stessa si era fatto fottere tutti i premi che aveva vinto, compresi quelli che non c'entravano un cazzo col Percfest.
In qualità di membro dell'organizzazione e webmaster del sito ufficiale del Percfest che quindi dovrebbe sapere perfettamente a memoria l'intero programma gli chiesi:
"Suoni quest'anno?"
In qualità di se stesso, mi rispose:
"Boh..."
Perfetto, eravamo nello spirito giusto.
Lasciai il buon Beccaro addolorato per l'assenza del Favone Grassone e corsi in albergo a rifornirmi di maglione e giaccavento.
L'altra sera avevo finito l'ultimo rullino della macchina foto analogica, che avevo deciso sarebbe stato l'ultimo della mia vita... ancora prima di vedere i risultati.
Quel giorno, era il primo giorno di mare della nuova macchina fotografica digitale, una
Canon Powershot A80.
L'avevo comprata due settimane prima ed era stato amore al primo pixel! Entrava in tasca e concedeva alle dita umane di controllare
tutti i parametri: tempi, apertura, potenza del flash e messa a fuoco.
Ogni volta che ne ero felice, mi ricordava il peccato delle digitali, ovvero l'
insostenibile lentezza. Vi piacevano i
soggetti in movimento,
eh? Soka! A meno di non usare, appunto, i
comandi manuali: con quelli, scattava in modo istantaneo! Tempo di impostarli, e il soggetto era andato affankulo.
L'avevo già provata dai
Farinei a Pecetto
e dagli
Elii a Collegno
e mi si era aperto un mondo: grazie al display (che era addirittura girevole!), potevo tentare inquadrature che prima potevo solo sognare; grazie ai comandi manuali, potevo finalmente fare a meno del flash o calibrarlo meglio; ad ogni errore, potevo correggere e imparare... era un altro mondo!
Poi, regolarmente, perdevo una foto perché NON scattava in tempo... e ritornavo a rimpiangere la pellicola. Tutta la sera così! Io sì che mi so divertire.
Siccome pare che queste nuove macchine siano molto più delicate di quelle a pellicola, decisi di non tenerla al collo, ma
la misi nella tasca dello zaino, perché è un posto sicuro... no?
Quindi, ritornai in piazza giusto in tempo per l'inizio del concerto.
CONCERTONE!
Cambiava la forma, ma gli elementi erano sempre gli stessi:
Maxx Furian e
Christian Meyer si sfidavano nella
DRUMS BATTLE, con la partecipazione straordinaria di
Riccardo Lombardo.
Lo spettacolo fu frizzante e divertente, in perfetto stile Drummeria, tanto che per un po' riuscì a far rimanere svegli persino Grip e Gillette.
Nel frattempo, erano arrivati anche il Tedesco e, soprattutto, la Frappa: era tempo di tirare fuori la macchina foto dallo zaino e tenerla al collo, vi pare?
Dopo la drums battle seguì un lungo assolo di piano dell'esimio
Franco D'andrea; era bravo, però Grip e Gillette non lo sapranno mai, perché collassarono dopo due minuti. Viva la gioventù.
Dulcis in fundo, si scatenò sul palco il brillante show dello
STEFANO BOLLANI QUINTET.
Anche questa volta, il Pastrano dava il meglio di sé andando avanti e indietro sullo sfondo del palco
tenendo la telecamera in mano, mentre camminava obliquo.
"Guarda il Pastrano!" sussurrai al Kompagno Gillette, per farlo rimanere sveglio.
"Ma io non ho capito, chi è questo Pastrano di cui parlate sempre?"
"È quello che faceva il sito del Percfest con Frontpage prima che arrivassi io, ora non ho capito che cazzo faccia comunque lo vedo sempre con una telecamera in mano..."
"Eh?"
"È quello obliquo!"
"Ah, ho capito!"
Basta essere chiari nella vita.
Dopo un po', l'autistico Grumo mi fece notare che
dalla tasca del mio zaino usciva della schifezza bianca.
Gillette ipotizzò che fosse sborra, però non avevo nani da giardino eiaculanti e schizzanti dentro lo zaino! Così, decisi di aprire per dare un'occhiata.
La crema solare, che tenevo nella tasca davanti,
era completamente esplosa, insozzando tutto l'interno irrimediabilmente.
Fu bello pensare che in quella stessa tasca,
fino a pochi minuti prima, proprio di fianco alla crema solare,
c'era la macchina fotografica nuova, collocata lì perché era un posto sicuro. Se non fosse arrivata la Frappa e non me la fossi messa al collo,
me la sarei fottuta per sempre, al primo giorno di PercFest!
I casi della vita.
Nel frattempo, il batterista di Bollani, per gli amici
Cristiano Calcagnile,
si dimostrava davvero una potenza della natura.
Prima del concerto,
ci aveva lasciato da vendere qualche cd del suo gruppo, che non c'entrava un cazzo con Bollani, ma, già che c'era, tentar non nuoce! In ogni caso, ci stava simpatico e così
ne spacciammo una manciata a qualche turista straniero che ci chiedeva il cd di Bollani, in alcuni casi dicendogli che era l'incisione live in diretta della serata, stile cd brulé di Elio.
Secondo me, non si sono accorti di un cazzo nemmeno dopo averlo ascoltato.