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Capitolo 5 - Sabato 30/6/2007 - SUDUOKU

Avevo passato buona parte della notte a sognare le sfighe Nerd di Loser, perché anche in sogno io mi so divertire. E tutto ciò mi aveva donato una nuova dose di energia e speranza per il futuro: ero già sveglio prima dell'alba!!! L'orologio segnava le undici e mezza.

Scesi le scale con la massima lentezza possibile: non volevo correre il rischio di fare in tempo a vedere il fitness. Purtroppo lo stavano facendo DAVANTI AL MIO ALBERGO... ed ERANO IN RITARDO! Volente o nolente, lo vidi TUTTO e DALL'INIZIO.

"Va be', almeno ci sarà pheega!" pensavo.
Poi incontrai nell'ordine Massimo, Uollano, Loser, Grumo e... Don Diego meets UollanoDON DIEGO!!!
Ebbene sì, era spuntato anche Don Diego, dal nulla.

"Ma tu non paccavi l'intero Percfest perché sabato a Milano c'era Elio?"
"Ho cambiato idea!" rispose il Don, imperturbabile.
Analizzando con calma la situazione, avrei poi scoperto che Don Diego aveva avuto l'intenzione di paccare l'INTERO Percfest solo perché a Milano ci sarebbe stato Elio per UN GIORNO: il SABATO. Ed alla fine era venuto al Percfest solo per UN GIORNO: IL SABATO!
Un genio.

Don Diego però non era nulla in confronto a LoserLoser, che stava in spiaggia con una maglietta di color rosso sbiadito su cui era disegnata una tastiera da computer.
Non intera, però: i pulsanti erano pochi, e componevano la scritta B A S T A R D.
In più c'erano CTRL ALT e DEL, i tasti per riavviare il sistema operativo.

Quella maglietta era un manifesto programmatico.
Era la determinazione nel non voler trombare per NESSUNA ragione al mondo in NESSUN angolo del pianeta, nemmeno con una donna priva di vista, udito, olfatto, gusto e tatto, nemmeno per SBAGLIO e PAGANDO: finché fosse rimasto con noi, sarebbe stato l'uomo giusto nel posto giusto nel momento giusto.

SCHIFATI DA LOSER

Al momento di svaccarci in spiaggia, lo squadrone anti-pheega si dispose a forma di GIAPPONE. Non nel senso di handicap, che era comunque abbondante e consistente, ma di arcipelago: c'era talmente tanta gente che era impossibile trovare uno spazio contiguo che ci ospitasse tutti.

Di Massimo e della relativa pheega non c'era più traccia, però in spiaggia c'era parecchia gioventù femminile che aveva il suo bel perché. Molte erano bionde, oltre che minorenni, quindi avremmo tranquillamente potuto aggiungere TOZOO! Infatti io guardavo UOLLANO e LoserLOSER. Erano quelli accampati più lontano: Loser parlava a voce alta, sicuro che la confusione e le urla della folla l'avrebbero insonorizzato. Errore!

"Ma dimmi un po', come li hai conosciuti QUELLI?" chiese a Uollano, indicando me, Grumo e Don Diego.
"Ho beccato Marok una notte in chat... - rispose il nostro amico senza chiocciola - E gli altri di conseguenza!"

Loser tirò due o tre imprecazioni in codice nerd, seguite da un po' di uno ed undici mischiati ai punti esclamativi, e poi disse: "CERTE NOTTI BISOGNEREBBE SPEGNERE IL PC E ANDARE A DORMIRE!"

Il mondo beve la nostra birra! Sì: eravamo stati SCHIFATI da LOSER!!!
Fu un'emozione.

Di fronte ad un evento di tale portata, l'imperativo era festeggiare: ci incamminammo tutti da Non MariaSole, dove brindammo alla non pheega con quattro birre ed una Coca.

Per rispetto della privacy, non vi dirò chi è l'unico handicappato che ha ordinato la Coca. Ogni riferimento ad un'immagine contenuta in questa pagina è puramente casuale.

Comunque, eravamo l'unico tavolo di soli maaski, circondati da piccioni che si uccidevano per una briciola di pane.
È normale: tutti sclerano il sabato del PercFest.

Dopo mangiato, Loser e Uollano ci dissero l'ultima parola che mi sarei aspettato di sentire da loro: "Addio!"
Il mondo beve la nostra birra! "Partite adesso??? Che cazzo di senso ha?"
Il sabato sera era la serata centrale del PercFest, ci sarebbe stato il mondo! E loro andavano via.
"Eh... domani ho da fare!" rispose Uollano.
"Ma domani è domenica..."
"Eh lo so, ma devo andare... ciao!"

L'unico motivo che poteva spingere Uollano a paccare il sabato sera al PercFest si poteva riassumere in una parola: pheega.
Infatti andò via con LOSER.
Perfetto.
Federico Paulovich rocks

RICCARDO LOMBARDO SHOW

Alle quattro mi incamminai stancamente verso la piazza.

In teoria non ci sarebbe stato bisogno di me per il soundcheck della finale: i concorrenti avrebbero dovuto sapere già tutto dalle sere precedenti!

Infatti nessuno si ricordava un cazzo, ai concorrenti mancavano strumenti, gli ampli non andavano, Angelo sclerava, ed io avevo avuto il tempo di trovare un referente ed un colpevole per ogni problema per cui avessero potuto interpellare me... tutto era perfetto.

Finché, in un angolo della piazza, non vidi LUI: Riccardo LombardoRiccardo Lombardo.
Batterista eccezionale, vincitore del Concorso Percfest nel 1999, mio ex vicino di casa a Torino, mio ex allievo di flauto quando facevamo la scuola media, segni particolari: completamente fuori di melone.
"Ma ciao!" dissi.
"Ciao Marok!" rispose.
"Quest'anno suoni?" chiesi, in qualità di webmaster del sito del Percfest che dovrebbe sapere il programma a memoria.
"Boh!" rispose lui, in qualità di se stesso.
Perfetto, tutto andava secondo copione.

Giunti anche Grumo e Don Diego, iniziammo a parlare del più e del meno ed il cazzeggio prese il volo.

"Ho sentito Christian Meyer qualche giorno fa! - diceva Riccardo - Ho cercato di convincerlo a venire al Percfest ma niente... è superimpegnatissimo col tour di Elio! Mi ha detto che faranno già sentire degli inediti... voi ci siete a Collegno il 2 luglio? Io se riesco ci vado e... ODDIO MI SONO INNAMORATO!"
Le ultime parole di Riccardo ci arrivarono in fade out: senza dare alcun cenno di preavviso, si era messo letteralmente a CORRERE verso la cameriera pheega di Zazà.
Lei lo guardava TERRORIZZATA.
Come darle torto...

Avevo già visto scene simili altre volte: Riccardo lo faceva SEMPRE, quando andavamo in birreria assieme.
Non era mai volgare, era semplicemente inquietante. Attaccava bottone con perfette sconosciute, purché giovani e carine, e diceva loro frasi tipo: "Sei la donna della mia vita!" "Mi sono innamorato di te!" "Scusa, ti posso dire che sei bellissima?"
Inutile dire che la pheega SCHIFAVA non solo lui, ma anche tutti quelli che gli erano vicino... cioè noi.

Vedemmo la cameriera pheega di Zazà SCAPPARE dentro il locale e vedemmo Zazà uscire.
Prima che qualcuno potesse incolpare me di qualunque cosa perché quello là era amico mio e l'avevo portato io al PercFest, mi rifugiai nei locali del budello per vedermi un po' di seminari in santa pace.

L'OBLIQUO

La pace fu di breve durata, perché alla taverna dei saraceni c'era LUI: il PastranoPASTRANO!
FINALMENTE!!!
Era in piedi, di fianco ad una colonna verticale con la quale formava un angolo di trenta gradi.
"Ciao! - gli dissi - E i dvd?"
La sua risposta mi lasciò di stucco: "CIAO! I DVD CE LI HO!!!"
"Ma come? - obiettai - Federico mi aveva detto che non li avevate fatti..."
"Quelli di quest'anno no! Però ho quelli dell'anno scorso!!! Che ne dici di venderli a 17 EURO?"

17 euro... era il prezzo più idiota possibile ed immaginabile... dare i resti sarebbe stato l'INFERNO!
Io però non c'entravo più un cazzo: al banchetto c'era GRUMO!
"Mi sembra una buona idea - commentai - ma parlane con GRUMO... al banchetto c'è lui!"

Osservai divertito il passo obliquo del Pastrano allontanarsi verso la piazza, pronto ad impartire le più improbabili istruzioni all'autistico Grumo. Poi mi svaccai dal Pignuin a vedere lo show di Giorgio Palombino, che aveva il suo ottimo perché.

LA FINALE

Allo scoccare delle ore nove, alle quali andava sommato l'offset della canonica mezz'ora di ritardo, iniziò il momento più temuto dal mio giovane corpo: la FINALE.
Per il pubblico e per i concorrenti era il momento più bello del concorso, ma per me era un incubo: gli altri anni i giurati avevano decretato il vincitore con scarti vicini ad UN CINQUECENTESIMO... il mio più piccolo errore di calcolo avrebbe mandato a troie tutto il concorso, così dovevo rifare i conti almeno TRE volte per essere sicuro di non avere sbagliato.

A sfidarsi sarebbero stati i tre dui che avevano vinto le tre semifinali precedenti: il duo Alberto FirpoMarcello Mameli/Alberto Firpo, il duo Mauro Casadio/Gianluigi Staffa ed i Suduoku, cioè Nicola Angileri e Federico Paulovich.

La gara fu bella ed agguerrita, ed al termine tirai un sospiro di sollievo: per la prima volta nella storia del PercFest, la giuria ebbe il buon cuore di dare un responso NETTISSIMO! Il Suduoku aveva sbaragliato gli avversari per la bellezza di 79 punti su 100, contro i 63 del duo Staffa/Casadio ed i 61 del Mameli/Firpo.

Niente esaurimento nervoso, questa volta l'avevo scampata.

Di tutti i gruppi che avevano vinto il Percfest, il Suduoku sarebbe passato alla storia per il nome: era il più assurdo che avessi mai sentito, almeno fino al 2007. E, soprattutto, una foto che gli avevo scattato durante la finale era la LA FOTO NUMERO 34567!foto numero 34567 della mia S2! Sono soddisfazioni!

Sul palco, intanto, si scatenava la splendida voce di Danila Satragno, magistralmente accompagnata dal caro, vecchio Alessio Menconi, che ben conoscevamo come chitarrista del Trio Bobo!

Il duo proiettò il pubblico jazz in un angolo di Paradiso, però tutt'intorno stava eruttando il delirio.
Per fare i conti mi ero spostato in spiaggia, perché a quell'ora era la parte meglio illuminata del paese e non c'era nessuno a rompere i coglioni. Supponevo che poi rientrare dietro al palco per dare al Capo le schede non fosse un problema: in nessuno degli anni precedenti lo era mai stato! Quella fu l'eccezione che conferma la regola.

Una folla di disperati aveva occupato i balconi ed il tetto di una casa in costruzione Satragno quintet ai bordi della piazza, ed era arrivata la POLIZIA per sgombrarla.
Tutto questo accadeva esattamente nel punto in cui sarei dovuto passare io per portare le schede al Capo, ed avrei dovuto a tutti i costi superare il blocco prima che iniziasse la seconda metà del concerto!!!

In quei momenti, avrei desiderato persino fare il cambio con Grumo al banchetto.

Di culo, l'esibizione di Danila Satragno ed Alessio Menconi si prolungò ben oltre il previsto, grazie all'intervento a sorpresa di Dado Sezzi e Marco Fadda... senza saperlo mi avevano salvato la vita: riuscii a raggiungere il Capo appena in tempo! Un minuto di ritardo e sarei stato fottuto.
Era una bella giornata, in fondo.

Appreso il verdetto, il Suduoku ostentò la più serena imperturbabilità... come si vede nelle seguenti diapositive.
Una composta reazione di gioia Nel caso non fosse chiaro, avete vinto!

IL JAZZ CONTINUA!

La gioia era anche la mia: il lavoro, per quell'anno, era finito.
Da ora in poi mi sarei potuto godere il Festival nella più totale pace e tranquillità...
Forse.

Ero curioso di sapere che cosa stesse combinando Grumo: mi incamminai verso il banchetto, perché volevo stare a guardare l'autistico mentre lavorava!
Fu allora che gli Angelo & Friends, senza alcun segno premonitore, impazzirono.
Irruppero sulla gente sdraiata in terra, urlando: "VIA! VIA! DOBBIAMO SGOMBRARE TUTTO!!!"

"Che succede?" chiesi a Max, che era l'unico tranquillo.
"Oh, niente - rispose Max - Deve arrivare Gilson Silveira con una band di TRENTA PERSONE, deve ATTRAVERSARE LA PIAZZA e si devono mettere a suonare QUA, sotto il palco, dove adesso c'è il mondo!"
"Ah... - mormorai - quindi se io volessi, tipo, attraversare la piazza per andare al banchetto?"
"Mah... prendi un elicottero..."

La rassegnazione con cui Max diceva tutto ciò era ammirevole.
Nessuno si poneva nemmeno il problema di COME far uscire la gente, visto che NON C'ERA UN'USCITA.
Finché, dal fondo della piazza si sentì un boato... poi un altro... colpi fortissimi, come spari di cannone.
"BOM! BOM! BOM!!!"
Nella piazza calò il silenzio.
"BOM! BOM! BOM!!!"
Trenta tamburi sincronizzati all'unisono tuonavano all'estremo della piazza e la folla, terrorizzata, si aprì.
"BOM! BOM! BOM!!!"

Era Gilson Silveira con la sua band, il Comunicato SambaComunicato Samba.
I trenta divisero la folla come Mosé il mar Rosso: la gente schizzava via, corpi si tuffavano su altri corpi, era l'Armageddon.

I musicisti riuscirono ad arrivare fin sotto il palco in pochissimi minuti, quando una persona normale ci avrebbe messo sì e no un'ora!

Dopo lo spavento iniziale, la folla pian piano ritornò allo stato solido ed i corpi, lentamente, si decompressero fino a riacquistare la forma e la postura originale. Tutti sembravano incuranti del fatto che, com'erano arrivati, i trenta sarebbero dovuti uscire: sarebbe stato il secondo canto dell'inferno.

Il gruppo successivo fu il Gianni Basso Quintet, con Gianni Basso al sax, Dino Piana alla tromba, Renato Sellani al piano, Luciano Milanese al contrabbasso ed il sempre grande Sangoma Everett alla batteria.
Splendido.
Sarebbe superfluo da parte mia far notare che Dino Piana è il gemello del Maestro Pregadio della Corrida di Corrado... un professionista serio non nota queste cose.

AMARCORD

Al termine del primo brano si aprì un varco dietro al palco!!!
Probabilmente era imploso qualcuno...
Peccato.

E va be', approfittai del via libera per sbucare nel lungo mare: era l'unica strada per arrivare al banchetto di Grumo. Attraversare la piazza sarebbe stato impossibile, a meno di non avere a disposizione trenta tamburi.

Arrivai al Grumo Point che erano le undici, l'assalto dei barbari era già iniziato e Grumo era DA SOLO ad affrontare il MONDO: Don Diego, che era di fianco a lui, se ne sbatteva i coglioni. Che immagine meravigliosa.

"FINALMENTE! - disse Grumo - DOVE CAZZO ERI FINITO???"
"Ma buonasera anche a te! Serve una mano?"
"MUOVI IL CULO E METTITI AL BANCHETTO! SUBITO!!!"

Cd Quei momenti un po' mi erano mancati...

In due riuscimmo a sopravvivere abbastanza bene. L'unico vero problema era dare i resti, perché quell'anno non c'era neanche UN prezzo che terminasse con un cinque od uno zero.
In compenso, la maggior parte di quello che la gente chiedeva NON ESISTEVA o, nella migliore delle ipotesi, era ESAURITO.

Il principale oggetto del desiderio collettivo erano i CD degli anni passati: li chiedevano tutti.
Nota bene: i CD, non i DVD.
Anche gli altri anni il ritornello era sempre lo stesso: i dvd venivano schifati, perché nessuno avrebbe mai trovato il tempo di guardarli. E, soprattutto, costavano più di 10 euro, che era il limite massimo che la gente fosse disposta a spendere.
I cd invece avrebbero fatto gola a tutti: costavano un cazzo, si copiavano nel lettore mp3 e si portavano dappertutto... Grumo ed io avevamo provato a suggerirlo anche gli anni passati, ma naturalmente eravamo sempre stati SCHIFATI: nessun cd era mai stato prodotto.
Il Pastrano e Re Federico da quell'orecchio non ci avevano mai voluto sentire.
E va be', chissenefotte.

LO SCHIFOSOIDE

Tra i vari clienti che affollavano il banchetto, vale la pena di segnalare due nostre vecchie conoscenze: Ilaria e SnafuIlaria e Snafu.

Anche per loro sembrava che il tempo si fosse fermato: Snafu era ancora "la Nikon con il grasso intorno", perché girava tenendo al collo una macchina fotografica cubitale che però NON usava.
Ilaria lo seguiva a braccetto e fotografava soggetti improbabili con una compatta manuale della Canon, che teneva in automatico.

"Non imparerò mai ad usarla..." si lamentava.
"LEGGI IL MANUALE!!!" rispondeva Grumo, autistico.
Lui sì che ci sa fare con la pheega.

Snafu era parecchio inquieto, si guardava intorno con aria intimorita. Chissà poi perché...
"Che c'è? - gli chiesi - Troppa pheega? Tanto non ci caga, tranquillo!"
"No... - rispose - mi stavo chiedendo... da qualche parte c'è anche lo SCHIFOSOIDE che ABUSÒ del mio CROSTACEO?"

Lo "schifosoide" era Schopenhuaer, che nella cena del dopo-TROIA aveva FOTTUTO un astice dal piatto di Snafu, se l'era messo in bocca, l'aveva SPUTATO per terra e poi l'aveva CALPESTATO.
Da quando lo conoscevamo, avevo sentito battezzare Schopenhauer in molti modi, tutti rigorosamente offensivi, ma quella era la prima volta che in suo onore veniva coniato l'appellativo "schifosoide". Aveva una sua poesia, in fondo.

"No, Schopenhauer non c'è - risposi - Mi spiace..."
"Meglio!" rispose Snafu.
Ragazzo permaloso.

AFTER

Una volta chiuso il banchetto, portammo Snafu ed Ilaria da Mayflower: eravamo curiosi di vedere che faccia avrebbe fatto Remo nel vederci con una donna. Fu un bel momento.

Massimo veniva raramente da Mayflower, da un paio d'anni le jam erano altrove e lui non poteva farne a meno: in quelle circostanze il musicista che era in lui prendeva il sopravvento.
Invece un'oretta dopo si presentò a noi, felice come non mai.

"Ragazzi, vi devo raccontare la scena più bella del mondo!!!" disse, trattenendo a stento le risate e le lacrime.

Il protagonista era Riccardo Lombardo, il batterista che nel pomeriggio aveva traumatizzato a vita la cameriera pheega di Zazà.
Riccardo stava dominando la jam da Pacàn, prodigandosi in mille assoli mozzafiato. Tutto filava liscio come l'olio... finché non accadde un imprevisto: nel locale entrò una pheega.
Come ci vedono i nostri cazzi Riccardo LA VIDE, INTERRUPPE IL CONCERTO, POSÒ LE BACCHETTE, SI ALZÒ e CORSE VIA.
Per inseguire la pheega!
Tutto ciò davanti al pubblico, che era rimasto ammutolito.

L'unico che non si era scomposto era proprio Massimo, che aveva approfittato dello scompiglio per sedersi al posto di Riccardo Lombardo, riuscendo così a strappare per un paio di brani l'accompagnamento di mostri sacri del jazz.
Meraviglioso.

Dedicammo il successivo giro d'alcool a Riccardo Lombardo ed all'invincibile forza naturale che logorava i neuroni dei giovani uomini, consumandoli nell'accelerazione centripeta verso il principio assoluto: la pheega.

Comunque, il bello di Mayflower era che la notte era sempre giovane! Snafu ed Ilaria invece no: alle tre iniziarono a manifestare i primi segni di cedimento.
Effettivamente, vivere portandosi dietro una Nikon da dieci chili appesa al collo non dev'essere poi così piacevole... però c'è di peggio, in fondo... ne sa qualcosa John Holmes.

"Marok! Ti volevo chiedere una cosa!" disse Snafu, sbadigliando.
"Sì?"
"Non è che ti avanzano un paio di PASS DI ALAN MAGNETTI?"

"Potere dell'alcool!" pensavo, mentre Ilaria e Snafu venivano con me in albergo per ricevere il prezioso dono.
Porto sempre con me un paio di pass, perché sono sicuro che prima o poi incontro qualcuno che li merita.

"Siatene degni! - dissi - E non scroccate nulla che io non scroccherei!"

Guardai dalla finestra del mio albergo i due handicappati allontanarsi felici e contenti, finché non furono sagome nere che scivolavano lungo l'accesso facilitato del mare.
Con quelle facce, ce l'avrebbero mai fatta ad entrare gratis col pass di Alan Magnetti anche ad un solo concerto?
Od avrebbero dovuto pagare quintuplo?
L'avremmo scoperto solo vivendo... intanto vaffankulo.