Come ogni anno che sta per finire, anche il '97 non poteva che rompere il cazzo riproponendoci il caro vecchio interrogativo: "Ma che minchia facciamo a Capodanno?"
Ogni anno, la festa innominabile giocava a fotterci mutando forma alla sfiga: alluvioni, pacchi, tormente, eruzioni vulcaniche, retroispezioni della Finanza, sviluppo di foruncoli all'interno di cavità inesplorate del nostro corpo.
Quest'anno, però, avrebbe superato se stessa: vestita di quasi umana sembianza, ci avrebbe aspettato in una modesta birreria, davanti a un innocuo gioco da tavola, in un freddo sabato sera destinato a rimanere scolpito nello stronzio, per tutti i secoli dei secoli. E vaffankulo!
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Sabato 20 dicembre - CASA DOLCE CASA
Quel sabato mi ero svegliato mezz'ora dopo l'alba (mezzogiorno e mezza), avevo spalancato la finestra e le palle avevano gridato: "CHIUDI, STRONZO! È DICEMBRE!!!".
In fin dei conti, avevan le loro ragioni.
Mi ero dimenticato che ero appena tornato dal mare: mi ero sparato otto giorni in un paese per soli vecchi chiamato
Andora,
in Liguria, nel deserto tra Cervo e Laigueglia. Dove pensate non ci sia nulla!
Quella è Andora.
Anche stavolta, era tutta colpa di BabboMarok, che era stato assunto da un albergo perché sapeva fare tutto ciò che c'era da fare in bassa stagione: una benemerita minchia.
Erano stati otto meravigliosi giorni da eremita, unico cazzo come a Lettere, ma senza la pheega, a zonzo tra le spiagge e le colline, settate in modalità estate perché Andora non la cagava nessuno, neanche il Generale Inverno.
Solo due cose facevano davvero schifo ad Andora: la prima ero io, la seconda era quell'albergo, l'Ariston; l'unica "vita" era il suo pianobar in playback, che la sera attirava cazzi mosci di pensionati e passati di baldracche, roba da rimpiangere i fantasmi
dell'Overlook di Shining.
E adesso, invece, ero di nuovo a ghiacciarmi le palle al
PalaBorghezio,
dove comunque si eremitava bene: la Voce della mia Coscienza era al Polo Nord col circolo delle Antichità, il Vicino di Merda era affankulo e persino la padrona di casa,
Nerina,
attraversava un perenne letargo. Era tutto perfetto!
Poi il telefono squillò.
"Ueilà, giovine, cazzo di fuggitivo! - esclamò festoso
Jena il Rollatore- Sei tornato dal Liechtenstein?"
"No, sto là. È bello!"
"Minchia sei troppo sgualdrino! Cazzo fai oggi?"
"Una minchia, fa un freddo porco. Stavo così bene al mare, era estate, cioè..."
"Non me ne fotte un cazzo, Marok! Ho preso anch'io il computer e..."
Ecco. Quando una telefonata inizia così, la giornata può finire in un solo modo: nel cesso.
IMPRESSIONE ARTISTICA
Il viaggio a CasaJena alla fine fu ripagato: c'era cazzeggio ovunque.
Da quando era stato SEGATO ad Economia, Jena il rollatore sapeva che sarebbe partito per Naja e quindi... studiare? Eh no, ormai, esami fankulo.
Lavorare? Eh no, ormai non poteva essere assunto, fino al congedo!
E i suoi? Ben lungi dall'incazzarsi, si erano inteneriti al punto da comprargli un Pentium, sotto Natale (quando costava il doppio) e... vaffankulo, montava una scheda video Virge con cui tutto girava meglio che a casa mia.
"In Italia, questo gioco sarebbe illegale persino se l'avessimo comprato! - spiegai, lanciando
Carmageddon- Dicono che investire la gente con la macchina non sia carino! Quindi, l'unica versione che puoi comprare è una più pallosamente corretta, con gli zombie al posto delle persone!"
"Ma non capiscono un cazzo! - obiettava Jena - Non è tanto ammazzare la gente la figata... cioè, sì, anche! Però è più andare contro la roba, le altre macchine, ma pure i distributori di benzina! Ueilà, guarda qua, quattro stronzi assieme, 4x combo bonus! E ora? Bonus for artistic impression!"
In effetti, quel giorno avrei preferito tornare a casa in pullman, ma Jena il rollatore insistette per darmi un passaggio: "Vedi quella macchina là? Cioè, adesso ho proprio l'istinto di andarle contro!"
"Hm..."
"Minchia, guarda la vecchia sulle strisce... cazzo, è quella del gioco! Com'era? Bonus per impressioni artistiche? Che figata, grazie Marok! Ma non vorrai andare davvero già a casa!"
"Ecco... avrei un appuntamento e..."
"Dai, a 'sto punto stiamo fuori! Andiamo a bere! E stasera puttan-tour! Cazzo, guarda la pompa di benzina! Minchia, ma vedi che bordello se salta?"
In una storia perfetta, gli sarebbe arrivata la cartolina di Naja in quell'istante... e i militari l'avrebbero messo a guidare un carro armato.
E così il giorno dopo, al TG: "Aggiornamenti sulla strage: arrestato il terrorista che ipnotizzava i militari italiani coi videogames pirata. Il suo nome in codice hacker è Marok, a suo carico già una
denuncia per pubblicazioni oscene presso il commissariato di Rivoli, nel '96.
Al momento, il movente resta ignoto. Il suo covo, nel quale è stato rinvenuto un arsenale di crimine informatico, ha sede nello stesso palazzo del noto deputato della Lega Nord Mario Borghezio.
Possibile un legame coi
Serenissimi di piazza San Marco?
La parola all'esperto di cultura giovanile, l'esorcista vaticano Beat!".
Anche dal carcere, sarebbe stata una bella recensione.
FIORELLO, L'EMISSARIO DELLA SFIGA
Rapito dall'euforia, Jena il rollatore passò a raccattare gli unici disperati che non lo mandarono affankulo, che erano tantissimi, cioè quattro:
Attila,
Diste,
Fra
e
Lyde,
che finì come sempre nel bagagliaio.
Menzione d'onore a Niger, il muto che voleva fare il DJ:
ci rispose la madre, era andato in America... e non ci aveva detto un CAZZO!
Era il pacco del millennio.
"Oh, giovini! - propose Attila - Vi va di beccare un mio amico di Psicologia? Dice che stanno in Strada San Mauro, dai, non è in culo!"
Il viaggio fu un'odissea nel biodegrado urbano. Jena stabiliva i punti per ogni tossico o puttana che avrebbe saputo centrare, Attila ci spiegava che il locale era il
"Dirty Dick",
cioè "Cazzo sporco, tipo Giovi!", ma il peggio era il suo amico, che era basso, biondo, con gli occhiali e lo chiamava... Fiorello!
"Va be' - si giustificava Attila - È perché ha il codino! Se ha il codino è Fiorello!"
"Tranquilli! - rispose Fiorello - Chiamatemi come vi pare! Tutti mi danno un casino di soprannomi, da Riccardo Fogli a Lamas, ma fino a sacco di merda ci sto dentro!".
In fondo, era una brav'uomo.
Anche i suoi amici erano trasgressivi, per esempio stavano giocando a Trivial Pursuit: "Che cosa rese felice nel '35 Frank Capra? L'erba o l'oscar?" "Minchia, L'ERBA!!!" gridò Lyde, che non poteva fumare perché era handicappato.
Nessuno ci fece caso, per fortuna, perché a Fiorello squillò il cellulare. E sbiancò.
"Nella mia macchina hai lasciato le chiavi? - gridò Fiorello - Minchia. E dove cazzo stai ora? A NICHELINO??? Ma sei serio? Ma col CAZZO che te le porto, minchia sto a 20 chilometri, ti pigli il taxi e te le vieni a prendere. Cazzo vuol dire che sei da solo e non hai i soldi per il taxi? E ho capito che stai congelando, ma minchia... ma come cazzo... ma no, ma cazzo, ma porca troia, ma ci siamo appena seduti, ma NOOOOO! Porca puttana bastarda..."
La compagnia di Fiorello si rassegnò al loro peggiore acquisto, il cellulare, e si dileguò, lasciando sia i soldi della birra già ordinata sia la birra ancora da bere. Brave persone.
Era un vero peccato che, ad occhio e croce, non li avremmo rivisti mai più.
Il giorno successivo, però, avremmo visto Elio in tv
a Mai dire Gol!
Ci potevamo accontentare.
Attila - Cazzo di fuggitivo
Attila (1.86M)
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1. Attila - Cazzo di fuggitivo 00:58
2. Jena - Diverbio familiare 00:22
Mercoledì 24 dicembre: DIVERSAMENTE VIGILIA
Era la vigilia di Natale, ma io mi alzai due ore prima dell'alba (le dieci del mattino), perché era tornato lui, il Vicino di Merda.
A quanto pare, però, c'era chi stava peggio: trovai due messaggi in segreteria. Li potete ascoltare qua sopra, se dominate la tecnologia (oppure fate finta di nulla fischiettando!), comunque il primo era del giovane
Attila:
"Ueilà, giovine, cazzo di fuggitivo, senti qua, per Capodanno, ci sarebbe una proposta di Fiorello...".
Porca troia, Capodanno con Fiorello.
Il secondo era di Jena il Rollatore: "Cazzo, se vuoi venire con noi a Capodanno, mi devi chiamare e..."
STOP. Una voce femminile anziana applicò censura morale!
E Jena, farfugliando, morì.
Si preannunciava una grande serata, così telefonai all'assistenza Minolta perché la sera prima si era spaccata la macchina foto... e non potevo certo restare senza a Capodanno, no?
Era la seconda che si cimiva nel '97 e non vedevo l'ora che ci cimisse pure quest'anno di merda, con la differenza che la macchina foto, almeno, era in garanzia.
E l'assistenza Minolta rispose: "È NATALE! FOTTITI! SOoOø¤º°`°º¤øka!".
Quindi, le foto che state vedendo in questa storia? È tutta una truffa, sono di repertorio! Per ottenere un rimborso, compilate quel modulo là.
E va be', però vi assicuro che quella sera il gancio con Fiorello era in un bel posto: si chiamava
Grand Canyon,
era sempre vuoto ed era in corso Cosenza al numero 123, che era un codice da handicappati.
Mi ricordava tanto Andora!
Era al nostro livello.
"Allora, stasera c'è LO PELO?" domandò Fiorello, sorridente.
Risposta di Attila: "Ma chi è Lo Pelo? Fra?"
Da allora, il signor Canyon ci prende ancora per il culo.
Per nulla amareggiato, Fiorello ci spiegò che la festa stupenda a cui ci invitava era in un paesino chiamato Sanfré, tra Racconigi e Bra.
Va be', però era una villa del '700 piena di pheega!
Ma piena, eh!
Piccolo inconveniente, si pagavano 65 carte.
Eh sì.
"Però, dai! - commentarono Attila e Lyde - Mica male come idea!". "Ma sì, infatti! - replicò Jena il rollatore - Anche a me piace la merda! È buona! Gnam gnam!
Mmmm... che avete cucinato oggi? Pulpett' di mmmerda?"
Ci piace ricordarli così.
Jena - A me piace la merda
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1. Jena - A me piace la merda 00:11
2. Joco - BIP! 00:13
Venerdì 26 dicembre: IL CULO HA UNA SUA DIMENSIONE
Ridendo e scherzando, si era fatto Santo Stefano, martire lapidato per blasfemia... e potevamo capirlo: poche cose al mondo esauriscono quanto le cazzate dei Pranzi di Natale.
"Ho pochi mezzi e tanti difetti, ma una cosa non mi manca: la voglia di studiare e lavorare!"
Era questo il nostro copione, in ognuna delle nostre case, da Giulio Cesare fino a Cesare Borgia; avremmo saputo invocare anche "Dio, Patria, Famiglia, Figli, Decoro, Operetta e Sport al mattino!" rimanendo seri, pur di riscuotere i trenta denari ed essere mantenuti dai vecchi a fare un cazzo.
Sfortunatamente, non tutti i desideri furono esauditi, però ricomparve NIGER.
"NIGER!!! Allora, com'era l'America?"
"Hm..."
"Ma li hai visti i grattacieli? Le Torri Gemelle? L'Empire State Building? Com'erano?"
"Alti."
Perfetto.
A parte Niger, la situazione parlava chiaro: ci ritrovammo a
casa di Fra,
senza nessuna idea per il Capodanno che non prevedesse pessimismo, fastidio e morte.
L'anno precedente, il risultato era stato il
Capodanno a Calosso,
un paesino sperduto nell'astigiano, fino a mezzanotte a spalare neve per entrare in casa, mentre Lyde metteva il tappo dello spumante
dentro al buco del culo del gatto.
Dopo la mezzanotte, però, l'unica stanza riscaldata del pianterreno era stata espropriata da tre coppiette che limonavano davanti al caminetto in compagnia di una sfigata chiamata Idris che faceva la candela, mentre il piano superiore fu adibito a reparto dormitorio con gente che si era abbioccata a mezzanotte e cinque; e così, avevamo passato tutta la notte sulla scala tra i due piani al freddo a raccontarci la nostra vita e a farci
foto nel cesso,
mentre Lyde, scambiando i pantaloni di Attila per il suo sacco a pelo, gli ficcava i piedi nel culo.
Fra ci disse che, tutto sommato, l'anno scorso si era divertito, quindi sarebbe tornato a Calosso anche quest'anno.
Diste sarebbe rimasto con una creatura che diceva essere la sua tipa. L'unico ad averla vista era Jena e la chiamava "Il Bulldog".
Niger sentenziò: "Vado al Barrumba!". Era il locale di via San Massimo, un vero pacco, però... avremmo potuto vedere i VERI amici di Niger!
Attila obiettò che, sì, il Barrumba era bello, però non si sarebbe accorto che era Capodanno, quindi sarebbe andato con Fiorello a Sanfré.
Lyde, infine, disse che avrebbe seguito comunque Attila, qualunque cosa avesse fatto, anche fosse andato a pigliarlo nel culo.
Alle prime luci dell'alba, ci rimettemmo in strada senza avere concluso un cazzo, però Diste profetizzò: "Entro Febbraio, aprendo il giornale, leggeremo: 'Marok vittima di un incidente stradale'! Ahahahah!". "Me l'ha già pronosticato Mandingo! - risposi - A me e pure a Lyde!"
"Minchia, ma tutti su questa macchina state? - gridò Attila - Amico Niger, meno male che almeno te sei muto, va'! E stringi il culo, che mo' mi devo toccare le palle!"
"Il culo ha una sua dimensione!" declamò Niger, solenne.
Il miracolo si era compiuto: Niger aveva parlato per tre volte, prima che il gallo iniziasse a cantare.
Era un segno inequivocabile del destino, ci arrendemmo all'evidenza, il nostro destino ormai era segnato: prendeva inizio l'operazione Sanfré.
Sabato 27 dicembre: LA MONETA PRENDE IL VOLO!
Fiorello ci aveva lasciato il numero di telefono della tipa che dava i biglietti, una stordita che diede gancio a Jena in un fantomatico "Jam Bar", collocato in una non meglio precisata "piazza centrale di Moncalieri".
Dopo rapida consultazione del planisfero dell'emisfero boreale, la scelta cadde su piazza Caduti, che era piena di bar con tutti i nomi possibili e immaginabili, tranne "Jam Bar".
Osservammo che erano tutti aperti, tranne uno, chiamato "Gran Bar"; là di fronte, stazionava infreddolita una tipa bionda, vestita da caccia alla volpe.
Non c'erano dubbi, era lei!
Jena calò la sporca fetta del nostro magro bottino di Natale alla cacciatrice di volpi, che lo rassicurò: la festa era una gran figata, c'era a disposizione una fantastica villa del '700, c'erano un casino di persone delle quali un buon 50 per cento ragazze e però bisognava venire vestiti in maniera opportuna!
Come lei, insomma.
"Minchia troppo YES!!! A Capodanno si tromba!!!" fu la reazione di Lyde.
La tipa sorrise: ne aveva catturate tante di volpi, nella vita, ma... come noi, mai!
I veri salti di gioia li fecero Niger e Fra, per averci mandato affankulo: alcuni testimoni riferiscono che Niger avrebbe addirittura parlato quattro volte!
Ben presto, la letizia del giovane Fra sarebbe fuggita tuttavia: le amiche della tipa che aveva la casa a Calosso gli dissero che era partita per destinazione ignota e difficilmente sarebbe potuta tornare prima del duemila. E le altre? Eh, sarebbero andate da un'altra parte, dove casualmente per Fra non c'era posto, ma a tutte dispiaceva tantissimo! Ma un casino!
Sø¤º°`°º¤ø,¸¸,ø¤º°`°º¤øKA!!!
E fu così che anche il povero Fra, paccato con umiliazione, non poté fare a meno di calare le sue brave 65 carte: sarebbe stato anche lui dei nostri, tra le volpi, a Sanfré!
Fra - Animalo Peloso
Fra (1.6M)
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1. Fra - Animalo Peloso 00:51
2. Jena e Lyde - Scendi! 00:19
3. Fra - Tribute to Joco 00:17
Mercoledì 31 dicembre: L'ULTIMA CENA DEL '97
L'appuntamento era a casa di Fra per le otto e mezza, con la promessa di droga pesante, cioè gnocchi al gorgonzola. Davanti alla TV.
Davano anche un bel film:
"L'anno prossimo vado a letto alle dieci".
"Però, minchia, occhio, raga! - si era raccomandato Jena il rollatore - A 'sto giro vestiamoci bene, giacca e cravatta, perché, cioè, là troveremo gente molto elegante e tirata, dai 26 anni in su!".
Arrivammo a casa Fra tutti vestiti a cazzo come al solito, compreso Jena il rollatore: lo scherzone non era riuscito. Peccato.
Poi arrivò Fiorello ed era in tenuta da maggiordomo, con la permanente stile
Maestro Mazza di Raiuno,
era spettacolare! Se solo non si fosse rotta la macchina foto, questa pagina avrebbe fatto cagare ancora di più!
L'amico che portava, oltretutto, era anche meglio: esibiva un'eleganza da reale inglese, poi apriva la bocca... ed usciva lo zamurrificio di Nichelino!
"Minchia! - gridò lo Zamurro a Fiorello - Ma cazzo vuol dire che oggi non hai mangiato un cazzo? Minchia non ci credo che se mangi CAGHI! Ma porcoddue, ma zio fa, ma sarai handicappato, ma che cazzo ci hai al culo?" "Eh... - gli rispose Fiorello - a Capodanno c'è tensione!"
Fiorello si stava preparando ad una notte di follie, con posizioni funamboliche di espressione algebrica del blu del Khamasutra, e questa prospettiva lo agitava tantissimo! Lo lasciammo alle sue convinzioni.
Gli stavamo per chiedere se almeno sapesse arrivare a Sanfré, quando ci raccontò che si era perso mentre cercava di arrivare a casa di Fra, che sta alla Crocetta, davanti al Poli, in pieno centro a Torino!
E fu così che Jena il rollatore tirò fuori le cartine. Ai vecchi tempi ci saremmo girati una canna, adesso ci bastava trovare la strada.
INIZIA L'ODISSEA!
La strada correva lunga, diritta, invitante, accogliente e che sia quel che sia, però eravamo divisi in due macchine ed era gravissimo, perché Lyde non era nel bagagliaio!
E quindi in cambio elargiva cazzate.
"Il mondo è diviso in tre categorie, chi lo prende, chi lo dà e i testa di minchia! E sapete perché alla festa ci sarà pheega? Perché manca l'informatica! Ahahah! Pheega più informatica uguale costante! Segna, Marok! La voglio nella recensione! Minchia ci ho un TORO tra le mutande! Ma li avete presi i goldoni? O avete solo i guanti da masturbatore? Eh? Vedrete che la villa sarà la residenza estiva del conte Dracula! Gli altri anni ci viene solo d'estate, ma quest'inverno in Transilvania non c'è un cazzo da fare, quindi, in piena notte, sentiremo: 'Sono il Conte Draaacula, minchia!' Ahahahah!"
Non c'era modo di spegnerlo, era come Groucho per Dylan Dog, però senza il sigaro, perché Lyde non poteva fumare perché era handicappato.
Un po' come noi con la pheega.
E va be', se non altro alle undici arrivammo finalmente in quel cazzo di paese, pronti per la pena aggiuntiva: la coda al parcheggio!
"Se tutti andassero in '500... - osservò Jena - le code sarebbero più corte!"
Lyde ci pensò un po' su e rispose: "La lettera A sembra un BUE!". "Ormai non siamo più un circolo calabrese! - sospirò Attila - Siamo una tribù di handicappati!"
LE PRIME IMPRESSIONI
Ognuna delle poche macchine incontrate da Torino a Sanfré sembrava intrappolata nello stesso minuscolo parcheggio; ognuno dei rispettivi okkupanti teneva in mano il medesimo biglietto, cioè
l'invito alla "prestigiosa Villa Rambaudi" di Sanfré.
Sembravano felici... e ci piace ricordarli così.
All'indirizzo specificato c'era, in effetti, una villa molto grande, ma, stranamente, nessuna finestra sembrava illuminata, a parte il balcone sopra l'ingresso.
Per arrivare al portone, si attraversava un piccolo giardino che emanava un aromatico ed intenso fetore di merda, tipo lo scanner di Killer, ma Lyde seppe rincuorarci: "Iniziate ad abituarvi! Questo è l'odore del '98!"
Come se non bastasse, davanti a quel cazzo di portone la coda era allucinante, ferma da chissà quanto tempo, con gente che tirava insulti contro i buttafuori e scene di panico collettivo: "Minchia, ma ci fate fare il brindisi in coda? Minchia, oh, 65 carte, siete dei pezzi di ragni! Ma vaffankulo!".
Ci terrei a ricordare: gente elegante, tirata, "dai 26 anni in su".
Dopo una mezz'ora fermi in coda in piedi e al freddo, tra le bestemmie degli zarri, la puzza di merda e le cazzate di Lyde, notammo che qualcuno aveva un biglietto arancione, mentre il nostro era bianco; il fatto sollevò alcuni interrogativi ma, prima di potervi rispondere, la nostra attenzione venne catturata da una folla di gente incazzata che usciva dal portone urlando: "Raga, non entrate, è un pacco, mandateli a fare in culo, sono dei bastardi!"
Improvvisamente, la coda riuscì ad avanzare e ci catapultò all'interno, in un corridoio strettissimo, che sembrava condurre ad un giardino interno alla villa.
Appese al muro c'erano alcune alabarde, utili per sfasciare la casa; a destra c'era il guardaroba, e ci dissero che avremmo dovuto pagare altre cinque carte; a sinistra, invece, si intravedeva una specie di scala.
Interessante!
Non facemmo in tempo a raggiungere il secondo scalino che venimmo prontamente bloccati da due gorilloni enormi, che ci dissero che al piano di sopra c'era una festa privata, riservata a quelli che avevano il biglietto arancione. Però, se avessimo voluto, saremmo potuti salire anche noi, sarebbe bastato tirar fuori altre 40 carte!
Se no, beh... potevamo stare sotto, nell'ampio corridoio oppure in cortile.
E LA FESTA HA INIZIO!
Optammo per la seconda possibilità e ce ne andammo ad esplorare il cortile, dove trovammo una tenda bianca, piena di fessi che ballavano: era la tenda degli inculati.
La situazione oramai era chiara: tutte le volpi, come noi, avevano pagato 65 carte per ballare sotto una tenda di plastica, mentre i soldi erano serviti a finanziare la festa vera e propria, che gli organizzatori si stavano godendo al piano di sopra, da dove ci guardavano e ridevano!
In tutto ciò, Fiorello mi si gettò addosso, gridando: "BUON ANNO!!!".
Guardai l'orologio e vidi che, in effetti, era mezzanotte e due: avevamo fatto mezzanotte in coda e NON ce n'eravamo accorti! Era l'inculata più epica della nostra vita!!! Iniziava ufficialmente il '98.
Mandato Fiorello a fare in culo, entrammo nella tenda e trovammo uno spettacolo da Terzo Mondo, che al confronto l'Ariston di Andora era Las Vegas.
C'era gente che andava a fottere i panettoni e le bottiglie dal magazzino e li portava in mezzo alla pista come trofei di guerra ("gente tirata, dai 26 anni in su"), mentre i più zarri mettevano in scena il trenino degli inculati.
La maggioranza, però, era svaccata per terra e bestemmiava contro la festa, contro gli organizzatori, contro i parenti degli organizzatori, contro Sanfré e contro il '98.
Passammo il tempo a vagare in mezzo alla pista come disperati, finché non ci si avvicinò una tipa completamente sversa, che si divertiva a stampare ditate negli occhi a Jena il rollatore.
Jena apprezzava, perché era pur sempre un contatto, ma i suoi amici corsero a trascinarla via. Peccato.
Dalla parte opposta, uno zarro riempiva di spumante tutti gli sfigati che gli capitavano a tiro, ma noi niente, perché gli facevamo cagare.
Il massimo danno per il banco del mixer, però, erano i dj che non erano capaci a mettere i dischi e rischiavano di essere immolati dalla folla come capri espiatori; era un vero peccato che non ci fosse Niger, il muto che voleva fare il DJ: poteva essere l'occasione della sua vita! Per essere impalato.
Insomma, la festa era una gran figata, non sapete quello che vi siete persi.
A un certo punto, però, Jena il rollatore guardò l'ora e vide che erano le 2:22 e, quando sono le 2:22, la situazione esige una svolta; così ci disse che non sarebbe rimasto un minuto di più in quel posto di merda e se ne sarebbe tornato affankulo a Torino.
Per non dare un dispiacere al povero Jena, Fra convinse anche me, seppur a malincuore, ad abbandonare l'entusiasmo travolgente della festa. Attila e Lyde, invece, ci comunicarono che si stavano divertendo e che sarebbero rimasti lì per tutta la notte insieme a Fiorello e al suo amico Zamurro! Li abbandonammo al loro destino.
LA SVOLTA
Arrivati al portone, avvistammo una volante della polizia ferma all'ingresso, con due o tre agenti che stavano pigliando per il culo una mandria di zarri che si lamentavano di essere appena stati inculati.
Dopo Fiorello, furono i primi ad augurarci il buon anno.
Però poi arrivò anche la guardia di Finanza e lo spettacolo fu completo.
Il pubblico di volpi era variegato; c'erano gli zarri completamente sversi che, barcollando, urlavano alle guardie: "Minchia, è una truffa, metteteli dentro, a quei bastardi, non c'era un cazzo da bere, solo coca - HIC - solo coca!".
Uno era gonfio d'alcool al punto che gli scoppiò lo sbocco in mezzo agli sfigati, comunque non vi preoccupate, tutta gente elegante e tirata, dai 26 anni in su. Le volpi femmine erano rare, però spiccavano per intelligenza: "Se avete bisogno siamo a disposizione, rivolgetevi a noi, facciamo giurisprudenza noi!!!".
Infine, c'erano quelli del piano di sopra, che si erano ubriacati coi nostri soldi e si godevano la scena, affacciati al balcone, gridando: "Guardate che figo, c'è la polizia! Che cazzo vuole la polizia? Che cazzo ci fa la polizia? Una pompa?".
I poliziotti non facevano un cazzo, guardavano le volpi, cioè noi, e ridevano!
Tutto ciò era molto bello, 65 carte ben spese, valeva la pena rimanere lì al freddo a godersi la scena tutta la vita!
Invece, ce ne tornammo affankulo a Torino.
RITIRO A CASA FRA
Prima di andare da qualsiasi parte, ci rifugiammo a casa di Fra: sembrava un bel posto e c'era da bere, gratis!
Arrivammo lì che erano le tre, niente nebbia e strade deserte; punti a Carmageddon zero. Quindi, rimanemmo fissi a guardare il soffitto fino alle 3:23, quando decidemmo di far finta che non fosse successo niente e rifacemmo il brindisi di Capodanno, con relativo conto alla rovescia!
Al confronto, era meglio il
Capodanno da Mister Bean,
con gli amici che mandavano avanti gli orologi di casa sua, facevano il brindisi di mezzanotte alle dieci meno un quarto, quindi lo mollavano e scappavano affankulo, verso la salvezza. Noi, invece, ci eravamo inculati da soli!
Noi sì che ci sappiamo divertire.
Alle quattro, il destino volle infierire e squillò il telefono di Jena il rollatore: era l'amico Zamurro di Fiorello, che ci disse che si stava baccagliando una tipa ubriaca alla festa e ci augurava buon anno.
L'utilità del telefono cellulare: mai più senza!
Fra era terrorizzato dall'idea che lo Zamurro volesse venire a trombarsi la tipa a casa sua, ma gli facemmo capire che le probabilità che quello trombasse anche una sola volta nella vita erano pressoché nulle (così come l'esistenza di quella tipa nel mondo reale!) e si tranquillizzò.
E LA FESTA CONTINUA!
Lo Zamurro iniziò a raccontarci le scene di vita che si stavano consumando alla festa, per farci capire quali meraviglie ci fossimo persi.
Ci disse che Attila si era messo a ballare con una tipa gigantesca, stile king-kong, finché Lyde non l'aveva trascinato via perché gli prendesse una vodka al bancone, visto che il barista a lui non la dava, perché è handicappato.
Arrivato al bancone, Attila riuscì a fottere l'intera bottiglia, ma si scolò fino all'ultima goccia da solo, quindi provò ad andare di sopra senza pagare, perché vaffankulo.
Incredibilmente, fu un successo: i buttafuori se n'erano andati... oppure c'erano, ma erano più sversi di lui; così, tutti gli zarri che si reggevano ancora in piedi si arrampicarono fino al privé del biglietto arancione e la rivoluzione ebbe inizio.
Ad ogni zarro che entrava, Attila regalava il suo benvenuto: "Chiamate l'anima di Sandokan!".
Per non essere da meno, Lyde gridava: "LA TIGRE È VIVA!!!".
Nel frattempo, Fiorello incontrò una pheega che andava a scuola con lui e si mise a baccagliarla, senza far caso al fatto che si trovasse sulle ginocchia del suo tipo, fortunatamente più sverso di chiunque altro nella sala.
Attila, vista la scena, decise di rendersi utile gridando al tipo: "Sei solo chiacchiere e distintivo! Chiacchiere e distintivo! Dimmelo che ho violato la legge!".
Il tipo non capiva più un cazzo, guardò nella sua direzione con aria interrogativa e gli rispose: "Boh... Hai violato la legge!" "Nooooo! IO sono la legge!!!" rispose Attila e, per dimostrarlo, si mise a pisciare contro il muro.
Fiorello lo trascinò di peso al cesso, che per fortuna era vicino, ma
Attila
obiettò che era sporco e non andava mica bene, così si mise a cagare sul bidé.
Fiorello uscì fuori, dichiarando il problema ufficialmente risolto.
Nel frattempo, Lyde iniziò a esibirsi per le stanze con il suo yo-yo, mentre Fiorello, che era quello lucido, faceva spaccate in mezzo alla pista.
"Minchia! - grugnì un tipo - Guarda che io faccio full contact, eh!" "Anch'iooooo!!!" strillò Fiorello, sfidandolo a duello.
Per tutta risposta, quello aprì una finestra ed iniziò a sboccare sugli sfigati che stavano sotto.
Fiorello vide, si commosse e si inginocchiò, gridando: "Sei tu LO RE!".
Solo allora, lo Zamurro notò una strana fila davanti al cesso e Fiorello capì: Attila era ancora dentro!!!
Lo trovarono seduto sul bidé cagato col suo bel cappottino, che partiva grigio e cambiava colore, quindi scapparono via dalla folla che li voleva linciare... e il resto è storia.
COME TI RISOLLEVO LA SERATA
La telefonata aveva illuminato l'umore di Jena il rollatore, che quindi interrogava il televisore spento: "Sull'Enterprise, quando caghi, lo stronzo lo teletrasportano sul pianeta Merda?".
Quindi, si lanciò in un appassionato elogio della Merda e concluse: "Che Merda essere giovani a Capodanno!".
Fra restò un po' a meditare su questa perla di saggezza, poi ci comunicò che, se Lyde avesse trombato a Capodanno, si sarebbe fatto prete. Era il primo di noi che prendeva un impegno concreto per il '98.
Quindi, si mise ad elaborare nuove idee per la serata: il suo programma era restare sveglio fino alle otto e mezza per poter prendere il pullman, così accese la televisione, ma trovò le lezioni di matematica del Poli, quelle del
minuto meno visto in tv,
e rimase stecchito.
Lo trascinammo fuori in coma e andammo a cercare una merda di loculo in cui morire, ma sembrava che di aperto non ci fosse un cazzo. Così andammo ai Muri, che eran sempre una garanzia! Jena però obiettò che vicino al Po faceva troppo freddo e quindi volle ritornare in macchina.
Solo a quel punto, il cellulare, nuovamente, squillò.
LA FUGA
All'altro capo, c'eran di nuovo i nostri giovani amici rimasti a Sanfré, alla festa elegante nella villa del '700 con lo sbocco, il piscio e la merda nel bidé.
Dopo l'avventuroso ripescaggio di Attila dal cesso, le disavventure non erano finite: una folla di zarri li voleva linciare, Fiorello aveva perso il cappotto e Lyde ipnotizzava quelli grossi insegnando le mosse dello yo-yo, tipo
i versi degli animali in Johnny Stecchino.
Dopo svariate ricerche, Fiorello riuscì finalmente a trovare il cappotto, ma si accorse che la tasca era bucata e le chiavi dell'auto non c'erano più!
Aveva davvero un pessimo rapporto con le chiavi.
Superati i primi attimi di panico, lo Zamurro riuscì a ripescarle dal posto in cui erano finite, che non era il cesso, né il bidé cagato e neanche il pavé del '700 pisciato e sboccato, ma la fodera interna del cappotto. Vittoria!
Per festeggiare, i quattro disagiati se n'erano tornati a Torino, solo che la notte era ancora giovane!
Così, adesso eran finiti in un baretto squallido in periferia, l'unico aperto a Capodanno; tutti tranne Attila, che puzzava troppo di '98 e lo stavano lasciando fuori, al gelo!
In altre parole: bannato da Fiorello, dallo Zamurro e da Lyde!
Era l'umiliazione definitiva.
L'ABBIOCCO FINALE
Jena il rollatore si disse disponibile a ripescare Attila, seppure aromatizzato, ma eravamo dalla parte opposta di Torino e ci avremmo messo una ventina di minuti! Ci risposero che piuttosto preferivano andare a dormire. Perfetto.
Di conseguenza, Jena iniziò a sostenere che chiamarci per nome era una stronzata e che avremmo dovuto tutti chiamarci per numero, come le targhe delle macchine, così ci sarebbe stata meno confusione.
Anche secondo Fra l'idea era geniale, però chiese a Jena in che modo si sarebbero potuti fare i soprannomi.
Jena rispose con fare sicuro: "Basta fare la radice quadrata!"
Ok. Fra ci assicurò che la risposta lo aveva convinto, che ormai aveva capito tutto nella vita, che l'esistenza non poteva più riservargli sorprese, che era contentissimo di stare con noi e che quindi voleva andare a casa; allora, Jena passò davanti a casa di Fra per far vedere che sapeva la strada, poi ci portò in una tristezza di bar in via Tripoli, dove aspettammo che si facessero le sei.
"Marok! - mormorò Fra, nel dormiveglia - Almeno quest'anno, lo fai o no 'sto cazzo di sito? Si può sapere di che cazzo hai paura? Dai, Marok, pensa al racconto che scriverai stasera! Ma anche tutto il resto, i Pacchi, le Massime, cazzo, Marok! È tutto perfetto per essere pubblicato su Internet!" "Secondo me, ci starebbe meglio della pheega!" risposi, finché non vidi la
réclame dell'acqua San Benedetto:
"Previsioni per il 1998, la primavera durerà tutto l'anno!".
Era il segno definitivo: io la ODIAVO la primavera!
Anche Jena era d'accordo: "Minchia, il '98 è un anno pari. Minchia, io li odio gli anni pari!"
"Magari non parti neanche per Naja! - obiettò Fra - Non ti han chiamato finora..."
"Perché era un anno dispari!!! Gli anni dispari vanno bene, gli anni pari sono una merda!"
"E va be', minchia, allora il duemila?"
"E il duemila sarà merda elevato a merda!!!"
Di questo passo, con o senza Naja, nessuno di noi ci sarebbe arrivato.
Al tavolo vicino, intanto, discutevano su chi di loro dovesse essere "lo re".
Se vi capita di passare a trovarci nel '98, partecipate anche voi alla discussione, sembrava interessante, io tifavo per quello con la voce più grossa!
A una certa, però, anche loro se ne andarono affankulo e rimanemmo gli unici sfigati in tutto il locale.
Capimmo, quindi, che era giunta la nostra ora e, adempiendo al vecchio sogno di Jena, ci mandammo a cagare ognuno sul proprio cesso, contenti del fatto che dodici lunghi mesi ci avrebbero sicuramente separato dal prossimo Capodanno.
E dalla Naja? Chissà!
Adesso, però, andate tutti militarmente, elegantemente ed aritmeticamente affankulo.