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9 luglio 2001: destinazione Prato
Che cos'è la pazzia?
La pazzia è Beat, che telefona dalla cabina sotto casa per calcolare quanto spende? Oppure è il Kompagno Gillette, che scrive le cartoline in brutta per paura di sbagliare? O è il giovane Marok, che parte da Torino e va a Prato a vedere un concerto di Elio e le Storie Tese, sicuramente uguale ai millemila già visti?
Difficile rispondere a questa domanda, specie se si considera che quella notte, a Prato, non mi poteva ospitare nessuno!
L'ALBERGO PIÙ PAZZO DEL MONDO
Checché ne dicano i tanti detrattori, tra cui l'illustre Favone Grassone, Internet a casa era una grandissima comodità: trovare da dormire a Prato, per esempio? Una passeggiata! Bastava cercare "albergo Prato", tac. Numero di telefono? Trovato! Senza neanche uscire di casa, risolto, fatto, a posto!
Chiamai fiducioso l'hotel, la camera c'era, costava anche poco e accettava prenotazioni per telefono. Tac, risolto, fatto, a posto!

Stavo quasi per riagganciare la cornetta, quando mi sovvenne la divertente avventura di Elio a Laigueglia: due settimane prima, era rimasto chiuso fuori dall'albergo fino all'alba, perché non era stato in grado di capire che avrebbe dovuto chiedere la chiave in portineria.

Così in un eccesso di zelo, chiesi: "Per rientrare la sera, avete il portiere o devo prendere la chiave?"
"Ecché? A che ora vol tornare Lei, mi scusi?"
"Eh??? Ma... non lo so, alle due, le tre... dipende..."
"Ennò! A quell'ora siamo ben chiusi!"
"Ah... e... quindi? Come si rientra la notte?"
"Qua da noi? Un si rientra!"
"Ah..."
"Però, senta, se le garba, le do il numero di un collega, che so che lui invece tiene aperto!"


Il collega mi assicurò che il suo albergo era normodotato, quindi sarei potuto tornare a qualunque ora, persino dopo la mezzanotte. Evviva!
Dev'essere un posto in cui la notte è giovane, Prato. Che figata, Prato!

E va be', da Internet sembrava che anche l'indirizzo del nuovo albergo fosse comodo... e l'intera Prato sembrava minuscola: annusai il terrore che lo zoom della scala mi prendesse allegramente per il culo.
Sospirando e bestemmiando, feci i bagagli, cioè, rullino e minidisc.
Aveva inizio la... Missione Prato!
FIORENZUOLA CROSSING
Quel giorno, alla stazione di Torino, il bigliettaio mi disse: "Ah, se vai a Prato, dammi retta, passa da Bologna che fai molto prima, alle quattro sei già là, e poi costa meno..."

Fu una bella scelta, specie quando il treno arrestò la sua folle corsa in mezzo a un prato, dalle parti di Fiorenzuola.
"Che succede?" chiesi al ferroviere che stava prendendo il fresco sotto al mio finestrino.
"Eh... passa un pendolino, ma... dieci minuti e si parte!"

Passai i successivi quaranta minuti a considerare quanta parte del prato che avevo di fronte mi sarei potuto fumare se fossi sceso dal treno e poi mi consolai contemplando quelli scesi dal treno, che lo rincorrevano, rischiando un estremo addio ai propri bagagli; infine, arrivai alla stazione di Bologna con un ritardo netto di un'ora e mezza.
L'incubo era appena iniziato.
BOLOGNA: UNA STAZIONE UN PERCHÉ
Nemmeno i miei brevi soggiorni a Mosca, Atene e Napoli mi ricordavano nulla di simile. Il tabellone degli orari, che non riportava treni con ritardo inferiore ad un'ora, reclutava una folla immensa di spettatori impauriti; qual era il trucco per impennare in questo modo gli indici d'ascolto? Semplice: cambiavano continuamente i binari di partenza dei treni!

Il mio era indicato per il binario 1. Al binario 1 partiva un treno per Zurigo.

"Ah, cazzo - esclamai aguzzando la vista - ma c'è scritto Prato binario 1E!"

"Binario 1E": a Bologna scrivono i numeri in esadecimale. Perfetto.

Rimbalzai dai binari all'ufficio informazioni, all'atrio, all'edicola e nessuno sembrava saperne un cazzo. Finché, Bologna - binario 2 est di fronte all'incredulità generale, un ferroviere mi disse: "Oh, sì, ne ho sentito parlare! '1 E' sta per '1 EST'... prova a costeggiare i binari..."

10 MINUTI di cammino mi portarono di fronte a tre binari morti.
Su UNO di quelli, c'era un cartello (seminascosto da un'impalcatura!) con scritto "2 est".
L'1 Est, quindi, doveva essere quello di fianco. Forse.

Oltre a non esserci nessun treno in partenza, non c'era anima viva a cui chiedere e l'assenza di cartelli o scritte esplicative mi portò a notare l'unica indicazione presente in quel remoto angolo della stazione: Droga? In culo a Maometto!"DROGA? IN CULO A MAOMETTO".

Ormai era chiaro che il treno era già partito.

Così, mi incamminai stancamente verso l'atrio della stazione, cioè dalla parte opposta del mondo conosciuto, dove mi unii alla folla di curiosi e aspettai che venisse estratto il binario del prossimo treno per Prato.
Neanche a dirlo: partiva dal binario 2 est.
I CONTATTI UMANI
Arrivai a Prato che erano le sette passate, ma i cartelli Attenzione Zanzare!"Attenzione Zanzare" sui vetri di ogni finestra del mio albergo mi fecero tornare il buon umore e... potevo anche tornare all'ora che volevo! Yeeee!!!
Il resto eran cazzi che volano.

Per fortuna, la mappa stampata da Internet si stava rivelando sincera: tra stazione, albergo e piazza del concerto, dovetti aggiungere solo un quarto d'ora di cammino all'ora e venti di maratona nella stazione bolognese (con la droga dove sappiamo).
Già da molto lontano, l'eco del soundcheck mi confermava la direzione, già dal fondo della via si vedeva il palco e, miracolosamente, sotto il palco, non si vedeva nessuno!!!

"Che figo! - pensai - Mi metto in prima fila!!!"

Il palco era girato dall'altra parte, e la piazza era completamente piena.

s In mezzo alla folla, però, scorsi le sagome della Fava Etrusca, di Szooma e del partenopeo Giggi Fottone, alias JJ Flash, che indossava per l'occasione la mitica Giggi Modello fronte Giggi Modello retro maglietta di Servi della Gleba.

Eran tutti di ottimo umore: avevano ormai accettato con serenità il fatto che, di quel bel concerto, non si sarebbe visto un cazzo.
Per non parlare delle foto, o di ciò che ne poteva fare le veci.

Così, una volta ricevuta dalle Fave Etrusche qualche lezione di lingua locale, nonché il portachiavi del maialino che caga, stabilimmo che il posto migliore per vedere il concerto era in fondo alla piazza davanti al mixer, perché solitamente c'è l'acustica migliore; lì attendemmo il nostro destino.
Prove tecniche di trasmissione 4 fave si preparano all´evento
IL CONCERTO
Furono le note dell'armonicista pazzo a risvegliarci dal letargo: il concerto era iniziato e i nostri occhi si trovavano più o meno all'altezza delle cinture dei tipi etruschi di fronte a noi.
Dietro, avevamo una barricata di transenne, potenzialmente utili per l'elevazione. Purtroppo, al primo goffo tentativo di arrampicata, i buttafuori minacciarono di estirpare i nostri organi e seppellirli nella stazione di Bologna.
Ci arrendemmo all'idea: non avremmo visto un cazzo.

Anche per questo, immaginate il nostro stupore nel cogliere la familiare vocina di Claudio Bisio barzellettiereClaudio Bisio, ospite a sorpresa, che raccontava con fare sicuro la barzelletta del fantasma formaggino, disturbato dagli Elii, come ai bei tempi andati.

Elio, in tutto ciò, consigliò a quelli delle prime file di fare un passo indietro, perché se no si sarebbero ammazzati.
Tutti seguirono il saggio consiglio, fecero un passo indietro e quindi noi, che dietro avevamo le transenne, cessammo ogni attività respiratoria. Il mondo ce ne fu grato.
La scaletta del concerto era uguale a quella di Rivoli, Manerbio e Milano, con "El Pube" al posto di "Essere donna oggi".

"Al termine regaleremo i nostri corpi, vergini nell'animo!" urlò Elio per incitare la folla.

Tutto molto bello, ma, man mano che il rock entrava nelle vene, dalle prime file si levavano urla di dolore bovino, probabilmente il pogo aveva dato luogo Bei momenti! ad una macellazione di massa e di quelli davanti nulla rimaneva, se non un informe frullato.

Tuttavia, anche i nostri organi non avevano più la cera di un tempo: a questo punto potevamo anche accettare di regalarli ai buttafuori, così ci arrampicammo sulle transenne e, finalmente, ci vedemmo in maniera decente gli ultimi tre pezzi del concerto.
I POSTUMI
Finita la musica le Fave Etrusche si precipitarono dietro al palco per riscuotere i corpi degli Elii, ma Elio, Mangoni e Jantoman ci teletrasportarono quasi subito altrove, abbandonandole al loro destino.

In compenso, Rocco, Faso e Christian prolungarono il cazzeggio con noi, sperando che saremmo stati capaci di trovare una sottospecie di birreria in cui naufragare i nostri ricordi.
La ricerca si rivelò tuttavia infruttuosa, perché alle due a Prato si va a nanna: il mio primo albergatore aveva ragione!
Così, ci abbioccammo tutti insieme sotto una fontana, contemplando assieme gli aulici versi di Filippo Bellissima, noto filosofo locale.

"Io sto a Filippo Bellissima come Milingo sta al Reverendo Moon" esclamava Rocco in estasi, mentre Faso riusciva a rimediare da dietro al palco beni preziosi quali pane, formaggio e mortadella, e Christian si accontentava della mia camicia come riparo dal freddo etrusco (ci saranno stati 25 gradi... sono cose che fanno pensare...).

Le Fave Etrusche regalarono a Rocco un altro maialino defecante uguale al mio e lui rimase fisso a contemplarlo per un bel po': "Pensate - ci diceva - alle riunioni aziendali che devono avere fatto per decidere di produrre questo!"

Saremmo restati ore, giorni e vite a pensare a quanta poesia ci aveva appena investiti, senonché il buon Faso bevve quattro sorsate di acqua dalla fontana, quindi gli fecero notare il cartello enorme "acqua non potabile" e andò nel panico.
A quel punto, un enorme tir fece il suo ingresso nella piazza, frantumando con le ruote le bottiglie vuote di birra che costellavano il selciato e mitragliando di frammenti di vetro i quattro angoli della piazza.

"Forse è meglio se andiamo!" ci dicemmo un po' tutti, dandoci nuovamente l'addio ma preparandoci a rivederci in un altro giorno, in un altro luogo, sotto un altro cielo, ma sempre pronti a mandarci allegramente e per sempre affankulo.