MENU:

Marok.org > Elio > Biografia | Recensioni | Midi | Video ed mp3 | Disegni | Foto | Links | Discografia | Dizionario | Ghiotti scambi

LOADING...
Sei in: Home >Elio >Recensioni > Percfest 2004




Good sugar in Italy
Quella mattina finalmente riuscii a dormire.
Sarà il meccanico spappolante che se n'era finalmente andato affankulo, sarà il sonno arretrato che aveva avuto la meglio, fatto sta che mi svegliai di buon mattino a mezzogiorno e mezza, finalmente riposato, e trovai un pacco di chiamate senza risposta da parte di un individuo a caso: il Pastrano.
Ero molto in dubbio se richiamarlo o meno, perché una sua telefonata prima dell'alba poteva significare solo una cosa: GUAI.

Mi richiamò lui dopo pochi minuti.
"Marok, tu hai la patente?"
"Sì, ma non ho mai guidato se non a scuola guida e sono stato giudicato il peggiore da quando l'avevano aperta agli inizi del secolo i signori Ford, in pochi metri sarei in grado di sfasciare anche un carro armato con il cambio automatico viaggiando su una pista ciclabile in città a Ferragosto!"
"Ah... va be', niente..."

Pensai di averla scampata, e invece... altra telefonata.
"Marok, siamo nei casini, dobbiamo accompagnare dei musicisti alla stazione di Alassio e bisogna essere in due! Puoi venire con me?"

Anche oggi l'aria era appiccicosa e il cielo era nuvolo, in spiaggia mi sarei rotto i coglioni. Poi mandare il Pastrano affanculo subito sembrava brutto, le cose belle bisogna farle con calma... Così, seppur un po' scazzato, mi sedimentai sulla sua macchina, destinazione l'albergo in cima alla collina dove risiedeva Shawn Monteiro. In un modo o nell'altro c'entrava sempre.
MISSIONE ALASSIO
La missione era raccattare lei ed un altro musicista e portarli ad Alassio a prendere il treno in macchina, perché il taxi costa e il pullman richiede capacità paranormali.
L'impresa non sembrava poi così ardua, la cantante ci aspettava puntuale sotto l'albergo, pensavo avesse dieci chilometri quadrati di valigie invece erano solo un paio, eppure il Pastrano continuava a coniare insulti contro tutto ciò che aveva incontrato nel corso del lungo cammino della vita, seguendo un rigoroso ordine cronologico.
Proprio non capivo il perché di tanto pessimismo...

"E l'altro musicista? Deve ancora arrivare?"
Il Pastrano mi spiegò che l'altro non aveva voluto dormire lì perché era solo un tre stelle, e quindi gli faceva schifo: gli avevano dovuto pagare una camera allo Splendid, che, oltre ad essere l'unico hotel quattro stelle di Laigueglia, era anche in mezzo al budello, in piena isola pedonale.

Il nostro pilota non si fece grossi scrupoli, rasò via qualunque forma di vita si trovasse sulla sua traiettoria, fermò la macchina in mezzo a una piazza e mi disse di correre a chiamare il musicista, che ovviamente davanti all'albergo non c'era.

Entrai all'elegante Splendid sfoggiando l'abbigliamento e la raffinatezza di un senzatetto turco. La tizia al bancone mi guardò un po' con aria stupita, forse pensando che le volessi vendere qualche accendino, poi mi rispose che dalla stanza non rispondeva nessuno.
"Starà ancora dormendo..."

Tornai alla macchina e comunicai alla ciurma che il nostro amico era beato ospite delle soavi braccia di Morfeo.
Mancavano venti minuti alla partenza del treno, il Pastrano eruttò un'intera vagonata di bestemmie e si lanciò di corsa verso l'albergo, per poi tornare qualche minuto dopo con il responso professionale: "He is sleeping!"
Shawn ci disse che lei partiva comunque e di abbandonarlo al suo destino.
Quel tizio mi iniziava a stare simpatico.

Decollammo a razzo verso la stazione di Alassio.
Per fortuna in Liguria i treni arrivano sempre in ritardo, così, picchiata a sangue la vecchia troia cicciona in coda davanti a noi, riuscimmo a caricare al volo cantantessa e bagagli sul treno prima che partisse per destinazione ignota.
MISSIONE HANDICAP
Felici per la brillante soluzione dell'incarico ci abbioccammo in una birreria davanti al Muretto, fingendo di dimenticarci che c'era ancora da tornare a Laigueglia, prendere l'altro handicappato e riportarlo ad Alassio a prendere il treno.

Ormai si erano fatte le tre, il Pastrano mi disse che doveva andare ad organizzare i seminari del pomeriggio e che quindi non aveva tempo di fare da balia agli handicappati, così delegò il piacevole compito ad uno dei backline Angelo & Friends, alias il giovane Maxil giovane Max.

Il giovane Max ne fu davvero felice, le sue prime e uniche cinque frasi furono: "ODIO guidare!", "ODIO guidare a Laigueglia!", "ODIO guidare a Laigueglia con questa macchina di MERDA!", "Gli stranieri mi stanno sul cazzo perché PARLANO STRANIERO!" e "Vaffankulo!". Dopodiché si spense in un duraturo silenzio.

Come ampiamente previsto, una volta arrivati allo Splendid potemmo constatare che del suonatore handicappato non c'era traccia alcuna. Erano le tre e mezza, probabilmente stava ancora dormendo.
La tizia alla reception, che evidentemente non vedeva l'ora di sbatterlo fuori, mi diede il numero della camera e vi allegò la licenza di uccidere, purché ci pensassi io a traslarlo fuori con qualunque mezzo legale o illegale a mia disposizione.

Sinceramente il fatto che lui perdesse il treno non era in cima ai miei pensieri, così, una volta davanti alla porta della stanza, bussai una sola volta, dissi: "Hey, the train is leaving!" ed aspettai risposta. Se non fosse arrivata entro un minuto me ne sarei andato e sarebbero stati cazzi suoi.
Dopo cinquanta secondi arrivò uno strano mugolio, e la porta si aprì.
INCONTRI RAVVICINATI
Mi si presentò davanti un vecchio di colore, parzialmente svestito. Camminava con un bastone, intorno a lui un cumulo di rovine che fino alla sera prima con tutta probabilità erano una camera d'albergo quattro stelle. Lenzuola, marmellata, liquidi, salse varie e vestiti erano un agglomerato inestricabile che saturava ogni angolo della stanza o di ciò che ne restava. Le valigie erano tutte aperte, e dentro si vedevano avanzi di cibo mischiati a mutande e bottiglie.
Anch'io da grande voglio diventare così.

Decisi di impegnarmi con tutta la mia arte retorica affinché gambalesta prendesse il treno del pomeriggio: "Let's go, the train is leaving!"
Mi guardò con aria interrogativa, poi se ne uscì con un: "Oh...", chiuse alla meno peggio le sue quattro valigie e si incamminò zoppicando verso il corridoio, mettendosi in testa un cappello da cowboy.
Spinsi le valigie fino all'ascensore, mentre l'altro canticchiava e rideva, con lo sguardo perso nel vuoto. Arrivati alla reception salutammo la tipa, che chiese: "E le chiavi?"
"E' americano!" le dissi.
"Ah... and the keys?"

"Oh... - disse lui - the keys... in the bed... MAYBE!"

Sorrisi alla tipa con l'aria sicura di chi sa che, comunque vada, sono solo cazzi suoi, e trascinai vecchio e valigie fino alla macchina.
Max non proferiva più parola, ormai mormorava solo bestemmie, una specie di litania sussurrata che ci accompagnò per tutto il viaggio fino alla stazione di Alassio, mentre nonno sprint non capiva, guardava il mare e rideva.
Sapevo che i musicisti sono un po' strani, ma questo li superava tutti.

Lo parcheggiammo al binario, gli scaricammo i bagagli e gli dicemmo che il treno sarebbe arrivato più o meno tra quaranta minuti.
"Oh no! I can't stay here forty minutes! Nooo! Let's go walking..."

Andare a fare un giro. Con valigie e zoppo al seguito!
Panico!!!
Max, che non sapeva una parola di inglese, prese la situazione in pugno e disse: "Oh... BAR?"
GOOD SUGAR IN ITALY
Ci spiattellammo al bar della stazione, col vecchio che si guardava intorno e diceva: "All beatiful here... look: hills, sea..."
Colline. Mare. Ed eravamo dentro la stazione.

Lo scortammo al bancone per aiutarlo ad ordinare qualcosa, ma si rivelò perfettamente in grado di prendere decisioni autonome e responsabili e di comunicarle agli autoctoni: ordinò TUTTO quello che c'era di pronto e lo buttò dentro una delle sue valigie.
In più chiese anche un cappuccino.
Però con quattro bustine di zucchero.

"Oh... - esclamò con gli occhi rivolti al cielo - GOOD SUGAR IN ITALY!"

Non ce la facevo più, a furia di trattenere le risate mi stava venendo da piangere ruttare e scorreggiare contemporaneamente, mentre Max faceva finta di essere una statua di cera e i passanti osservavano e ridevano.

Prima di allontanarci dal bar, il vecchio prese le ultime brioches dal bancone e le infilò in valigia insieme al resto, per poi abbioccarsi sulla panchina davanti al binario.
E i guai erano appena iniziati.
GLOBALIZZAZIONE
Alla stazione dovevamo prendere un batterista francese e portarlo in macchina a Laigueglia.
Peccato che il suo treno stesse per arrivare, mentre quello del nonno era ancora fermo dalle parti di Ventimiglia.

Così Max, che odiava guidare, odiava guidare quella macchina di merda, odiava guidare quella macchina di merda a Laigueglia, odiava gli stranieri perché parlano straniero e vaffankulo, portò in macchina il francese fino a Laigueglia, tornò a prendere me alla stazione di Alassio e mi riportò a Laigueglia.
Quest'ultima fu un'idea tutta sua, io gli dissi che potevo anche tornare in pullman ma lui insistette per accompagnarmi in albergo, tanto era una giornata di merda e quindi non c'era nessun motivo per renderla migliore.

Una volta a Laigueglia misi il telefono in modalità ignore e mi biodegradai sulla spiaggia del molo per un'oretta. Verso le cinque incontrai l'autistico Grumo, con il quale avevo appuntamento più o meno alle undici e mezza.
"Ho pronto un bel pacco per te! - gli dissi - Sai dove sono stato?"
"Ah sì, il Pastrano mi ha detto che eri ad Alassio ad accompagnare un NEGRO ZOPPO DI MERDA!"
Non avrei saputo dire di meglio, il Pastrano è sempre un grande.
IL PIATTO CHE RIDE
Ci spostammo in piazza della libertà, per il seminario del buon Christian Pastetli MeyerChristian Pastetli Meyer.

La sera prima si era fatto il concerto a Tregnago con Elio e le Storie Tese.
Oggi era qua e menava come un disperato.
Avrà attivato il cheat mode dell'invulnerabilità.

Da quando la Frappa aveva fatto il suo ingresso nella piazza in costume, l'indice di gradimento dei presenti aveva stranamente subito una misteriosa impennata, ma un professionista serio non si lascia distrarre da queste cose.
Lo spettacolo (non la Frappa, l'altro) si chiamava "il piatto che ride", ed era articolato in varie parti di cui una a quiz: Ellade e Christian suonavano con la batteria dei brani più o meno famosi e bisognava indovinarli.
Ellade Bandini Una sfida impossibile per qualunque essere normale.
Quindi non per Grumo.

"AGAMENNONE!" urlò l'autistico non appena Christian accennò Tico Tico.
La risposta sarebbe anche stata giusta, peccato che il batterista di Elio e le Storie Tese ignorasse completamente che i suoi compari avessero mandato in onda in radio questa roba qua e l'avessero chiamata Agamennone.
La logica conseguenza fu che Grumo venne dichiarato pazzo ed internato.
PUBBLICHE RELAZIONI
La persona con il maggior feeling verso l'autistico Grumo risultò comunque la Frappa.
Rese, Grumo e la Frappa Passò ore a raccontare a Grumo di tutti i suoi travagli amorosi dalla sua nascita fino al giorno d'oggi, per poi rivolgergli la fatidica domanda: "Grumo, mi parli della tua vita sentimentale?".
"Ah... allora ho già finito!".

E si erano fatte le sei e mezza. Mi avviai verso il magazzino per riaprire il banchetto del merchandising, la porta era spalancata e il numero di magliette era ovviamente dimezzato.
Stranamente però nessuno si era fottuto i cd. Ladri ignoranti.

L'unico diversivo di tanto indefesso lavoro fu la compagnia di Angelo & Friends e dei due Biellesi, a cui raccontai la mia mattinata.
"Marok - mi chiese Angelo - ma dì la verità, un po' ti sei divertito..."
"MINCHIA VAFFANCULO CAZZO!!!"
Non mi fecero altre domande.

"Ok, il nostro prossimo pezzo si chiamerà GOOD SUGAR IN ITALY!" mi disse Andrea Beccaro
Ho sempre pensato che la mia vita avrebbe potuto ispirare l'opera di grandi artisti.

Prima che la piazza si riempisse completamente, montammo il banchetto del merchandising vicino al mixer. Il concorso Percfest era finito e con lui il mio posto in prima fila, così piantai le mie radici nell'angolo del merchandising, allietato dalla compagnia di Mumble, di Mulder, di Rese, ma soprattutto della Frappa, che era sempre un bel vedere.
MUSICA!
Anche l'inizio della serata finale fu all'altezza delle aspettative. Diedero il via Marco Fadda, Dado Sezzi ed i loro allievi, presentati da un presentatore d'eccezione: Elio.
Tutto molto bello, finché i due maestri non pensarono di spendere una ventina di minuti nella spiegazione della differenza tra il basso a sei corde ed il disco armonico.
Obbligatorio l'intervento di Elio: "Ho un dubbio... ma a voi, caro pubblico, ve ne frega qualcosa?"

Seguì lungo applauso, poi Alessandra Belloni col mio amico Riccardo Ruggeri, la La PanchineriaPanchineria e per finire Patrice Heral con Maria Pia De Vito in Hamigdalà Duo.

Per carità, bravo Patrice Heral, brava Maria Pia De Vito, ma stavano tirando avanti all'inverosimile, mancava un quarto d'ora a mezzanotte, a mezzanotte bisognava staccare e The Great Naco Orchestra doveva ancora salire sul palco: eravamo seriamente preoccupati che il gran finale venisse tagliato.

Per fortuna i vigili chiusero un occhio e i musicisti della storica band del Percfest poterono perseverare fino alla mezza, per la gioia dei nostri padiglioni auricolari.

The Great Naco Orchestra Vedere una trentina tra i migliori musicisti italiani ed esteri suonare insieme sullo stesso palco nel paradiso della figa pò rendere felice la vita di un individuo, seppure ipocefalo, e il finale con Dream è una di quelle cose che non si scrollano più di dosso, un po' come quelli che ti chiedono se sei Marok del sito di Marok, un po' come quelli che ti chiedono della rissa al Night Express, un po' come la voglia di fuggire dal lavoro e cazzeggiare per tutta la vita, un po' come l'handicap che è in tutti noi.

Ma era tardi per le riflessioni filosofiche, era ora darsi da fare, era ora di ubriacarsi.
E così la compagnia riunita, concorrenti vincitori e trombati, Angelo & Friends, il Pastrano, Grumo, Rese, ma soprattutto la Frappa, si radunò prima da Mayflower e poi da Pacan per l'assimilazione progressiva incontrollata di qualunque cosa contenesse alcool, droga o fosse almeno parzialmente nocivo alla salute.

Rimanemmo lì fino alle prime luci dell'alba, tranne Grumo che all'una disse che aveva sonno e se ne andò a dormire, e tranne Rese e la Frappa, che sonno non avevano ma di meglio da fare indubbiamente sì.

Era l'ultima notte a Laigueglia, l'ultima notte di festa, mare, musica e figa prima del ritorno alla grigia monotonia della città. Con che coraggio il giorno dopo avrei potuto ripartire? Tutto si poteva riassumere in un unica, inequivocabile ed inevitabile espressione: vaffankulo.


Indice Capitolo4 Capitolo6 Le foto