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Elio e le Storie Tese live in Salice d'Ulzio 15/7/2000
Era un lieto pomeriggio di Luglio a Torino e, come in ogni estate, la città era in festa. Ma era anche l'anno del baco e così, come ogni altro giorno, io scontavo la mia reclusione.
Il servizio civile era così per tutti, un anno fottuto dallo stato con il ricatto che tanto cazzo volete provate se il militare è meglio. 43 ore di reclusione alla settimana, per dieci fottutissimi mesi. Fuori dall'orario di servizio divieto tassativo di allontanarsi dalla provincia di Torino, che modestamente avevo già infranto almeno una decina di volte. Divieto tassativo di partecipare a cortei o manifestazioni, ma tanto già non ci potevo andare perchè c'era pheega. Divieto di ammalarsi, pena il prolungamento del servizio. E, dulcis in fundo, la beffa: 60 carte al mese di stipendio, che comunque sarebbero state saldate solo al termine del servizio: "Vi paghiamo anche, cazzo volete?"
Tutti gli obiettori per tirare avanti lavoravano parecchie ore la notte, perlopiù nelle birrerie del centro, quindi non riuscivano mai a dormire più di tre-quattro ore a botta e ben presto diventavano larve umane. Tutti tranne uno, il sottoscritto, che fuori dall'orario di servizio se ne strafotteva e non faceva un cazzo: tanto bastava a rendermi un po' felice.

Fu mentre pensavo a queste amenità che mi telefonò la Silvia Bolbo.
"Ma ciao! - mi disse - Sto cercando qualcuno che mi dia una mano per il banchetto di Salice, mi puoi aiutare?"
"Eh... - sospirai, chiudendomi nel cesso - lo sai che io quest'anno soka... però aspetta, che giorno è Salice?"
"È questo sabato!"

Controllai il calendario, per miracolo sabato 15 ero libero. Una botta di culo ogni tanto fa sempre piacere.
"Che c'è da fare?"
"Be', dovresti solo stare al banchetto a dare le magliette! Io ti posso fare entrare gratis al concerto, ti posso dare 100 carte, più una percentuale sulle magliette che vendi!"
La proposta era accettabile, tantopiù che potevo intascarmi i soldi e subappaltare l'incarico a qualche sfigato...
"Ok, affare fatto!"
L'ORGANIZZAZIONE
Salice d'Ulzio, per i puristi Sauze D'Oulx, è un paesino in Alta Val di Susa, paragonabile per la sua bellezza ad una ridente fetta di Mirafiori Sud, ma a 1600 metri di quota: anche se eravamo a luglio, la notte c'era da ghiacciarsi i coglioni. Quindi era imperativo trovare qualche handicappato che avesse la macchina e ci riportasse a casa.

Provai a chiamare Roberto D'Aquila, ma tra Torino e Salice non c'erano rotaie, quindi SOKA.
Sergio Bertoldini fu più laconico, mi rispose: "FANKULO!"
Ultima spiaggia il Favone Grassone: "Eh... non lo so... domenica mattina mi alzo alle CINQUE... ma sì, vengo, SBORROH!"
SI PARTE!
La gente di città è strana, ha occhi strani che guardano in modo strano, quasi diffidente... ma che cazzo c'è di strano in un handicappato che alle tre di pomeriggio del 15 di luglio, con 30 gradi all'ombra, viaggia in camicia con un maglione legato in vita ed una giaccavento polare sotto braccio? Bah...

Comunque arrivai all'appuntamento in perfetto orario. Ci eravamo dati gancio a Gardenia Blu, di fronte all'uscita di Corso Francia: se il Favone avesse fatto più di 100 metri dalla tangenziale si sarebbe sicuramente perso.
Presenti all'appello il minorenne Francesco Zaza e la minorenne Laura, che è sempre una bella visione. Il maggiorenne Favone ancora non si vedeva. E non si vedeva. E non si vedeva.
"Dai, andiamo in una cabina e telefoniamogli!" mi disse Laura.
"Telefoniamogli dove?" obiettai.
"Be', perché, non ha un telefonino?"
Le spiegai come il Favone Grassone fosse visceralmente contrario a qualunque oggetto tecnologico, non tanto in virtù di un purismo culturale o di uno snobbismo alternativo, quanto perché troppo handicappato per usarlo.
"Il classico tipo che appena gli regaleranno un telefonino ci passerà tutto il giorno attaccato!" commentò la pheega.

E va be', il largo Favone arrivò un'oretta dopo e ci salutò con la frase: "Marok, sei un coglione! Mi dovevi dire che per andare in tangenziale devo andare dove c'è scritto TANGENZIALE! Vaffankulo!!!"
Sono cose che fanno pensare.

In realtà con noi sarebbe dovuto venire anche un quinto handicappato, Ivan Piombino, ma all'ultimo ci aveva fatto pacco dicendoci che, tranqui tranqui, ci saremmo visti su. Forse. Il commento unanime fu: "Cazzi suoi!"
RAPPORTI UMANI
I rapporti umani della minorenne Laura con Ivan Piombino erano stati fin dall'inizio leggendari: si erano conosciuti un anno prima, lei nello splendore dei suoi sedici anni, lui nello splendore del suo handicap. Lui le scriveva continuamente lettere e poesie d'amore ed aveva spaccato una macchina per portarla avanti e indietro fino a Milano a vedere l'Ares. Lei in cambio non gliel'aveva mai data nè tantomeno fatta annusare e passava le giornate a far leggere a cani e porci le sue lettere, pigliandolo per il culo. Anche questo è amore.

Anche stavolta ne aveva qualcuna dietro, erano liriche bellissime che contenevano incommensurabili perle di saggezza tra le quali è bello ricordare: "MI PIACE LA TUA CICCIA, MI PIACE LA TUA ETÀ". Inutile dire che passammo il viaggio a declamarle cantandoci sopra le arie di Jovanotti con accompagnamento di rutti e scorregge... il giorno che qualcuno farà un cd di Ivan Piombino sarà la hit dell'estate.

Intanto, l'unico che aveva acconsentito a stare con me al banchetto era Francesco: il Favone Grassone e Mipiacelatuaciccia Laura non erano abbastanza sfigati.
E va be', in compenso arrivammo a Salice senza la minima difficoltà: finita la Val di Susa bastò girare a sinistra e seguire gli orrori architettonici in cima alla montagna. In nessun altro paese esiste uno schifo del genere, eravamo veramente nel buco del culo del mondo.
TERRA!
Scendemmo dalla macchina che saranno state le cinque.
Il sole picchiava ancora duro e con un maglione si stava più che bene, ma all'ombra si gelava.
"Cazzo me ne frega - diceva il Favone - io ho QUESTI!" indicandosi i peli sul petto.
"Cazzo me ne frega - gli risposi - io ho QUESTI!" indicandomi i capelli che non tagliavo da un anno.
Il Favone grugnì, disse un paio di bestemmie ed allungò il passo, anche perché il vento iniziava pian piano a surgelarci i coglioni.

Ci aspettava una ghiotta sorpresa: il concerto era IN UNA PIAZZA, completamente ALL'APERTO! Un giorno voglio togliermi la soddisfazione di vedere in faccia quell'immenso incapace che ha organizzato un concerto all'aperto di notte in alta montagna, per poi calcolare il suo grado di parentela con Ivan Piombino.

Ci venne subito incontro la Silvia Bolbo, che ci accolse in maniera trionfale e, come promesso, mi diede il pass.
"Ho altri pass che mi avanzano - ci disse - ci sono altre Fave che devono ancora venire?"
I primi tre pass furono assegnati a Francesco, al Favone e a Mipiacelatuaciccia, gli altri rimasero lì per i migliori offerenti. Tanto era chiaro che, come sempre, in tutta la piazza avrebbe pagato solo Ivan Piombino.
CAZZEGGIO
Tra saluti agli Elii e vaffankuli vari lo stomaco iniziò a brontolare, così fottemmo ad un lurido quattro panini con porchetta di dimensioni tali da sfamare un orso per un anno intero e ce li scofanammo alla barbona sulle panchine della piazza. Pensavo di rimanerci secco. Il Favone fece il bis.
Era la prima volta che il Favone e Mipiacelatuaciccia passavano un'intera giornata assieme, sorprendentemente lei non era ancora scappata schifata... buon segno.
"Se penso che domani mi alzo alle cinque... - mormorava il Favone - fankulo!"
"Che lavoro fai?" chiese la giovane donna.
"Vendo i giornali. Sgrunt!"
"Be'... dai... non è mica un lavoro faticoso..."
"Perché, tu che cazzo fai?"
"Ehm... studio..."

Il Favone intraprese un lunga e colorita filippica interamente costituita da insulti che come obiettivo finale avevano sempre la bella Mipiacelatuaciccia, ma avevano il grande merito di umiliarla sia dal punto di vista di studentessa che di minorenne che di Mipiacelatuacicciamipiacelatuaetà che, soprattutto, di giovane donna che ci era quasi stata con Ivan Piombino.

Le invocazioni sortirono il loro effetto: dall'orizzonte sbucò Ivan Piombino, vestito solo di una maglietta gialla.
"Ciao handicap! Che ne hai fatto dei vestiti? Li hai nascosti?"
"Vestiti? Quali vestiti?"
"Cioè, tu stanotte rimani così? Non ti metti niente addosso?"
"Minchia, siamo a Luglio! E poi io ho il fisico! Fankulo!"

L'handicap si allontanò con fare sicuro, e fu allora che le casse irradiarono le dolci note di HANDY MAN di James Taylor.
"SHPALMA SHPALMA SHPALMA SHPALMAAAAAAA BLEEEEEEEE BLEEEEEEEE BLEEEEEEEE!" urlai con tutto il fiato che avevo in corpo, per poi voltarmi e vedere il maestro Rocco Tanica, a neanche un metro da noi, che ci guardava come degli appestati. Però simpatici.
PRONTI?
Verso le otto il sole ci disse soka e la Bolbo ci comunicò che era ora di montare il banchetto.
Per fortuna Francesco era abbastanza pratico di architettura meccanica, perché io ero assolutamente handicappato. L'unico fattore tecnico che la mia capacità logistica aveva individuato era il chioschetto di fianco a noi, che dava via cioccolata calda e vino rosso: chissà perchè, sentivo che ci sarebbe stato di grande aiuto.

Comunque, non eravamo poi così sfigati: dall'alto della nostra postazione il palco emergeva con successo sopra la folla di teste di cazzo, ed avere un tavolino a disposizione era particolarmente comodo per sistemarci sopra il registratore a cassette.
"Ma sei pazzo - diceva Francesco - siamo di fianco al mixer! Ti sgamano di fisso!"

Ogni volta devo ripetere lo stesso ritornello... spiegai a Francesco che non eravamo ad un concerto di Ligabue, che nell'ambiente degli Elii non c'è gente paranoica del cazzo e che, da quando li conoscevo, nessuno di loro aveva mai fatto storie per foto o bootleg (anzi, di tanto in tanto ce ne chiedono copie!). Ed anche per questo sono i miei artisti preferiti.

Sarei andato avanti ore a discutere con lui sull'importanza della diffusione anarchica della musica e dell'informazione che spaziava dalla cassettina alla grande Rete, quando una scena edificante distolse la nostra attenzione: Ivan Piombino era passato davanti al nostro banchetto, correndo, per andare dai pompieri a pochi metri da noi.
"RAGAZZI! - urlò - Avete una COPERTA TERMICA??? Sto CONGELANDO!!!"
I pompieri lo mandarono affankulo ed Ivan Piombino andò a chiudersi in un bar.
Sarebbe stata una bella serata.
VIA!
Il concerto iniziò verso le dieci, in un gelo polare. Per fortuna il vicino ci riforniva di vino rosso e di cioccolata calda senza nemmeno farci pagare: l'handicap ispira simpatia.

Ol tugheder Complice il freddo, all'inizio le vendite andavano a gonfie vele: parecchia gente comprava magliette pensando che in qualche modo tenessero caldo.
Purtroppo l'illusione fu di breve durata, e dopo un po' iniziarono a piovere richieste di felpe, maglioni, giacche a vento, berretti, mute polari. Quando finalmente tutti si resero conto che vendevamo solo inutili magliette estive, il mondo intero ci mandò affankulo e potemmo vederci il concerto in santa pace.

La scaletta era più o meno uguale a quella di Torino e La Spezia, con l'aggiunta degli intercalari: "Comune di Salice, accendete il riscaldamento!" "Comune di Salice, ABBASSATE IL FREDDO!"
Il comune di Salice dipinse un SOKA nel cielo.
Ce ne saremmo fatti una ragione.

A metà scaletta arrivò da noi Max Kava il capofava, come sempre in ritardo.
Parlammo del più e del meno, ci disse che tra l'altro eravamo fortunati perché dalle prime file Colti da dietro non si sentiva un cazzo mentre dov'eravamo noi l'audio era perfetto.
"Già - gli risposi - però volevo fare qualche foto e da quaggiù vengono una monnezza!"
"Se vuoi te le faccio io - mi disse - lasciami la macchina e te le faccio da dietro il palco!"
Lo ringraziai e gli passai la macchina foto... mal che fosse andata, avrei buttato la pellicola nel cesso.

Per fare contenta Mipiacelatuaciccia, anche il Favone dalla prima fila stava scattando un po' di foto.
"Ehi tu!" - gli disse l'immancabile rompicazzo cornuto dalle transenne - NON si possono fare foto!"
Il Favone lo guardò con aria assassina e tirò fuori il pass che ci aveva dato la Bolbo.
Il batterista elvetico "Oh, scusa! - rispose il gorillone - Prego, fai pure!"
"E comunque LE FOTO LE POSSONO FARE TUTTI - gli disse il Favone con il doveroso disprezzo - nessuno ha mai detto che ad un concerto di Elio e le Storie Tese non si possono fare foto!!!"
"Oh... ok ok!"
Il coglione se ne andò con la coda tra le gambe... umiliare gli scassaminchia del cazzo è sempre una soddisfazione.

Comunque, il concerto non era esattamente quel che si dica la perfezione tecnica, però fu un bello spettacolo: per il freddo gli Elii suonavano completamente a cazzo, Jantoman si era ghiacciato il cervello ed un campionamento su due lo mandava cannato. Giovani corpi Prima del Signor Speziale, in un momento di totale silenzio, fece partire un "ARGENTO VIVO!!!" che non c'entrava assolutamente una cippa di cazzo, mandando in visibilio la folla di handicappati. L'ho sempre detto, quel ragazzo deve iniziare a bere.

Tra le tante chicche della serata, menzione d'onore all'INDIANATA, interamente dedicata agli scempi edilizi di Salice ed al freddo che accorcia il cazzo e lo fa diventare un orrore architettonico.
Grande assente invece il secondo medley acustico, tanto che alla fine il concerto durò solo un paio d'ore: a conti fatti fu uno dei più brevi dall'inizio del tour! Stranamente nessuno si lamentò e tutti corsero altrove a scaldarsi il culo.
IL BACKSTAGE PIÙ PAZZO DEL MONDO
Terminate le operazioni di rito, Silvia radunò le Fave e ci chiese se avessimo voglia di prendere qualcosa di caldo assieme agli Elii e fare un po' di casino con loro.
Era un porco lavoro ma qualcuno lo doveva pur fare, unica condizione ripescare Ivan Piombino dovunque cazzo fosse finito e trascinarcelo dietro: senza prenderlo per il culo ci saremmo annoiati.

Entrammo nel primo pub trovato lungo la strada, era il classico locale irlandese profumato di birra mista a nuvole di fumo. Mi chiedevo come la popolazione locale ci avrebbe accolti... certo, di tutto il complessino l'unico volto noto era Elio, però temevo che arrivassero ugualmente orde di curiosi a scassare le rispettive minchie.
Ci pensò Rocco Tanica, aperte le porte del locale urlò: "Ciao a tutti, siamo quelli di MILZA!!!"
Nessuno ci cagò neanche di striscio e potemmo tranquillamente svaccarci sui divanetti del locale. Quell'uomo è un genio.

In breve il clima diventò di cazzeggio puro. Ivan Piombino era completamente ubriaco ed iniziò a fottere le patatine dal piatto di Elio, finché Christian non lo prese sottobraccio e gli disse: "Su, Ivan, ora stai un po' con me.... anzi vammi a prendere una tisana verde!".
Da quel momento nessuno ha più rivisto Ivan Piombino.

L'unico che aveva un po' la luna storta era Faso: gli avevano portato un hot dog a cui mancavano senape o crauti o qualche altra minchiata, così stava intavolando un'amena quanto colorita discussione con il malcapitato del pub... avevo scoperto il lato paranoico alimentare del bassista e tutto ciò era molto divertente. Fu comunque una nuvola passeggera: sul suo volto ritornarono il buon umore ed il sorriso non appena vide che tutti avevano una pinta di birra in mano tranne il Favone, che aveva una Red Bull.
"Che cazzo è? - gli chiese - SPREMUTA DI CARAMELLE GOMMOSE?"
"Eh... devo guidare fino a Biella - si giustificò il Favone - non mi voglio addormentare!"
La risposta turberebbe le vostre caste orecchie.

Per una volta, approfittai del cazzeggio per chiedere qualche autografo. In realtà non è mia abitudine collezionare firme sui dischi, ma in quel caso ne valeva la pena: ero riuscito a trovare una copia di ITALYA RUM CASUSU ÇIKTI, ovvero la ristampa di Italyan Rum con il titolo sbagliato in copertina, rimasto nei negozi una sola settimana e poi subito ritirato.
Gli Elii se la passarono l'un l'altro con fare divertito, mentre, da brave Fave erudite, elencavamo loro tutti gli errori che c'erano fin dalla prima stampa dell'album, tra cui il cd con scritto ÇIKTY anziché ÇIKTI e le pagine del libretto invertite...
"Ma non vi preoccupate! - conclusi - in PATÉ D'ANIMO avete fatto di peggio! E poi, sempre su Italyan Rum, per mettere un cazzo di filmato, tra l'altro a qualità merda, avete spezzato tutte le tracce: chi vi ha fatto il lavoro non è stato capace di trasferire l'immagine intera su un cd multisessione!"

Evidentemente parlando di queste cose dovevamo sembrare abbastanza Nerd, così Christian chiese a me ed a Max Kava qualche idea su come fare un sito internet: ne voleva realizzare uno per sé ed uno per la Biba Band, un supergruppo jazz di cui lui ed altri Elii fanno parte.
La risposta fu unanime: "Hai presente il sito ufficiale di Elio e le Storie Tese? Fa' tutto il contrario!"

Iniziammo con gioia ad illustrargli le meraviglie del magico anarchico mondo di Internet, ma la sua risposta era sempre la stessa: "PARLATE PIÙ FORTE, NON SENTO UN CAZZO!"
Facemmo notare a Christian che, se avesse continuato a stare seduto a dieci centimetri da una cassa, non ci avrebbe sentito nemmeno avessimo avuto un megafono. Quindi, o ci spostavamo, oppure chiedevamo ai coglioni del locale di abbassare la musica.

"Scusa, potete abbassare la musica?" chiese Christian ad un cameriere.
"No!" gli rispose il cameriere, con fare conciliante e gentile.
L'elvetico batterista non si scompose e, non appena il cameriere fu uscito dalla percezione visiva, STACCÒ I CAVI DALLA CASSA.
"Adesso vi sento - ci disse - dov'eravamo rimasti?"
Christian Meyer risolve.

E così, potemmo confortevolmente dilungarci in profondi discorsi sulla grande Rete, finché non ci rendemmo conto che, seppure a chilometri di distanza da casa e della nostra cerchia di handicappati, stavamo comunque parlando di informatica. Non a caso in tutto il locale era sparita la pheega, e la stessa Mipiacelatuaciccia iniziava a sentirsi poco bene.

A quel punto, per il bene degli Elii stessi, levammo le ancore, alzammo i culi, ci rassettammo i coglioni e ce ne tornammo alla macchina.

In una sola giornata pensavamo di averne viste abbastanza ma, anche in questo caso, il dolce veniva in fondo: saliti in macchina, alla seconda curva Mipiacelatuaciccia iniziò a sboccare.
Il tricoleso Favone assistette alla scena con aria rassegnata. Per fortuna, la Red Bull che aveva in corpo aveva messo le ali al suo corpo ed al suo spirito, così rinunciò ad abbandonarla per la strada e ci riportò a destinazione.
Solo parecchi giorni dopo ci raccontò che, rimasto solo, si era beatamente addormentato al volante in autostrada, rischiando di crepare ed anche di ammaccare la macchina. E quindi si stava ancora cagando addosso.
Fu il giusto epilogo di una serata handicappata vissuta nel mezzo dell'estate, di quelle che nascono al tramonto e finiscono all'alba, quando è ora di mandarsi sempre e comunque, indistintamente, reciprocamente e doverosamente affankulo.

(tnx Favone Grassone per il supporto mnemonico)