La notizia che il
Favone Grassone
ed i suoi
South A Phoss
avrebbero aperto il concerto di Elio e le Storie Tese a Pray aveva fatto il giro del mondo: tutti si aspettavano che quel giorno sul palco si generasse l'Anticristo.
"Tutto questo è molto bello! - avevano precisato gli Elii
- Ma sia ben chiaro che, se vi azzardate a fare le nostre cover prima del nostro concerto, vi inculiamo a sangue!"
L'ipotesi non dispiacque affatto al Favone, anzi! I South, invece, decisero di cambiare scaletta, anche perché, bravini, sì, ma, dopo tutti questi anni, non hanno ancora imparato a suonare Pagàno.
Quello che nemmeno i South A Phoss avrebbero potuto immaginare era l'altro ospite VIP che a gran sorpresa avrebbe allietato il lieto evento:
ALAN MAGNETTI!
Bisognava assolutamente avvisare il Favone.
"Cooosa??? AHAHAHAH! SBORROOOOOOOOH!"
"L'unico dettaglio che mi manca... - aggiunsi
- ...è sapere se suonerete prima o dopo di lui..."
"Vaffankulo! Noi suoniamo DURANTE! Facciamo il Volo della Fenice!!! Non gli dire un cazzo, sarà una sorpresa! Skizzoh!"
Il Favone Grassone sul palco assieme ad Alan Magnetti prima del concerto di Elio e le Storie Tese. Sarebbero bastate due troie bisessuali che mi facessero un pompino e la raffinatezza culturale della giornata sarebbe stata perfetta! Peccato.
I PREPARATIVI
Organizzare la missione Pray richiedeva la massima concentrazione: io contribuii raccogliendo tutti gli mp3 live del Volo della Fenice di Alan Magnetti e li mandai al
batterista Coppa,
il Favone Grassone preparò

il secchio per l'operazione
"Uno sputo per Piombino", tutto molto bello, ma non bastava... occorreva di più.
"Ciao Favone! Mi mandi un Pass con scritto South A Phoss ALL AREAS? Così vi faccio le foto sul palco!"
"Fottiti stronzo! Fattelo, stampatelo e vaffankulo!"
L'esigenza nasceva dal fatto che, al concerto di
Bardonecchia,
gli apriculi cagavano il cazzo a tutti quelli che facevano le foto, a meno che non avessero un pass.
Così, presi l'editor di South Park, ingrassai l'unico personaggio grasso tra i predefiniti, perché era comunque troppo magro, gli levai i capelli perché ne aveva pochi ma comunque troppi, gli misi un po' di macchie di merda e sborra sulla maglia e sulla faccia, e il pass era pronto! Gli apriculi stavolta me lo potevano solo sucare!!! In mancanza di troie bisessuali, sarebbe comunque stato un bel diversivo.
L'ORGANIZZAZIONE
Ora rimaneva solo un piccolo problema, del tutto marginale:
come cazzo avremmo fatto ad arrivare a Pray Biellese? E, soprattutto, come cazzo saremmo tornati a casa?
Una notte all'aperto in culo alle montagne implicava la metamorfosi in stalattiti dalla forma handicappata; unica alternativa trovare una macchina, possibilmente provvista di guidatore.
Esiste una sola fava torinese in grado di guidare fino in quella valle in culo al mondo e riportarci a casa vivi: il
giovane Iko.
Ma sì, figuriamoci se non va a vedere il Favone Grassone!
Risposta:
"Fankulo!"
E va be', rimanevano gli handicappati della Cumpa!
Killer,
Joco,
Grip
ed il
kompagno Gillette
risposero che, per il Favone, sarebbero venuti...
"Ma non sappiamo a che ora... al limite ci vediamo là!".
Perfetto, giocai l'ultima carta e mandai in broadcast una richiesta di
"autostop notturno direzione ovunque" alle 1500 fave disperse sul territorio nazionale. L'unico in cui suscitammo un livello di pietà sufficiente fu il giovane
Dagarlass
(nome che, come Meemmow insegna, vuol dire
"sono scavato nel culo").
Dagarlass annunciò che avrebbe avuto due posti liberi: il primo per
Foniuglia,
il secondo per il Porko Sottoscritto ed il bagagliaio per
Ivan Piombino.
Mi assicurò inoltre che, al ritorno, la sua macchina si sarebbe diretta verso qualunque parte del mondo, Artide, Antartide, Himalaya ed affankulo compresi, tranne che Torino.
Mi sembrava tutto a posto, potevamo partire.
SI PARTE!
Appuntamento con lo scavato Dagarlass alla stazione di Novara.
"Ma non sarete soli!" profetizzò.
La diversamente giovane, l'artista poliedrico ed il Porko Sottoscritto passarono il viaggio in treno a pensare a quale cazzo di immonda creatura ci avrebbe potuto tenere compagnia a Novara.
In ogni caso, il livello di handicap non poteva peggiorare: Ivan Piombino
con la sola forza delle mani e di una bottiglia di Coca Cola riuscì ad alluvionare l'intero treno, facendo impennare la curva delle figure di merda fino a livelli asintotici all'infinito.
L'INCONTRO
La discesa dal treno fu una liberazione: finalmente l'handicap di Ivan Piombino si diluì nella folla dei viaggiatori indaffarati e frettolosi che dalla natura, dalla sorte o da un Dio troppo a lungo bestemmiato, erano stati condannati al ruolo di pendolari della tratta Novara Milano.
Solo una figura spiccava in mezzo a loro, un tipo alto alto col vestito nero nero, uno che sì insomma era proprio uguale a...
ALAN MAGNETTI!!!
"Ma non ti abbiamo visto in treno!"
"Infatti non arrivo da casa, vengo da Milano!"
Ci raccontò che, la sera precedente, aveva aperto il concerto di
Cernusco sul Naviglio,
non aveva trovato nessuno che lo riaccompagnasse a Torino,
aveva passato la notte in bianco e poi aveva preso il primo treno per Novara, all'inseguimento dell'
unica speranza dell'Infinito di arrivare a Pray: le Fave!
In teoria, la Dagarlass mobile era piena. Tuttavia, con gran sorpresa, ci accorgemmo che lo scavato compare non era solo: con lui, c'era anche
Comecazzosichiama...
ed aveva la macchina!!!
Purtroppo, aveva anche il fratellino handicappato, quello che a
Milano aveva chiesto a Foniuglia se fosse
"la moglie del dottor Marok"! Ben presto, lo ribattezzammo
Scorreggia,
in nome del suo unico talento. Ragazzi fortunati.
Condividere la vettura con Alan, per il resto, fu una vera esperienza: ci raccontò
la Vera Storia della Fenice!
Famosa nel mondo come protagonista dell'inno dell'estate favica 2004, la Fenice è un animale mitologico che, ogni cinquecento anni, brucia e poi risorge dalle sue ceneri.
Il
"Volo della Fenice", che dà il nome alla canzone, è la creazione dell'artista, il dono che fa al mondo nel momento della sua composizione, ciò che inevitabilmente lo porta a bruciare e poi a risorgere di continuo fino alla fine dei suoi giorni.
Tutto chiaro? Bene!
Alan ci svelò che al suo spirito compositivo contribuivano cinque personalità, cinque io che si alternavano a seconda dei momenti e delle situazioni in cui viveva:
Manager,
Edonista,
Poeta,
Narciso ed
Istrione!

Non vedevo l'ora di gustarmi le cinque facce che avrebbero fatto i cinque io, ma soprattutto l'istrione, quando avessero saputo di doversi esibire assieme al Favone Grassone.
Intanto, ridendo e scherzando, nessuno dei componenti dell'equipaggio ultra VIP aveva una vaga idea di dove cazzo fosse Pray.
L'unico elemento che ci permise di arrivare a destinazione fu lo sfiorato frontale con
un mixer che qualcuno aveva piantato nel bel mezzo dell'unica strada della Valsessera. A pochi metri, c'era
un palco, conficcato in modo completamente illogico nel centro del parcheggio di un ipermercato.
Non a lato... nel CENTRO.
Non avremmo potuto immaginare nulla di più trash: eravamo arrivati.
QUELLI CHE ASPETTANO
Per quanto avessimo girato a vuoto, eravamo sempre e comunque in anticipo: gli Elii non c'erano ancora, il Favone

neanche. Per ingannare il tempo, però, c'era la giovane donna di Dagarlass, la leggendaria creatura che i più ricordano come
Palmira.
Visto che tutt'intorno non si intravedevano fonti di ristorazione, la diversamente giovane Foniuglia ed il Porko Sottoscritto decisero di approfittare dell'ipermercato ancora aperto per procacciare l'occorrente per la serata: qualche lattina di birra, un paio di bottiglie di vino e, già che c'eravamo, anche un pezzo di pizza.
Dovevamo fare veramente pena, perché per pietà
ci regalarono un piatto di ceramica a testa: l'ideale per chiedere l'elemosina in centro.
E va be',
parcheggiammo Alan Magnetti in divieto di sosta e ci svaccammo a mangiare. Però per terra, perché usare il piatto pareva brutto.
Il Favone ed i South A Phoss arrivarono un'oretta più tardi.
Anziché salutarci, insultarono direttamente Ivan Piombino

e si misero a rincorrere il
mixerista, tale Sem Cigna, che era appena arrivato e già sclerava come un disperato.
Approfittai del momento di calma:
"Scusa, posso attaccare il mio minidisc al mixer?"
"Registro già io su cd! - rispose
- Se vuoi te lo mando!"
"Ah, splendido!"
Mi preparai al peggio... e i fatti mi avrebbero dato ragione.
Comunque, adesso c'era da pensare alle foto: per addomesticare i potenziali apriculi selvatici, che stasera erano gli arancioni della protezione civile, tenevo sempre al collo la macchina fotografica ed
il pass.
Era venuto proprio bene e, a quanto pare, non ero l'unico a cui piaceva, perché una vecchia rincoglionita mi vide ed esclamò:
"Lei è il fotografo del biellese?"
Il biellese? Boh... il
Favone Grassone
è di Biella... lo chiameranno così...
"Sì, sono il suo fotografo!" risposi divertito, indicandolo.
"Oh, bene, la fa una foto ai miei ragazzi che son tanto bravi e belli?"
Iniziai a sospettare un leggero equivoco, ma sarei andato ben volentieri avanti tutta la sera a far foto ai suoi coglioni di ragazzi spacciandomi per chissà chi; senonché il Favone, vista la scena, mi urlò:
"Deficiente, il Biellese è un giornale!!!" e poi, rivolto alla vecchia:
"Lo scusi, signora, è handicappato!"
Peccato, sarebbe stato divertente.

Il piazzale, nel frattempo, si stava riempiendo velocemente, non tanto perché ci fosse molta gente quanto perché era veramente un buco.
Così, Ivan Piombino e gli altri handicappati si insediarono stabilmente in prima fila ed io per spregio salii sul palco, solo per il gusto di andare sopra e fargli SOOOOOOOKA!
Rimasi sorpreso: il palco degli elii sembra enorme, in realtà c'è un tale bordello di cavi, strumentazioni e ferraglia varia che ci si muove a malapena. Oltretutto, la roba degli Elii era già montata e tale doveva rimanere, così i South A Phoss avevano a disposizione solo la striscia anteriore: a testa, un metro quadro.
E il Favone ne occupava due, da fermo.
In compenso, non si poteva iniziare nulla, finché gli Elii non avessero terminato il soundcheck.
SOUNDCHECK
Gli elii arrivarono verso le cinque e mezza, ma l'unico disposto a cagarci fu
Christian Meyer. Fu anche il primo ad iniziare il soundcheck, durante il quale ingannai il tempo facendo foto agli Elii da sotto il palco.
Tempo due minuti e arrivò, puntuale, il primo tizio della sicurezza, con la classica

tenuta arancione.
"Scusa..." mi disse
"Sì?" risposi con aria innocente, pronto a giurare che non sapevo che ai concerti non si potesse stare oltre alle transenne, perché fino al giorno prima ero vissuto su Marte.
"... ma tu... sei Marok del sito di Marok?"
"..."
"Me la fai una foto sotto a Faso che suona? Me la metteresti in rete?"
Il pass faceva veramente miracoli.
Al tramonto del sole, arrivò anche il turno del Favone: in tre secondi issarono sul palco un chilometro cubo di strumenti e, dovunque mi spostassi, sopra o sotto il palco, c'era qualcuno dei South A Phoss che lanciava oggetti contundenti a due millimetri dalla mia faccia nel vano tentativo di migliorarmi.
Decisi che non ero ancora pronto, attivai la ghost mode scrivendo
"IDSPISPOPD" nell'aria

e mi resi immateriale. Fu una saggia decisione.
Solo quando tutti furono sul palco, Alan seppe la verità:
"Faremo IL VOLO DELLA FENICE! Con te!!!"
Dopo un primo istante di smarrimento, la prova diede esito positivo:
Alan Magnetti ed il Favone Grassone erano fatti l'uno per l'altro!
Scherzi a parte, non avevo mai sentito quella canzone rendere così bene: l'arrangiamento spaccava di brutto! Sfortunatamente, nessuno degli interpreti, su quel palco, sarebbe mai stato d'accordo. Peccato.
I RIFORNIMENTI
Terminato il soundcheck, mi spalmai sotto il palco a sparare un po' di minchiate col Favone, che era teso

come una corda di violino legata al culo di un porco che non riesce a cagare merda, nonostante un clistere di sborra di montone selvatico (chiedo scusa per la parola selvatico).
La stessa vecchia rincoglionita che prima mi aveva chiesto se fossi il fotografo del biellese venne davanti a noi e ci gridò:
"Voi due, tornate al di là delle transenne o VI MANDO LA POLIZIA!!!"
Il Favone replicò:
"Scusi, ma non mi riconosce? Sono quello di prima, sono appena sceso dal palco!"
Era la prima volta che sentivo il Favone Grassone interloquire con una rompicoglioni pronunciando un'intera frase priva di parolacce o bestemmie. Proprio non era in sé.
Lei lo fissò un po' sospettosa, stava sicuramente per dire qualche altra stronzata, così
tirai fuori il pass:
"Guardi qua, c'è scritto ALL AREAS, si legge Olàreas, è inglese e vuol dire che vado dove cazzo mi pare!"
"Ah, scusi..." disse, e se ne andò.
In questi casi, l'handicap si sviluppa in senso incrementale; infatti, poco dopo, arrivarono gli handicappati della Cumpa. All'appello avevano risposto
Killer,
Joco e
Grip e, come regalo, mi avevano portato una ghiotta sorpresa:
Alien.
Trattasi di individuo conosciuto ai tempi della scuola come
"quello alto alto e scemo scemo", segni particolari il fatto di vivere con due sorelle conosciute come
"Le Pseudo" ed avere come cane un cocker che mangia la merda. Era una vita che non lo vedevo, ma non gli chiesi come stava perché non me ne fotteva un cazzo.
Prima frase di Killer:
"Ohu, se mi dicevi che era così inkulato col kazzo ke kacciavo la maaaaaacchina!"
Seconda frase di Killer:
"Ehi ma c'è della vagiiiiiiina!!!"
Terza frase di Killer:
"Kol kazzo ke ti riporto a SAAAAAKA!"
Perfetto, dopo un picosecondo dall'apertura della sua bocca non c'era più pheega nel raggio di un parsec. Tutto procedeva secondo copione.
QUELLI CHE ASPETTANO
Joco mi disse che non gliene sbatteva una minchia del Favone, di Elio e di Alan Magnetti, e che lui voleva solo mangiare.
Chiesi all'autoctono Favone se conoscesse un posto nelle vicinanze dove fare cena, visto che il glorioso ipermercato nel frattempo aveva chiuso. Mi rispose: "Vaffankulo, col cazzo che mangio, ci ho la caga!" e se ne andò via bestemmiando.
E va be', gironzolai un po' con gli handicappati senza trovare una minchia, finché non si fecero le nove.
Il Favone mi disse che stavano per iniziare, gli handicappati risposero che non gliene fotteva un cazzo, così mandai tutti affankulo e andai dietro il palco.
Da là vidi il Favone allontanarsi verso il vicino chioschetto, diedi per scontato prendesse schifezze fritte e lardose o alcool puro come suo solito, invece ritornò con in mano un innocuo palloncino... ero allibito.
"È per una gag! - mi spiegò - Te stai dietro al palco, lo apri e lo tieni pronto, quando te lo diciamo ce lo porti che facciamo le vocine da idioti come a MTV!"
Me lo diede in mano, e neanche dieci secondi dopo me l'ero già fatto volare via.
Il largo individuo reagì in modo incredibilmente composto, grugnì e salì sul palco senza proferire parola... stranissimo, in condizioni normali mi avrebbe insultato per delle ore... mah! Mi stava sfuggendo qualcosa?
SOUTH A PHOSS!
Primo brano
"ELEANOR RIGBY", dell'amico Paul.
Buona esecuzione, ma non riuscivo a non pensare al comportamento indulgente

del Favone, non sembrava più lui; finché, al termine del pezzo, si rivolse al pubblico ed urlò:
"Ringraziamo tutti quel COGLIONE di Marok per avere mandato a PUTTANE la migliore delle nostre gag! Marok VAFFANKULO!!!".
Subito il pubblico si cimentò in perfetto unisono nel coro:
"Marok! Marok! Vaffankulo!".
Finalmente avevo ritrovato il vero Favone Grassone e, con lui, la gioia di essere handicappato. Anche questo è amore.
Secondo brano,
"LAY YOUR HANDS ON ME" di Bon Jovi, pregevole esecuzione

e ottimi corpi.
Visti da vicino sul palco, i South A Phoss manifestavano comportamenti eterogenei.
Il
Favone guardava fisso il pubblico con aria libidinosa e masturbava il microfono come se volesse farlo sborrare.
Il tastierista
Paolino, al contrario, appariva in coma neurovegetativo, teneva gli occhi fissi sulla sua tastiera, con aria a tratti distratta come se non gliene fottesse una minchia e a tratti eccitata come se ci stessero proiettando sopra un filmato porno.
Il
Coppa invece era il più nervoso, non cagava quasi la sua batteria ma squadrava con meticolosa attenzione tutti gli altri, con aria serissima, quasi temesse fossero kamikaze imbottiti di tritolo.
L'unico veramente inquietante era senz'altro
Gollum:
il suo corpicino secco e storto ed il suo basso si dimenavano in continuazione e sempre a scatti, come un video porno che fa buffering, ed i suoi occhi erano costantemente spalancati.
Il chitarrista
Caciorrone, infine, coltivava personalità multiple, un po' come Alan Magnetti: per la maggiorparte del tempo rimaneva immobile e guardava in basso, verso la chitarra, poi ogni tanto senza un perché si svegliava e si lanciava in mezzo al palco a fianco del Favone a fare bordello.
Avevo a che fare con cinque casi psichiatrici... tutto ciò era molto bello.
Il concerto continuava con
"TIE YOUR MOTHER DOWN" dei Queen, seguita da
"COMIN' UP" di Paul McCartney e da
"SMOOTH CRIMINAL" del famoso cantante sbiadito, in onore del quale
il Favone si inculava un bel bambolotto. Sono scene che fanno bene.

Subito dopo,
"FREEWAY", dei Beehive, gruppo di storditi capelloni che popolavano un cartone animato anni 80. Come facesse il Favone ad esserne fan, resterà un mistero, ma non era rilevante: vederlo con la parrucca multicolore scatenò un'ovulazione generale, sebbene nessuno avesse la più pallida idea di che cazzo stessero suonando.
In effetti poche palle, il concerto stava andando a palla.
"Essere VIP era sempre una bella sensazione! - pensavo
- Non solo mi hanno appena mandato affanculo quattromila persone tutte assieme, ma continuo a fare avanti e indietro da sopra a sotto il palco con la macchina foto e nessuno mi ha ancora rotto il cazzo!"
"TU, FUORI DAI COGLIONI!".
Mi voltai, alzai lo sguardo di quarantacinque gradi e vidi un energumeno arancione che mi indicava la via per affankulo.

Gli feci vedere il pass, il gorillone grosso squittì:
"Oh, mi scusi!" e se ne andò.
Amo la mia stampante!
Intanto il pezzo forte della serata stava per arrivare: il Favone annunciò...
"IL VOLO DELLA FENICE" con
ALAN MAGNETTI!!!
Non si vide nessuno: Alan non saliva.
Qualche attimo di imbarazzo, poi il largo handicappato si ricordò che Alan non sarebbe salito sul palco finché non avesse sentito musica. Incredibile ma vero.
E va be', la base partì, Alan irruppe, il popolo delirò.
I suoni rock ed i cori dei South A Phoss moltiplicarono l'effetto dirompente del pentessente Alan, non so da dove tirasse fuori tutta quell'energia ma era letteralmente elettrizzato, ed il pubblico con lui.
Solo il Favone si mantenne lucido e, al termine del brano, decise di celebrarlo col ritornello
"ALAN ALAN!" sulle note di Batman... bei momenti.
Non saprei dire se ciò che aveva fatto più effetto sul pubblico fosse stata l'esibizione di Alan o la testa sudata del Favone che fumava come una ciminiera giamaicana, in ogni caso fu un vero spettacolo: tra tutte le esibizioni di Alan Magnetti che avevo visto, questa era di gran lunga la più riuscita.
THE SHOW MUST GO ON!
Delle molte nefandezze scaturite dal tricoleso cefalo del largo handicappato, la mia preferita in assoluto era quella che si stava per scatenare sul palco, il
"MEDLEY LIGABUE": una decina di brani del Liga eseguiti in modo contemporaneo e indipendente dai vari componenti del gruppo, ognuno
con la sua voce ed il proprio strumento. Tutto era atto a dimostrare che i pezzi del Liga sono talmente fotocopie l'uno dell'altro che, se sovrapposti, tutto sta in piedi da Dio. Poesia pura.
Il gran finale fu, come sempre,
"I'M A BELIEVER", inno del sosia del Favone Grassone, ovvero l'orco Shrek.
Seguirono lunghi applausi, ovazioni, congratulazioni, ovulazioni, amori vari, e in tutto questo bordello ci si dimenticò completamente dell'operazione
"Uno sputo per Piombino". Sarà per la prossima volta.
INTERVALLO E RITARDATI
Sceso dal palco, riaccesi il fedele telefonino, ricevendone una chiamata fondamentale da parte del
Colonnello Nunziatella:
"Ciao, stiamo arrivando a Pray! A che ora inizia?"
"Mah... il Favone ha appena finito - rivelai
- Elio inizierà tra un quarto d'ora..."
Sentii dall'altro capo del telefono qualche urlo concitato del tipo:
"Muovete il culo, bastardi!!!" e poi il nulla più. Sono cose che fanno pensare.
Per puro caso, incontrai anche gli altri handicappati, alias Joco, Killer, Alien e Grip.
"Piaciuto il Favone?" gli chiesi.
"Ah, non so, finora non abbiamo sentito un cazzo, abbiamo appena finito di mangiare!"
Da notare che erano venuti su APPOSTA per il Favone... l'organizzazione Joco non si smentisce mai.
ELIO E LE STORIE TESE
Stavo ancora beatamente cazzeggiando al banchetto del brulé, quando, all'improvviso e senza alcuna canzoncina

premonitrice, gli Elii attaccarono
"BABE".
La scaletta era nuova (miracolo!!!)
(
brulé numero 3)
(sborroh!), quindi mi volevo gustare il concerto con la stessa carica di serenità ed entusiasmo con cui Homer Simpson affronta la televisione! Così risfoderai il pass, mi svaccai sotto il palco e nessuno ebbe niente da obiettare.
Bello essere VIP.
Alla mia sinistra si ergeva il Favone Grassone
"Leva il culo stronzo che non vedo un cazzo!" e gli eroi del giorno South A

Phoss.
Davanti alla mia faccia, si ergeva il pacco di Faso, che mi guardava con un misto di timore e rassegnazione.
Alla mia destra, ma rigidamente oltre la transenna, Foniuglia, Ivan Piombino, i fratelli Scorreggia e Comecazzosichiama, Palmira e Dagarlass.
Dietro di me alcuni simpatici minchioni con una cannuccia in testa ed uno striscione
"ma in questo concerto si vedono delle natiche?", chiara citazione di
Rocco e le Storie Tese:

ero in mezzo agli intellettuali.
Dopo il secondo brano,
"GIMMI I.", iniziarono finalmente le novità e la prima fu...
"FARMACISTA"!
Sapere che il batterista che l'introduceva era arrivato apposta dalla Svizzera nuotando sott'acqua nel Sesia (che è alto 15 centimetri) fu una sensazione unica!
Quasi quanto udire il tastierista Nuovo Boosta (per gli amici
"l'Uomo Busta") interpretare la ghost di...
"PORK E CINDY"... sono cose molto belle!
Poi una scoppiettante
"MILZA", una
"Ivan Piombino edition" di
"BORN TO BE ABRAMO" ed
"IL ROCK AND ROLL", dominata da uno scatenato

Mangoni amante passivo.
Ad ogni intervallo, Ivan Piombino urlava ad Elio qualche stronzata ed il Favone grugniva, finché Elio non esclamò:
"Ivan Piombino, ci sono delle telecamere che ti osservano!".
Non fu una bella idea: per Piombino una telecamera che lo osserva aveva l'effetto di un chilo di cocaina!
Ci saremmo sorbiti il suo handicap fino alla fine.
Del resto, l'handicap, si sa, è contagioso, e i primi effetti collaterali si scorsero nella lucidità di Elio, che annunciò
"EVVIVA/LA VISIONE", mentre la traccia successiva era
"CASSONETTO". Nulla di grave, se non fosse che stavano incidendo un disco.
Se la prontezza del Nuovo Boosta non avesse rimediato, avrebbero dovuto ristampare tutte le copertine dei cd brulé di Pray. Sarebbe stato bellissimo.
Seguiva un'ottima esecuzione della sempre immortale
"
SERVI DELLA GLEBA",
poi
"OCIO OCIO" ed infine una delirante rivisitazione di
"CARA TI AMO", di cui è impossibile non citare la punta massima di poesia nell'aulico verso:
"Ti faccio l'amore nel sedere!"
Il brulé era terminato e quindi Elio spiegò che, essendo gratis, non aveva più voglia di fare un cazzo. Il nuovo Boosta propose di fare un gioco che ci si mandava gli sms e si rideva tantissimo! Invece, si proseguì con i consueti
"FOSSI FIGO",
"EL PUBE",
"CARTONI ANIMATI GIAPPONESI" (non mi abituerò mai all'idea che una simile figata sia in scaletta permanente!) ed una potentissima
"FIGARO".
Nell'intervallo, approfittai del mio essere VIP per fare la prima cosa potenzialmente intelligente della giornata: uscire dalla mia postazione e fare un salto al banchetto dei brulé, ancora deserto.
Ovviamente i brulé non c'erano ancora, e aggiungerei anche vaffankulo.
E va be', alle prime note della struggente
"
SHPALMAN",
riportai il culo in zona VIP e ci rimasi fino alla fine del concerto, concluso con un'ottima
"TAPPARELLA" dedicata ai South A Phoss, ormai proclamati eroi del giorno.
Mi voltai e vidi che il banchetto del brulé era già assediato da una folla disumana!
Avevo avuto un tempismo perfetto.
Come le emorroidi, prima di prenderlo nel culo.
SCLERING FOR BRULÉ
Mi rassegnai a rituffarmi nella folla, e ne uscii solo un quarto d'ora dopo.
Se non altro, ero riuscito a riscaldarmi.
Durante la lotta corpo a corpo con corpi rigorosamente maschi, incontrai anche il colonnello Nunziatella con tre suoi amici. Inevitabile la
foto di gruppo in cui Piombino riuscì a sfasciare l'unica cosa che aveva in mano, ovvero il piatto dell'ipermercato.
IL PIANO B
"Che fate, andate a bere?" mi chiesero Joco e gli altri.
Dagarlass osservò che, a quell'ora, di locali aperti c'era un cazzo, di guidare fino ad una qualunque città non gli passava un cazzo, così sarebbe andato a dormire nella sua casa del cazzo in montagna a Fobello, un paese che distava un tiro di cazzo. Potevamo andare con lui oppure, a scelta, attaccarci al cazzo.
Per la sua gioia decidemmo di andare tutti con lui... o quasi: Foniuglia ruppe il cazzo perché voleva tornare a casa. Così, la scaricai nella macchina di Killer e le dissi addio, osservandola divertito mentre si allontanava sola tra quattro handicappati. Ero sicuro che non l'avrei rivista mai più.
DESTINAZIONE FOBELLO
L'equipaggio che partì per Fobello era spartito su due macchine, in modo che il contenuto fosse squilibrato: la

prima ospitava solo Dagarlass e Palmira, la seconda Comecazzosichiama, Alan Magnetti, Scorreggia, Ivan Piombino e, ovviamente, il sottoscritto.
Chissà su quale macchina ci si divertiva di più...
Piccolo indizio: sulla macchina numero due, Scorreggia non smise un attimo di urlare:
"Siamo in macchina con ALAN MAGNETTI!!!" a tutti quelli che passavano per la strada.
E va be', dopo qualche chilometro

avvistammo una birreria, ci fermammo a prendere qualcosa di caldo e ci dissero che la cucina era CHIUSA.
Per fortuna, fu sufficiente promettere ai gestori che, se non ci avessero dato nulla di caldo, l'avremmo prodotto noi: ci portarono un'ottima cioccolata.
Avevamo tutti pensato allo stesso colore... che romantici.
Intanto, Scorreggia parlava in continuazione dicendo solo e rigorosamente stronzate: al confronto
Ivan Piombino
è muto e intelligente.
L'unico diversivo era il televisore e proponeva un programma intellettuale: la replica della semifinale di
"Veline".
Il fascino del tubo catodico riuscì a rendere taciturno persino Scorreggia per lunghi e preziosi istanti: miracoli della cultura.
Poi, però, di fronte ad un'inquadratura che irradiava un mare di pheega con Teo Mammuccari in mezzo, si svegliò dal coma e sentenziò:
"Pensa che figo se Teo Mammuccari esce dal televisore e viene qua!"
Teo Mammuccari.
L'unico maschio.
In mezzo a venti esemplari di pheega.
Subito dopo questa frase,
Scorreggia
mantenne fede al suo nome con una potenza inaudita sia in termini di decibel che di coefficiente olfattivo; fu allora che ebbi la conferma definitiva: il suo unico organo funzionante era il culo.
E va be', lasciammo che Ivan Piombino pagasse la cioccolata di Alan Magnetti perché Alan è artista e Piombino è handicappato, poi ce ne scappammo a gambe levate, contenti del fatto che in tutta la vita non avremmo mai più rimesso piede in quel locale.
FOBELLO, PER MOLTI MA NON PER TUTTI
Sbarcammo in quel di Fobello, dopo una mezz'ora di tornanti su una stradina stretta, ripida e buia. Fuori faceva un freddo porco, ma dentro si stava peggio: la casa di Dagarlass dal lato posteriore era interrata nella montagna, quindi aveva un tasso di umidità del 100%.

Azionammo al massimo la stufa, ma non servì a un cazzo, l'unica fonte di riscaldamento efficace si dimostrò Scorreggia. Ognuno ha uno scopo nel mondo.
Per passare il tempo, provammo ad ipnotizzarci col televisore, ma non c'era un cazzo: anche Veline era finito.
Allora cercammo qualcosa da leggere, ma c'era solo
"Famiglia Cristiana".
Presi dalla disperazione, accendemmo Piombino, che iniziò a raccontarci presunte avventure del suo passato con pheega del Fave e non, manifestando un'aderenza alla realtà dei fatti degna del migliore Berlusconi.
"In tutti questi anni ne ho conosciuta di pheega, e anche di porche - ci raccontava - ce n'era persino una che era... PORCA COME PALMIRA!!!"
Attimo di assoluto silenzio, poi Ivan Piombino si accorse che, davanti alla sua faccia, c'era quella di Dagarlass (ricordo ai più distratti: il ragazzo di Palmira), che lo fissava.
"Oh no, cazzo!" esclamò Piombino.
Tutti scoppiarono a ridere come disperati, compreso Alan Magnetti.
"Dai - lo esortai
- sei ancora tempo per cambiare nome, non se n'è accorto nessuno!"
"MA COSÌ PORCA NON ME VIENE IN MENTE NESSUN'ALTRA!"
"Ma mica dev'essere vero! Spara un nome a cazzo!"
"MA NON MI VIENE IN MENTE LO STESSO!!!"
Fantastico, una scena indimenticabile.
Visto che le relazioni umane stavano degenerando,

Ivan Piombino ispezionò la cucina per cercare qualcosa da mangiare.
All'appello risposero qualche scatoletta di tonno, un po' di Nutella, una confezione di pasta, della Fanta e dello spumante. Decidemmo di conservare tutto per dopo, anche perché i nostri compari, uno dopo l'altro, iniziarono a cedere alle lusinghe di Morfeo.
I primi a passare nel regno dei più furono Scorreggia e Comecazzosichiama, che si insediarono in camera da letto, indagarono su quante volte Dagarlass ci si fosse
"sbattuto" Palmira e, senza neanche aspettare la risposta, piombarono nel coma più profondo.
Dagarlass ci rivelò che i due divani che c'erano in soggiorno, se opportunamente trasformati, potevano dare luogo a tre posti letto e... purtroppo, mentre ce lo spiegava, si sdraiò su uno dei divani e si addormentò.
ALAN MAGNETTI MOMENT
Alle ore due e mezza, gli unici tre elementi superstiti si rivelarono tragicamente Ivan Piombino, Alan Magnetti ed il sottoscritto.
Il giorno che avrò sonno alle due e mezza starò crepando o avrò lavorato e, in entrambi i casi, spero sia un giorno molto lontano. Anche Alan era molto in vena, così optammo per l'after,

però spegnendo tutte le luci eccetto una candela, perché Alan diceva che
la luce è puttana.
"Tu a che ora vai a dormire di solito?" mi chiese Alan.
"Mah... il lato più bello di essere un fancazzista è quello di non avere orari, comunque in media vado a dormire intorno alle tre e mezza e mi sveglio intorno a mezzogiorno e mezza... ma non ho regole!"
"COSÌ PRESTO??? - sbottò Alan, deluso
- Io vado a dormire non prima delle sei del mattino e mi sveglio non prima delle tre di pomeriggio!"
Incredibile, per la prima volta mi sentivo mattiniero.
"E che fai nella vita? - continuò Alan
- qual è la giornata tipo del dottor Marok?"
"Bah... il principale scopo delle mie giornate è minimizzare il tempo passato a lavorare.
Di pomeriggio dico stronzate nelle scuole o scrivo stronzate per qualche cliente; poi, quando mi rompo, vado in giro a fare stronzate, magari ad affittare qualche cd; poi, quando mi rompo il cazzo di girare come un coglione, mi bevo una birra con gli altri handicappati e, quando mi rompo pure degli handicappati, torno a casa e scrivo racconti tipo quello che conterrà la frase che stai ascoltando in questo momento. Quando mi rompo pure di scrivere vado in chat, cazzeggio su internet, mando affankulo un po' di gente via email e, quando mi si chiudono gli occhi, vado a dormire, senza preoccuparmi dell'ora a cui mi dovrò alzare il giorno dopo!"
"Ah... Marok, ma QUINDI UN PO' LAVORI! - esclamò Alan
- No, io non avrei tempo per lavorare, passo tutta la notte a comporre..."
Alan Magnetti è un grande: grazie a lui mi sentivo mattiniero e lavoratore. Se ci fossero più persone come lui, il mondo sarebbe migliore.
Alan disse che amava inventare colonne sonore sperimentali per cortometraggi. Suoi strumenti prediletti un mazzo di chiavi, un pacchetto di fazzoletti ed i rumori della sua gola, catturati mediante introduzione di microfono nel pertugio orale.
Chissà quante altre parti del corpo umano avrebbe esplorato nel corso della sua lunga carriera.
Il nostro vate amava parlare di sé, dei cinque Alan che convivono nel suo corpo, dell'amore che prova per la sua immagine e della sofferenza di non potersi baciare. Oltre che da sé, Alan Magnetti era particolarmente affascinato dalla figura di Ivan Piombino, così lo convinse ad improvvisare una poesia davanti a lui.
Piombino ci mise DUE ORE, questo fu il risultato:
"Solo L'acrime Amare Che Scivolano Impazzite Tra Le Pieghe Dell'anima"
Uno dei pochi pregi di Ivan Piombino è che di notte, dopo una certa ora, si spegne ed è un lato molto positivo... almeno quando non deve guidare. Così, alle quattro e mezza, l'handicappato ostentava l'espressione vispa ed arzilla che potete ammirare nella
foto.
Ad Alan, invece, era venuta fame; così obbligò Ivan Piombino, in quelle condizioni, a cucinargli la pasta.
In tutta questa scena, già surreale di per sé, l'elemento più suggestivo era Dagarlass che, nonostante tutto il bordello che stavamo piantando a neanche due metri da lui, stava continuando beatamente a dormire... dev'essere un guru dell'arte Zen.
Per festeggiare la nostra prima cena a fianco di Alan Magnetti, stappammo la bottiglia di spumante. Alan disse che lo turbava l'associazione della sua immagine con il piatto di pasta ed il barattolo di Nutella, perché erano simboli del quotidiano, però decise di bere lo stesso, e convinse Piombino a mischiare lo spumante con la Fanta perché sarebbe stato il primo passo per diventare artista.

Io l'avrei convinto a mischiare la Nutella con qualcos'altro, ma pazienza.
Ridendo e scherzando, si erano fatte le cinque: era tempo di mandare l'
sms al Favone Grassone.
"Sicuro che è ancora sveglio?" mi chiese Alan Magnetti.
"Non è ancora sveglio! - gli risposi
- È GIÀ sveglio!"
Spiegai ad Alan che il Favone si doveva alzare tutte le mattine alle cinque per andare in edicola, domeniche comprese, e questa è una delle ragioni per cui bestemmia per tutto il resto della giornata.
"E così, ogni volta che faccio le cinque, gli mando un SMS 'buongiorno!'"
"E lui risponde?"
"Una volta rispondeva sempre, e tra l'altro erano anche messaggi molto artistici, in 160 caratteri riusciva ad insultare un numero incredibile di divinità, esemplari femminili di tutte le razze ed ogni tanto anche Ivan Piombino. Ora invece si è rotto il cazzo e non risponde più. Bestemmia a voce e spegne il telefonino!"
Alan era molto pensieroso, il fatto che il Favone si alzasse molto prima di quando lui andava a dormire l'aveva proiettato nella fase mistica della serata: era pronto per creare ancora. Purtroppo, prima che la vena poetica potesse sgorgare, Ivan Piombino corse verso il divano, ci si sdraiò e perse conoscenza.
Il nostro vate non poteva tollerare un simile affronto, così si sedette di fronte a lui e iniziò a fissarlo come uno scienziato pazzo di fronte ad una cavia da laboratorio. Poi prese la mia pila e iniziò a puntarla sulle pupille di Piombino.
L'handicappato accennò timidi cenni di vita solo dopo un quarto d'ora di lampeggiamento a due centimetri dagli occhi.
"Ivan Piombino che fa tanto il figo ai concerti e poi basta fare un po' tardi ed è rincoglionito come un vegetale! - commentò Alan
- Ci sarebbe da fare un filmato e metterlo in rete!"
Detto fatto, estrassi la mia CanonA80 pronta a sfidare la semioscurità, feci vedere ad Alan dov'era il tasto REC... e il resto è storia!
IL COMA DI IVAN PIOMBINO
Corto realizzato da ALAN MAGNETTI
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LA LUCE
Rimanemmo svegli per rompere il cazzo a Piombino fin verso le sette, poi Alan vide che fuori c'era già un po' di luce, ci ricordò che "La luce è puttana!", si sedette sulla poltrona, si mise il mantello in faccia e si addormentò.
Visto che sveglio non era rimasto nessuno, decisi di seguire il suo esempio e, seppure orbo di mantello, chiusi gli occhi e mandai il mondo affankulo.
IL RISVEGLIO
Ci alzammo che saranno state le dieci. Fuori c'era un bel sole

e la temperatura era quasi accettabile, dentro casa invece si continuava a gelare; per ibernare cadaveri, era il luogo ideale, da tenere presente per il futuro.
Dagarlass spalancò le finestre ma non fu una bella idea: la luce puttana fece risplendere lo sfacelo che avevamo combinato durante la notte, c'era monnezza ovunque, nemmeno un esercito di Ittiti Punk avrebbe scatenato una tale devastazione nell'arco di una sola notte e con così pochi mezzi a disposizione.
Noi ce l'avevamo fatta.
"Dai, diamo una pulita!" disse Ivan Piombino ad Alan Magnetti.
"Scusa ma a quale Alan stai parlando - rispose l'artista
- Alan1, Alan2, Alan3, Alan4 o Alan5?"
"Tira fuori IL TUO IO SPAZZINO e aiutami a pulire!!!" esclamò Ivan Piombino, in un raro impeto di orgoglio.
"Non posso, sono un artista!" sentenziò Alan, e si mise a leggere
"Famiglia Cristiana".
A me non lo chiese neanche, perché il mio volto parlava da sé e diceva vaffankulo, così il Piombino si rassegnò a pulire tutto da solo, tanto era abituato: a quanto ci raccontava, con la sua ex succedeva lo stesso.
Sarebbe stato bello fare colazione ma non era rimasto un cazzo, così scendemmo a valle alla ricerca di qualche forma di civiltà.
A Varallo Sesia, reincontrammo la giovane
Palmira,
che ci portò in un ridente bar, dove Scorreggia consumò una delicata colazione a base di panna, tantissima panna, una montagna di panna... con tutti gli effetti collaterali che ben potete immaginare.
Alan invece prese solo un cappuccino ma lo sorseggiò di gusto, perché tanto l'avrebbe fatto pagare ad Ivan Piombino.
Purtroppo, l'arrivo alla stazione di Novara segnò il momento di salutarci. Però fu comunque bello, perché era l'ennesima occasione per mandarci ancora una volta tutti infinitamente, definitivamente ed improrogabilmente affankulo.