La sveglia era squillata tragicamente alle nove, perché l'albergo andava lasciato a un orario inumano: anche stavolta, non avevo dormito un cazzo.
Il vero problema, però, era che il Percfest 2004 ormai era finito, ma la voglia di mare, sole e pheega NØ!
Così, decisi di fermarmi qualche altro giorno a Laigueglia, a cazzeggiare, fottendomene di quelli che volevano che pubblicassi le foto tipo il giorno dopo, e altrettanto fece il kompagno Gillette.
"Vieni in campeggio da me?" mi propose.
Sono questi i casi in cui l'eloquio diventa fantasioso ed elegante, il vaffankulo sorge soave e spontaneo e le movenze delle proprie dita si prestano a testimoni della nostra gioventù.
Per curiosità, chiesi all'albergo pagato dal Percfest quanto sarebbe costato fermarmi qualche altro giorno.
"78 euro a notte!"
Gli risposi più o meno come avevo risposto al kompagno Gillette e mi trasferii nell'hotel Corallo, dall'altro lato della strada (anche se, per entrarci, bisognava fare il giro lungo). Aveva una stella sola ma, a vederlo, sembrava pure meglio; e costava 27 euro a notte anziché 78.
Il "tre stelle" avevo dovuto lasciarlo per le dieci, ma quelli che occupavano la camera nel Corallo non si erano ancora alzati.
La signora Corallo, quindi, mi chiese se volevo che li svegliassi per liberare la camera, le risposi che alzarsi prima delle dieci è da diversamente figati e di lasciarli dormire, l'essenziale era che l'albergo mi custodisse i bagagli mentre andavo a fare un giro per il budello a vedere gli altri diversamente figati che giravano per Laigueglia al mattino e, già che c'ero, avrei fatto in tempo a salutare Grumo, il Pastrano, i backline e Max Piede, che avevano deciso di partire.
RAPPORTI UMANI DOPO LA CURA
Più o meno allora, mi arrivò la chiamata di Riccardo Lombardo: "Ohu Marok, ho dimenticato della roba in magazzino, me la prendi?"
Fin da quando abitava nel mio palazzo, l'avevo etichettato come distributore di bordello.
In ogni caso, gli dissi che io non avevo le chiavi (e per fortuna, visti gli accadimenti!) e conclusi con la massima cortesia che si poteva attaccare al cazzo. Il mio ex coinquilino batterista tuttavia fu fortunato, perché il magazzino era aperto e Angelo & Friends stavano trafficando per imballare la roba e spedirla al mittente.
"Uè Marok, hai visto che figata canale 14 ieri notte? Vieni alla festa stasera?"
È sempre bello iniziare una giornata così.
In strada, incontrai anche il Kompagno Gillette che si stava facendo la spesa: oggi voleva cucinare lui, perché mangiare fuori tutti i giorni è di destra. Lo convinsi a prendere una granita di sinistra e continuammo il giro per il budello più lento del mondo.
Dopo quattro giorni di cucina autogestita e campeggio montano, il Kompagno Gillette era completamente devastato: al confronto della vitalità che sprizzava da ogni poro, mi sentivo un atleta olimpionico, perché riuscivo a camminare per più di dieci metri senza fermarmi, sdraiarmi sul marciapiede e sussurrare con l'ultimo fiato rimasto: "Non ce la faccio più!".
Da assoldare per i periodi di depressione.
"Ti va di accompagnarmi da FotoAldo? - proposi - Devo prendere le foto e..."
"Va bene, basta che ci sia una sedia!"
FOTOALDO E LA PROFEZIA
Il caro vecchio negozio di FotoAldo appariva surrealmente deserto, abituati com'eravamo alle code di siffrediana lunghezza dei tempi passati.
Per la gioia del Kompagno, però, la sedia c'era!
Per la mia, invece, erano pronte le foto.
Quel carico di
aspettativa e tensione quando si apre la busta del fotografo per vedere, finalmente, i risultati dei propri scatti: c'era un'ultima volta per tutto.
Avevo scattato poche foto con la macchina a pellicola, tutte il primo giorno; però, modestamente, facevano tutte cagare!
Avrei preferito un addio migliore, ma non aveva importanza, avevo già deciso che sarebbe stato
il mio ultimo rullino: per me
era tempo di passare definitivamente al digitale.
"Hai l'onore di avere sviluppato il mio ultimo rullino! - esclamai, rivolto a FotoAldo
- Contento?"
FotoAldo non era contento.
Del resto, l'obsolescenza, quando arriva, arriva!
"Sei passato al digitale? - chiese, senza eccessivo stupore
- E come ti trovi?"
"Guarda, per me è una liberazione: finalmente ho il controllo completo di tutti i comandi manuali. Col display, posso inquadrare da angolazioni che prima potevo solo sognare, in nessun concerto avrò più teste davanti, nemmeno fosse black metal in Svezia. Oltretutto, questo è un display girevole, quindi posso anche autoinquadrarmi, vedi? L'unico vero problema è la lentezza..."
"Cioè?"
"Eh, quando fotografi una roccia che è lì da un milione di anni, scatta subito. Quando invece devi catturare al volo qualcuno che si sta muovendo, non è come prima con la pellicola, che scattava subito. La digitale ti manda proprio affankulo. Scatta quando le va. A meno che non imposti tu la messa a fuoco in manuale, allora scatta subito. Solo che, se perdi tempo a regolare tu la messa a fuoco, il soggetto intanto è diventato... trentenne!"
FotoAldo capì e sorrise:
"Le macchine digitali partono dal presupposto di correggere un tuo errore! Quindi, non puoi usarle per scattare istantanee, come con la pellicola. Senza contare che la qualità non ha paragoni!"
Mentre parlava, FotoAldo mostrava le sue foto del PercFest, di qualità indiscutibilmente superiore. Sarebbero dovute essere l'argomento inconfutabile per dimostrare che la pellicola era meglio del digitale.
Quelle foto a pellicola erano sicuramente meglio delle mie foto digitali.
Peccato che
le foto di FotoAldo fossero il frutto di
macchine reflex grandi come un minitower, dal peso di un elefante virgola tre e quattordici; e peccato che FotoAldo se le sviluppasse da solo.
Quindi, per ogni singola foto, non spendeva un cazzo: poteva prendere un rullino da 12, provare, riprovare, sviluppare subito e imparare.
E, soprattutto, era il primo a vedere le sue foto: giudicava le regole giocando in modalità superuser.
"Vedi, Marok? - continuò, indicando alcuni degli scatti migliori
- Il digitale è una moda passeggera. Tutti i professionisti oggi usano la pellicola, e ci mancherebbe, ma prima o poi anche il resto della gente comune si accorgerà che il digitale è un pacco, sparirà e tutti ritorneranno alla pellicola!"
"Capisco!" risposi, senza eccedere in scetticismo né convinzione.
Sullo sfondo, il Kompagno Gillette aveva invece coltivato un'idea ben precisa e, per non ridere, pensava alle cose più tristi del mondo, a partire dagli spazi vettoriali.
"Oltre alla lentezza, - concessi -
un secondo difetto del digitale è che tendi a scattare troppe foto, sapendo che non costano un cazzo. Io non l'avrei mai detto, ma ho quasi finito lo spazio sulle mie schede... e avevo dietro due schede da 64 mega! Ho fatto fuori 128 mega in quattro giorni! Se dovessi scattare altre foto adesso, non potrei, a meno di non cancellare quelle vecchie. Solo che non ho modo di copiarle da nessuna parte, quindi..."
"Per quello, c'è soluzione!" - rispose FotoAldo, illuminandosi
- Ti posso fare io un backup su cd, anche adesso!"
"Sul serio???"
Uscimmo dal negozio di FotoAldo con:
- due album di ottime foto del PercFest (le sue, che avete visto fino adesso).
- un terzo album di mie foto a pellicola, che non avrei mai pubblicato.
- il mio primo cd delle mie foto digitali: 192 foto per un totale di 128 mega. Mi piacevano le potenze di 2.
- La promessa di FotoALdo che NON avrebbe cancellato le foto dal suo hard disk finché non gli avessi telefonato io da Torino: la mia fiducia nel CD-ROM come supporto di archiviazione era pari a ZERO.
Noi sì che ci sappiamo divertire.
IL KOMPAGNO E LA DEMOGRAFIA
"Non dev'essere bello diventare obsoleti!" dissi al Kompagno Gillette, mentre ci svaccavamo in spiaggia e guardavamo, con pigrizia, le fotografie.
La fine del PercFest inclina tutti alla malinconia. Tuttavia, la cosa che più deprimeva il Kompagno Gillette era che, nemmeno dopo quattro giorni di Percfest, fosse riuscito a trombare.
"Vedi - mi diceva - un altro motivo per cui è difficile trombare è il CALO DEMOGRAFICO!"
"Questa è nuova! - commentai, sorpreso - E perché mai?".
"Che età hanno mediamente le tipe che ti fanno sborrare?" mi domandò, con fare scientifico.
"Boh, premesso che ci sono tipe che attizzano pure a trent'anni, di solito quelle che preferisco vanno dai 16 ai 24. Però, nella vita reale, se la tipa è minorenne, è troia e i genitori sono stronzi, capita un casino e direi che non ne vale la pena. Quindi, potendo scegliere, preferisco da 18 a 24!"
"Esatto, come tutti. Ma noi abbiamo più di 24 anni. E negli anni dopo di noi sono nate sempre meno persone, sia maschi che fighe. Quindi le fighe sono meno di noi, ed è per questo che è difficile trombare!"
IL KOMPAGNO E LA MERITOCRAZIA
Avrei invidiato a lungo il Kompagno per le sue illusioni, ma non c'era tempo: come sempre accade nei momenti di svacco, incontrammo il Capo.
"Senti, Marok, ma le magliette che mi hai messo da parte ieri erano cinquanta?"
"Sì! - lo rassicurai - Erano cinquanta"
"No perché ne sono rimaste solo dieci..."
"Eh! - lo rassicurai - Le altre le avranno fottute!"
"Ah... vabbe'" disse con aria rassegnata, e se ne andò.
Quindi, il conto definitivo su 500 magliette fu: 10 avanzate, 94 vendute, 220 regalate, 176 FOTTUTE!
In altre parole, ne avevo venduta meno di una su cinque e ne avevano fottute quasi una su due.
Gillette assistette alla scena allibito, ma dopo un po' se ne fece una ragione.
Poco dopo, incontrai anche il grande Christian Meyer, che si preparava a tornare a Milano.
Aveva la testa interamente avvolta da un asciugamano e, come sempre, stava correndo via.
Non appena mi vide, mi disse, serissimo: "Grazie Marok! Senza te e Grumo qua al Percfest sarebbe successo un casino!", poi mi strinse la mano e schizzò verso la stazione.
Questa volta, il Kompagno Gillette non se ne fece una ragione e iniziò ad urlare: "Cazzo, non è giusto, ti sei fatto fottere duecento magliette su cinquecento e sono contenti, a me se scrivo mezza riga di codice sbagliata fanno il culo, vaffankulo, voglio anch'io lavorare in un posto così, voglio anch'io che il mio capo, quando gli porto una merda, mi dica: 'grazie, hai fatto un buon lavoro, se rinominavo in exe un jpeg a caso e lo lanciavo, funzionava peggio del tuo programma, bravo!', non è giusto, vaffankulo!!!"
Il kompagno andò avanti così per mezz'ora buona, tanto che per me si era fatta quasi ora di colazione.
Lasciai che l'handicappato salisse in culo alla montagna a nutrirsi di pasta cruda autoprodotta per poi diarreare in giro per il campeggio schivando gavettoni ed andai ad occupare la mia camera all'hotel Corallo.
ATTENTI ALL'ORA!
Sulle prime, ero lievemente pessimista riguardo alla mia nuova collocazione: visto che si pagava un quarto dell'altro, mi aspettavo di trovare uno schifo. Invece, l'hotel Corallo fu davvero una ghiotta sorpresa: condizionatore, televisore, bagno ogni due stanze (ma l'albergo era mezzo vuoto, per cui di fatto era solo mio), all'ultimo piano c'era un terrazzo per stendere ed una lavatrice per fare il bucato, il tutto estremamente pulito e ben tenuto.
Molto meglio l'una stella del tre dunque?
Solo in parte: il televisore non prendeva canale 14.
Tornai dal Kompagno Gillette, che ancora stava ripetendo
"Grazie dottor Marok!" ruttando e bestemmiando e gli dissi:
"L'albergo non è male, c'è anche il condizionatore ma oggi non credo lo accenderò, si sta bene, l'unico casino è che il televisore non prende canale 14!"
"Oh, scusa... - rispose
- Oggi non mi sono nemmeno entrate formiche in bocca mentre dormivo nella tenda! Fankulo!" e andò avanti ad insultare tutto il mondo, a caso.
Senonché, incontrammo in strada il solo individuo messo peggio di lui:
Lorenzo, ovvero il tipo dei backline che
abita tutto l'anno a Laigueglia.
Gli chiedemmo di parlarci degli altri suoi concittadini che gli tenevano compagnia nelle solitarie giornate invernali, ci disse che non era facile perché il paese d'inverno era completamente deserto e i pochi che c'erano rimanevano là solo per una ragione: con la mente erano altrove.
Un incontro che gli aveva cambiato la vita era avvenuto proprio nella piazza del concerto qualche inverno or sono:
una signora era ferma in mezzo al nulla della piazza e
guardava continuamente l'ora, come se aspettasse qualcosa o qualcuno.
"Buongiorno signora, cosa aspetta?" le chiese Lorenzo.
"No, niente - rispose lei
- è che SOLITAMENTE A QUEST'ORA SVENGO!"
Sono cose che fanno pensare.
Per questo, ci svaccammo in spiaggia e ci risvegliammo solo una settimana più tardi, quando era ormai giunto il momento di tornare a Torino.
Il CD-ROM di FotoAldo si era dimostrato affidabile, così un hard disk di Laigueglia poté liberarsi di un ingombrante carico di backup, sperando di ospitare finalmente della pheega.
Certo, avrei passato i giorni successivi a scannare e pubblicare le foto di FotoAldo, ma chissà se aveva ragione.
Chissà se, nell'epoca in cui leggerete queste righe, davvero la gente sarà tornata a fotografare a pellicola.
Chissà se, molto più banalmente, avrei di nuovo preso allo scanner le foto a pellicola di FotoAldo, anche nel
PercFest 2005.
E chissà se qualcuno in qualche piazza di Laigueglia, in questo preciso istante, sviene.
Lo scopriremo solo vivendo!
Intanto, ogni momento era buono per mandarci nuovamente, indefinitivamente e costantemente affankulo.
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