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Capodanno a Sanfré - Venerdì 1/1/1998
Come ogni anno che sta per finire, anche il '97 non poteva che rompere il cazzo riproponendoci il caro e vecchio interrogativo: "Ma che minchia facciamo a Capodanno?"
Da sempre, la festa innominabile gioca a fotterci mutando forma alla sfiga, inviando pacchi, tormente o retroispezioni della Finanza, ma quest'anno decise di superare se stessa: vestita di quasi umana sembianza, ci avrebbe aspettato in birreria, davanti a un innocuo gioco da tavola, in un freddo sabato sera destinato a rimanere scolpito nello stronzio, per tutti i secoli dei secoli!
Sabato 20 dicembre - CASA DOLCE CASA
Quel sabato era iniziato così bene. Mi ero alzato mezz'ora dopo l'alba, mezzogiorno e mezza, avevo spalancato la finestra e le palle avevano gridato: "CHIUDI, STRONZO! È DICEMBRE!!!".
In fin dei conti, avevan le loro ragioni.

Mi ero dimenticato della bellezza dell'inverno a Torino, dopo soli otto giorni di vacanza al mare.
Potrei stupirvi coi soliti posti, tipo Caraibi, Hawaii, paradisi tropicali, pheega utravivace! Invece, mi ero sparato otto giorni in un paese per soli vecchi chiamato Andora - view from RolloAndora, in Liguria, nel deserto tra Cervo e Laigueglia, dove pensate non ci sia nulla: quella è Andora.
Come per i Farinei, era tutta colpa di BabboMarok, che era stato assunto da un albergo perché sapeva fare tutto quello che c'era da fare al mare in quella stagione: una benemerita minchia.
Ovunque posassi lo sguardo in paese, il solo cazzo era il mio! Tipo a Lettere, ma senza la pheega.
Otto meravigliosi giorni da eremita a zonzo tra la spiaggia e le colline settate in modalità estate, perché nessuno cagava Andora, neanche il Generale Inverno.
Solo due cose facevano davvero schifo ad Andora: la prima ero io, la seconda era quell'albergo, l'Ariston. L'unica "vita" era il suo pianobar in playback, che attirava cinque o sei cazzi mosci di pensionati e passati di baldracche, roba da rimpiangere i fantasmi dell'Overlook di Shining.
E comunque adesso ero di nuovo a Torino, imbancata dalla neve, a congelarmi le palle.

E va be', però qua al PalaBorghezio regnava la pace: la Voce della mia Coscienza era in Norvegia, il Vicino di Merda era affankulo e persino la padrona di casa, Nerina, attraversava un perenne letargo, era tutto perfetto! Poi il telefono squillò.

"Ueilà, giovine, cazzo di fuggitivo! - esclamò festoso Jena suona la trombaJena il Rollatore - Sei tornato dal Liechtenstein?"
"No, sto là. È bello!"
"Minchia sei troppo sgualdrino! Cazzo fai oggi?"
"Una minchia, fa un freddo porco. Stavo così bene al mare, entri in galleria con la neve, esci ed è estate! Oh, ma estate vera, eh! Cioè..."
"Non me ne fotte un cazzo, Marok! Ho preso anch'io il computer e..."


Perfetto.
Quando una telefonata inizia così, il pomeriggio non può che finire in un modo: dritto nel cesso.
IMPRESSIONE ARTISTICA
Aveva i tempi cannati, il giovane rollatore, non si compra mai sotto Natale e, del resto, di computer era diversamente alfabeta. Però vaffankulo, montava una scheda video della Virge che spaccava, girava tutto da Dio!

"In Italia, questo gioco sarebbe illegale persino se l'avessi comprato! - spiegai, mentre copiavo sua santità Carmageddon - 4x Combo BonusCarmageddon - Dicono che investire la gente con la macchina non sia carino! Quindi, hanno imposto un'altra versione più pallosamente corretta, con gli zombie al posto delle persone!"
"Ma non capiscono un cazzo! Non è tanto ammazzare la gente la figata... cioè, sì, anche! Però è andare contro la roba, tipo alle altre macchine! Ma pure ai distributori di benzina! Ueilà, guarda qua, quattro stronzi assieme, 4x combo bonus! E ora? Bonus for artistic impression!"


Era la prima volta che passavo Carmadeggon a qualcuno che guidasse la macchina anche nella vita (scusate la parola) reale.
In effetti, forse avrei preferito tornare a casa in pullman, ma Jena il rollatore insistette per darmi un passaggio: "Vedi quella macchina là, ferma? Cioè, adesso ho proprio l'istinto di andarle contro!"
"Hm..."
"Minchia, guarda la vecchia sulle strisce... cazzo, è quella del gioco! Com'era? Bonus per impressioni artistiche? Che figata, grande Marok! Ma non vorrai andare davvero già a casa!"
"Ecco... avrei un appuntamento e..."
"Dai, a 'sto punto stiamo fuori, andiamo a bere e stasera puttan-tour! Cazzo, guarda la pompa di benzina! Minchia, ma ci pensi che bordello se salta?"


Mentre sfrecciava per le vie di Torino, pensavo che era una vita che Jena il rollatore aspettava la Naja (perché l'avevano segato nel '96) e quindi, in una storia perfetta, la cartolina gli sarebbe arrivata in quell'istante.
E i militari l'avrebbero messo a guidare un carro armato.

Il giorno dopo, al TG: "Aggiornamenti sulla strage: arrestato il terrorista che ipnotizzava i militari italiani coi videogames pirata. Il suo nome in codice hacker è Marok, a suo carico già una denuncia per pubblicazioni oscene presso il commissariato di Rivoli, nel '96. Al momento, il movente resta ignoto. Il suo covo, nel quale è stato rinvenuto un arsenale di crimine informatico, ha sede nello stesso palazzo del noto deputato della Lega Nord Mario Borghezio. Possibile un legame con le trasmissioni pirata dei Serenissimi di piazza San Marco? La parola all'esperto di cultura giovanile, l'esorcista vaticano Beat!".

Non l'avrei scritta io, però sarebbe comunque stata una bella storia.
FIORELLO
Rapito dall'euforia, Jena il rollatore stava passando a raccattare i superstiti della Cumpa, che erano tantissimi, cioè quattro: Attila, Diste, Fra e LydeLyde!

"Marok! Finalmente! - esclamò Lyde - Sai che a Informatica ho preso 23 di Algoritmi 2?"
"Minchia, ma sei troppo il capo! -
si complimentò Jena - Mo' ficca il culo nel baule, che, se ci inculano, son punti!"
"Ma il nostro amico Niger?"
"Eh, la MADRE ci ha risposto che è in America! E non ci ha detto un CAZZO!"


Era il pacco del millennio.

"Oh, vi va di beccare un mio amico di Psicologia? - propose Attila - Stasera dice che stanno in un locale in Strada San Mauro, un po' in culo, però..."

Jena il rollatore era già decollato verso il confine NordEst dell'universo: un tempo a farci muovere sarebbe servito l'odore della pheega, adesso bastava il miraggio di allargare di nuovo la compagnia.

Il viaggio fu un'odissea nel biodegrado urbano, però Jena stabiliva i punti per tossici e puttane, Attila prometteva Calabria e Diste rispondeva Agrigento, perché lui reincarnava Empedocle.
Il locale, in tutto ciò, si chiamava "Dirty DickDirty Dick" (cioè "Cazzo diversamente pulito") ed era una deliziosa casetta liberty soffocata dallo schifo anni '50, come pheega ad Informatica.
Anche il nostro gancio ricordava il circondario: era basso, biondo e con gli occhiali, quindi Attila lo chiamava... Fiorello!

"Va be' - si giustificava Attila - È perché ha il codino! Se ha il codino è Fiorello!"
"Tranquilli! -
rispose Fiorello - Chiamatemi come vi pare! Tutti mi danno un casino di soprannomi, da Riccardo Fogli a Lamas, ma fino a sacco di merda ci sto dentro!".

Fiorello sembrava al nostro livello, così ci sedemmo coi suoi amici a bere e giocare a Trival Pursuit: "Che cosa rese felice nel '35 Frank Capra? L'erba o l'oscar?"
"Minchia, L'ERBA!!!" gridò Lyde, che non poteva fumare perché era handicappato.

Nessuno ci fece caso, perché a Fiorello squillò il cellulare e sbiancò.

"Nella mia macchina hai lasciato le chiavi? - gridò Fiorello - E dove cazzo stai ora? A NICHELINO??? Ma col CAZZO che te le porto, sto a 20 chilometri, ti pigli il taxi e te le vieni a prendere. Cazzo vuol dire che sei da solo e non hai i soldi per il taxi? E ho capito che stai congelando, ma minchia... ma come cazzo... ma no, ma cazzo, ma porca troia, ma ci siamo appena seduti, ma NOOOOO! Porca puttana bastarda..."

La compagnia di Fiorello si rassegnò al loro peggiore acquisto, il cellulare, e si dileguò, lasciando sia i soldi della birra sia la birra ancora da bere. Brave persone.
Era un vero peccato che non li avremmo rivisti mai più.

Il giorno successivo, però, avremmo visto Elio in tv !
Ci potevamo accontentare.
Martedì 23 dicembre - LA PIZZATA DIVERSAMENTE FIGATA
Quel martedì ero pronto al peggio: ad Informatica, era il giorno dell'ultima Pizzata Diversamente Figata del '97.
Era un'idea di Joco ed ebbe molto successo, l'avevamo cagato tragicamente in quattro e gli altri tre erano Grip, Spranga e MiOpìOMiOpìO, che non aveva VISTO che era un'inculata.

Però c'era la guest star, Killer, che ci salutò con la seguente frase: "Mio padre non mi vuole comprare lo scanner, perché dice che di notte PUZZA!"
"Ok! A parte ciò, tutto bene?"
"NØ! Non posso guidare, mi sono addormentato su un POOOLLICE!"


Tutto molto bello, anche perché la seconda auto la guidava la persona giusta, MiOpìO, e ci toccava stare sotto ai 50 all'ora, se no ci avrebbe perso di VISTA.

"Quando guida di notte - spiegava Killer - MiOpìO pensa che le macchine davanti siano due moto affiancate! Una volta o l'altra, ci passa in mezzo!"

Alla fine, anche MiOpìO VIDE dove stavamo andando: il locale si chiamava "Anna La Pazza" ed era a Pecetto, praticamente dietro casa sua.
Joco l'aveva fatto venire a Torino, 17 km andata, 17 ritorno, per andare a cenare a casa sua... e MiOpìO NON sembrava contento! Per così poco. Tutti a prendersela con Joco, ma che aveva fatto di male? Dimenticavo: Anna La Pazza lives here"Anna la Pazza" era CHIUSO!!!

"Joco, non hai prenotato?"
"Io? Non ho il numero... e poi, vaffanbagno, chi cazzo andava a pensare che era chiuso di martedì?"


E va be', spostammo i culi in un'altra pizzeria, là vicino, e Joco osò chiedere: "Ohu! A Capodanno che fate? Io vado da Alien e..."
"Alien? Quello delle sorelle Pseudo e del cane che mangia la MERDA? Ma non era partito per Naja perché l'avevano segato con umiliazione?"
"Sì, ma ha un permesso e fa la festa! A Carmagnola! Dai, non è lontano!"


Questo è il motivo per cui ancora oggi, se passerete da Pecetto nelle silenziose notti d'inverno, potrete udire l'eco dei nostri vaffankuli.

So che sembra incredibile, ma il peggio della serata doveva ancora arrivare: tornando giù a Torino, trovammo la nebbia! E diventammo tutti MiOpìO.

"Dai, Marok! - propose Joco - Facciamo le Salto nella nebbia: l´ultima foto del 1997foto nella nebbia? Mentre saltiamo!"

Sembrava una buona idea, scattai, la macchina foto sparò un flash potentissimo e spirò, nel senso che non si riaccese più.

E va be', non era il caso di incazzarsi per il prematuro decesso di una pila!
Al limite, mi sarei incazzato se a decedere fosse stata la macchina foto nuova!
Oppure se, quella sera (ipotesi), Elio e le Storie Tese fossero stati ospiti nella puntata di Natale del Roxy Bar, per l'ultima volta nella storia su TMC2, con Feiez, e io non avessi programmato la registrazione perché non ne sapevo un cazzo! Allora, sì, sarebbe stata ora di incazzarsi!!!

Invece niente, meno male, alla fine era una serata fortunata.
Mercoledì 24 dicembre: DIVERSAMENTE VIGILIA
Quel mercoledì mi alzai puntuale all'alba, mezzogiorno, e c'erano già due messaggi in segreteria! Ma che cazzo aveva la gente al mattino?

Il primo uccello precoce era il giovane Si parte!Attila: "Ueilà, giovine, cazzo di fuggitivo, senti qua, per Capodanno, ci sarebbe una proposta di Fiorello...".
Porca troia, Capodanno con Fiorello.

Il secondo, il migliore, era di Jena il Rollatore: "Cazzo, se vuoi venire con noi a Capodanno, mi devi chiamare e..." STOP.
La registrazione fu bruscamente disturbata da una voce femminile anziana, che applicava censura morale, quindi Jena farfugliò qualcosa e la telefonata morì, in una grotta al freddo e al gelo. Un breve frammento di rara poesia.

Si preannunciava una grande serata, quindi cambiai la pila e la macchina foto NON si riaccese: era morta, cimita, puff!
Era la seconda che si spaccava nel '97.
Ma sì, perché incazzarsi? Era nuova, quindi in garanzia!
Telefonai all'assistenza, che rispose "È Natale! Fottiti! Sø¤º°`°º¤øka!".
Quindi, foto di Capodanno? Fankulo!!!

E va be', però il gancio era in un gran bel posto: si chiamava Grand CanyonGrand Canyon, era sempre vuoto ed era in corso Cosenza al numero 123, che era un codice da handicappati.
A proposito, la mia tessera di Obelix era la numero 1234.

"Allora, stasera c'è LO PELO?" domandò Fiorello, sorridente.
Attila ci pensò un po' su e poi rispose: "Ma chi è Lo Pelo? Fra?"
Persino il signor Canyon lo prese per il culo.

Comunque, Fiorello ci spiegò che la festa era in un paesino chiamato Sanfré, tra Racconigi e Bra. Quindi, ancora oltre Carmagnola: più in culo della festa di Joco!
Va be', però era una villa del '700 piena di pheega! Piccolo inconveniente, si pagavano 65 carte.
Eh sì.

"Però, dai! - commentarono Attila e Lyde - Mica male come idea!".
"Ma sì, infatti! - replicò Jena il rollatore - Anche a me piace la merda! È buona! Gnam gnam! Mmmm... che avete cucinato oggi? Pulpett' di mmmerda?"

Ci piace ricordarli così.
Venerdì 26 dicembre: IL CULO HA UNA SUA DIMENSIONE
Come ogni anno, nel dì di Santo Stefano martire lapidato per blasfemia, le orecchie cercavano invano di ripigliarsi dalle cazzate del Pranzo di Natale.

"Ho pochi mezzi e tanti difetti, ma una cosa non mi manca: la voglia di studiare e lavorare!"
Firmato: Marok.

Era il copione in ogni casa, da Giulio Cesare fino a Cesare Borgia; avremmo saputo invocare anche "Dio, Patria, Famiglia, Bambini, Natale, Decoro, Operetta e Sport al mattino!" rimanendo seri, pur di essere mantenuti a fare un cazzo.

Sfortunatamente, non tutti i desideri furono esauditi, però ricomparve NIGER, il muto che voleva fare il DJ. Era appena tornato dagli Stati Uniti, chissà quante cose aveva da raccontarci!

"NIGER!!! Allora, com'era l'America?"
"Hm..."
"Ma li hai visti i grattacieli? Le Torri Gemelle? L'Empire State Building? Com'erano?"
"Alti."


Perfetto.

A parte Niger, la situazione parlava chiaro: ci ritrovammo a casa di Fra.
L'anno precedente, il risultato era stato il Capodanno a Calosso, un paesino sperduto nell'astigiano, fino a mezzanotte a spalare neve per entrare in casa, mentre Lyde metteva il tappo dello spumante dentro al buco del culo del gatto.
Dopo la mezzanotte, però, l'unica stanza riscaldata del pianterreno era stata espropriata da tre coppiette che limonavano davanti al caminetto in compagnia di una sfigata chiamata Idris che faceva la candela, mentre il piano superiore fu adibito a reparto dormitorio con gente che si era abbioccata a mezzanotte e cinque; e così, avevamo passato tutta la notte sulla scala tra i due piani al freddo a raccontarci la nostra vita e a farci foto nel cesso, mentre Lyde, scambiando i pantaloni di Attila per il suo sacco a pelo, gli ficcava i piedi nel culo.
  • Fra ci disse che, tutto sommato, l'anno scorso si era divertito, quindi sarebbe tornato a Calosso anche quest'anno.
  • Diste sarebbe rimasto con una creatura che diceva essere la sua tipa. L'unico ad averla vista era Jena e la chiamava "Il Bulldog".
  • Niger declamò la sua SECONDA parola: "Barrumba", il cesso di locale in via San Massimo, l'ultima spiaggia delle serate pacco.
  • Attila obiettò che, sì, il Barrumba era bello, però non si sarebbe accorto che era Capodanno, quindi sarebbe andato con Fiorello!
  • Lyde, infine, disse che avrebbe seguito comunque Attila, anche se fosse andato a pigliarlo nel culo.
Il nostro destino sembrava segnato, ma comunque, per rinfrescarci le idee, Jena prpose un puttan-Carmageddon-tour, con Lyde sempre al suo posto nel bagagliaio "che stasera ci incula la polizia!".

"Secondo me - osservò Diste - entro Febbraio aprendo il giornale leggeremo: Marok vittima di un incidente stradale!".
E poi scoppiò a ridere, tantissimo!

"Me l'ha già pronosticato Mandingo! - risposi - A me e pure a Lyde!"
"Minchia, ma tutti su questa macchina state? -
gridò Attila - Amico Niger, meno male che almeno te sei muto, va'! E stringi il culo, che mo' mi devo toccare le palle!"
"Il culo ha una sua dimensione!"
declamò Niger, solenne.

Il miracolo si era compiuto: Niger aveva parlato per tre volte, prima che il gallo iniziasse a cantare.

Era un segno inequivocabile del destino, prendeva inizio l'operazione Sanfré.
Sabato 27 dicembre: LA MONETA PRENDE IL VOLO!
Fiorello ci aveva lasciato il numero di telefono della tipa che dava i biglietti, una stordita che Jena prontamente chiamò, per riceverne un appuntamento a un fantomatico "Jam Bar" in una non meglio precisata "piazza centrale di Moncalieri".
Dopo rapida consultazione del planisfero dell'emisfero boreale, la scelta cadde su piazza Caduti, che era piena di bar con tutti i nomi possibili e immaginabili, tranne "Jam Bar".
Se non altro, eran tutti aperti, tranne uno, chiamato "Gran Bar", di fronte al quale c'era una tipa bionda vestita da caccia alla volpe.
Non c'erano dubbi, era lei!

Jena calò la sporca fetta del nostro bottino di Natale alla cacciatrice di volpi, che lo rassicurò: la festa era una gran figata, c'era a disposizione una fantastica villa del '700, c'erano un casino di persone delle quali un buon 50 per cento ragazze e però bisognava venire vestiti in maniera opportuna!
Come lei, insomma.

"Minchia troppo YES!!! A Capodanno si tromba!!!" fu la reazione di Lyde.

I veri salti di gioia li fecero Niger e Fra, per averci mandato affankulo: alcuni testimoni riferiscono che Niger avrebbe addirittura parlato quattro volte!

Ben presto, l'entusiasmo del giovane Fra sarebbe fuggito tuttavia, perché le amiche della tipa che aveva la casa a Calosso gli dissero che era partita per destinazione ignota e difficilmente sarebbe potuta tornare prima del duemila. Peccato!
E le altre? Eh, sarebbero andate da un'altra parte, dove casualmente per Fra non c'era posto, ma a tutte dispiaceva tantissimo! Ma un casino!
Sø¤º°`°º¤ø,¸¸,ø¤º°`°º¤øKA!!!

E fu così che il povero Fra, paccato con umiliazione, non poté fare a meno di calare le sue brave 65 carte: sarebbe stato anche lui dei nostri a Sanfré!
Mercoledì 31 dicembre: L'ULTIMA CENA DEL '97
L'appuntamento era a casa di Fra per le otto e mezza per cenare con gli gnocchi al gorgonzola guadando il TG2, perché poi iniziava un film chiamato "L'anno prossimo vado a letto alle dieci".
L'ennesimo segno del destino.

"Però, occhio, raga! - si era raccomandato Jena il rollatore - Troveremo gente molto elegante e tirata, dai 26 anni in su! È meglio se andiamo in giacca e cravatta, così facciamo credere che siamo tirati pure noi!".

A casa di Fra eravamo tutti vestiti alla cazzo come al solito, compreso Jena il rollatore, che, semplicemente, aveva provato a prenderci per il culo. Nessuno di noi poteva essere davvero così coglione!
Poi arrivò Fiorello ed era in tenuta da maggiordomo, con la permanente stile Maestro Mazza di Raiuno. Era spettacolare!
L'amico che portava, però, era anche meglio: indossava un impeccabile smoking scuro e, finché stava muto stile Niger, sembrava quasi credibile. Poi apriva la bocca ed usciva lo zamurro globale totale!

"Minchia! - disse lo Zamurro a Fiorello - Ma veramente non hai mangiato un cazzo?"
"No - gli rispose Fiorello - perché, se mangio, cago!"
"Minchia, ma, zio fa, che cazzo ci hai al culo?"
"Eh... - spiegò Fiorello - A Capodanno c'è tensione!"

Capimmo che Fiorello si stava preparando ad una notte di follie, con posizioni funamboliche di espressione algebrica del blu del Khamasutra, e lo lasciammo alle sue convinzioni.
Gli stavamo per chiedere se almeno sapesse arrivare a Sanfré, poi ci raccontò che si era perso mentre cercava di arrivare a casa di Fra (che sta alla Crocetta, davanti al Poli, in pieno centro a Torino!) e quindi, una volta in strada, facemmo come il Papa: noi davanti e dietro tutti quanti.
INIZIA L'ODISSEA!
La strada correva lunga, diritta, invitante, accogliente e che sia quel che sia, però Lyde non era nel bagagliaio!
E quindi in cambio elargiva cazzate.

"Il mondo è diviso in tre categorie, chi lo prende, chi lo dà e i testa di minchia! E sapete perché alla festa ci sarà pheega? Perché manca l'informatica! Ahahah! Pheega più informatica uguale costante! Segna, Marok! La voglio nella recensione! Minchia ci ho un TORO tra le mutande! Ma li avete presi i goldoni? O avete solo i guanti da masturbatore? Eh? Vedrete che la villa sarà la residenza estiva del conte Dracula! Gli altri anni ci viene solo d'estate, ma quest'inverno in Transilvania non c'è un cazzo da fare, quindi, in piena notte, sentiremo: 'Sono il Conte Draaacula, minchia!' Ahahahah!"

Non c'era modo di spegnerlo, era il nostro Groucho; però senza il sigaro, perché Lyde non poteva fumare perché era handicappato. Per non parlare della pheega.

E va be', se non altro alle undici arrivammo finalmente in quel cazzo di paese, pronti per la pena aggiuntiva: la coda al parcheggio!

"Se tutti andassero in '500... - osservò Jena - le code sarebbero più corte!"
Lyde ci pensò un po' su e rispose: "La lettera A sembra un BUE!".
Quindi, ricominciò a fissare il vuoto.

"Ormai non siamo più un circolo calabrese! - sospirò Attila - Siamo una tribù di handicappati!"
LE PRIME IMPRESSIONI
Ognuna delle poche macchine incontrate da Torino a Sanfré sembrava intrappolata nello stesso parcheggio e tutti i loro okkupanti tenevano in mano il medesimo biglietto, cioè Invito per la prestigiosa Villa Rambaudi di Sanfrél'invito alla "prestigiosa Villa Rambaudi" di Sanfré.

All'indirizzo specificato c'era, in effetti, una villa molto grande, ma, stranamente, non si vedeva nulla di illuminato, a parte il balcone sopra l'ingresso.
Prima del portone, però, si attraversava un piccolo giardino che emanava un aromatico ed intenso fetore di merda; mi guardai intorno e non vidi traccia di scanner, ma Lyde aveva una spiegazione anche per questo: "Iniziate ad abituarvi! Questo è l'odore del '98!"

Come se non bastasse, davanti a quel cazzo di portone la coda era di una lunghezza allucinante ed era formata quasi esclusivamente da maschi che tiravano insulti contro i buttafuori, abbandonandosi a scene di panico collettivo: "Minchia, ma ci fate fare il brindisi in coda? Minchia, oh, 65 carte, siete dei pezzi di ragni! Ma vaffankulo!".
Ci terrei a ricordare: gente elegante, tirata, "dai 26 anni in su".

Dopo una mezz'ora che eravamo fermi in coda in piedi e al freddo, tra le bestemmie degli zarri, la puzza di merda e le cazzate di Lyde, notammo che qualcuno aveva un biglietto arancione, mentre il nostro era bianco; il fatto sollevò alcuni interrogativi ma, prima di potervi rispondere, la nostra attenzione venne catturata da una folla di gente incazzata che usciva dal portone urlando: "Raga, non entrate, è un pacco, mandateli a fare in culo, sono dei bastardi!"

Improvvisamente, la coda riuscì ad avanzare, così venimmo catapultati dentro e ci ritrovammo in un corridoio strettissimo, che dava verso il giardino interno della villa.
Appese al muro c'erano alcune alabarde, utili per sfasciare la casa; a destra c'era il guardaroba, e ci dissero che avremmo dovuto pagare altre cinque carte; a sinistra, invece, una specie di scala che saliva al primo piano.
Interessante!
Non facemmo in tempo a raggiungere il secondo scalino che venimmo prontamente bloccati da due gorilloni enormi, che ci dissero che al piano di sopra c'era una festa privata, riservata a quelli che avevano il biglietto arancione. Però, se avessimo voluto, saremmo potuti salire anche noi! Sarebbe bastato tirar fuori altre 40 carte!
Se no, beh... potevamo stare sotto, nell'ampio corridoio oppure in cortile.
E LA FESTA HA INIZIO!
Optammo per la seconda possibilità e ce ne andammo ad esplorare il cortile, dove trovammo una tenda bianca, piena di fessi che ballavano: era la tenda degli inculati.
La situazione oramai era chiara: tutti quelli che avevano comprato il biglietto, cioè le volpi come noi, avevano pagato 65 carte per ballare sotto una tenda di plastica, mentre i soldi erano serviti a finanziare la festa vera e propria, che gli organizzatori si stavano godendo al piano di sopra, da dove ci guardavano e ridevano!

In tutto ciò, Fiorello mi si gettò addosso gridando: "BUON ANNO!!!".
Guardai l'orologio e vidi che, in effetti, era mezzanotte e due: avevamo fatto mezzanotte in coda e NON ce n'eravamo accorti! Era l'inculata più epica della nostra vita, iniziava ufficialmente il '98!

Mandato Fiorello a fare in culo, entrammo nella tenda e trovammo uno spettacolo da Terzo Mondo, che al confronto l'Ariston di Andora era Las Vegas.
C'era gente che andava a fottere i panettoni e le bottiglie dal magazzino e li portava in mezzo alla pista come trofei di guerra ("gente tirata, dai 26 anni in su"), mentre alcuni zarri mettevano in scena il trenino degli inculati ed altri erano svaccati per terra, impegnati a bestemmiare contro la festa, contro gli organizzatori, contro i parenti degli organizzatori, contro quel paese di merda e contro il '98.

Passammo il tempo a vagare in mezzo alla pista come disperati, finché non ci si avvicinò una tipa completamente sversa, che si divertiva a stampare ditate negli occhi a Jena il rollatore.
Jena apprezzava, perché era pur sempre un contatto, ma i suoi amici corsero a trascinarla via. Peccato.

Dalla parte opposta, uno zarro riempiva di spumante tutti gli sfigati che gli capitavano a tiro, ma noi niente, perché gli facevamo cagare.
Il massimo danno per il banco del mixer, però, erano i dj coprofonici, che mettevano musica diversamente ballabile e rischiavano di essere immolati dalla folla come capri espiatori; era un vero peccato che non ci fosse Niger, poteva essere l'occasione della sua vita! Per essere impalato.
Insomma, la festa era una gran figata, non sapete quello che vi siete persi.

A un certo punto, però, Jena il rollatore guardò l'ora e vide che erano le 2:22 e, quando sono le 2:22, la situazione esige una svolta; così ci disse che non sarebbe rimasto un minuto di più in quel posto di merda e se ne sarebbe tornato affankulo in città.
Per non dare un dispiacere al povero Jena, Fra mi convinse, seppur a malincuore, ad abbandonare l'entusiasmo travolgente della festa ed accompagnare Jena a Torino.
Attila e Lyde, invece, ci comunicarono che si stavano divertendo e che sarebbero rimasti lì per tutta la notte insieme a Fiorello e al suo amico Zamurro, così li abbandonammo al loro destino.
LA SVOLTA
Arrivati al portone, avvistammo una volante della polizia ferma all'ingresso, con due o tre agenti che stavano pigliando per il culo una mandria di zarri che si lamentavano di essere appena stati inculati. Furono i primi ad augurarci il buon anno, però poi arrivò anche la guardia di Finanza e lo spettacolo fu completo.

Il pubblico di volpi era variegato. C'erano gli zarri completamente sversi che, barcollando, urlavano alle guardie: "Minchia, è una truffa, metteteli dentro, a quei bastardi, non c'era un cazzo da bere, solo coca - HIC - solo coca!".
Uno era gonfio d'alcool al punto che gli scoppiò lo sbocco in mezzo agli sfigati, comunque non vi preoccupate, tutta gente elegante e tirata, dai 26 anni in su.
Le volpi femmine erano rare, però spiccavano per intelligenza: "Se avete bisogno siamo a disposizione, rivolgetevi a noi, facciamo giurisprudenza noi!!!".
Infine, c'erano quelli del piano di sopra, che si erano ubriacati coi nostri soldi e si godevano la scena, affacciati al balcone, gridando: "Guardate che figo, c'è la polizia! Che cazzo vuole la polizia? Che cazzo ci fa la polizia? Una pompa?".
I poliziotti non facevano un cazzo, guardavano le volpi che avevano pagato, cioè noi, e ridevano!

Tutto ciò era molto bello, 65 carte ben spese, valeva la pena rimanere lì al freddo a godersi la scena tutta la vita!
Invece, ce ne tornammo affankulo a Torino.
RITIRO A CASA FRA
Prima di andare da qualsiasi parte, decidemmo di finire di bere la roba avanzata a cena e ci rifugiammo a casa di Fra: sembrava un bel posto!

Arrivammo lì che erano le tre, strade deserte, niente nebbia, punti a Carmageddon zero.
Quindi, rimanemmo fissi a guardare il soffitto fino alle 3:23, quando decidemmo di far finta che non fosse successo niente e rifacemmo il brindisi di Capodanno, con relativo conto alla rovescia!
In pratica, eravamo l'opposto del Capodanno da Mister Bean, con gli amici che mandano avanti gli orologi della casa per fare il brindisi di mezzanotte alle dieci meno un quarto e poi scappano affankulo e si salvano!
Noi sì che ci sappiamo divertire.

Fissammo il soffitto fino alle quattro, quando squillò il telefono di Jena il rollatore: era l'amico Zamurro di Fiorello, che ci disse che si stava baccagliando una tipa ubriaca alla festa e ci augurava buon anno.
L'utilità del telefono cellulare: mai più senza!

Fra era terrorizzato dall'idea che lo Zamurro volesse venire a trombarsi la tipa a casa sua, ma gli facemmo capire che le probabilità che quello trombasse anche una sola volta nella vita erano pressoché nulle e si tranquillizzò.
E LA FESTA CONTINUA!
Lo Zamurro iniziò a raccontarci le scene di vita che si stavano consumando alla festa, per farci capire quali meraviglie ci stessimo perdendo.
Ci disse che Attila si era messo a ballare con una tipa gigantesca, stile king-kong, finché Lyde non l'aveva trascinato via perché voleva una vodka al bancone e il barista non lo cagava, perché tanto era handicappato.
Attila riuscì a fottere l'intera bottiglia, ma scolò fino all'ultima goccia da solo, quindi provò ad andare di sopra senza pagare, perché vaffankulo.
Incredibilmente, fu un successo: i buttafuori se n'erano andati! Grazie alla mossa di Attila, tutti gli zarri che erano ancora in piedi salirono al privé del biglietto arancione, e la rivoluzione ebbe inizio.

Ad ogni zarro che entrava, Attila regalava il suo benvenuto: "Chiamate l'anima di Sandokan!".
Per non essere da meno, Lyde gridava: "LA TIGRE È VIVA!!!".

Nel frattempo, Fiorello incontrò una pheega che andava a scuola con lui e si mise a baccagliarla, senza far caso al fatto che si trovasse sulle ginocchia del suo tipo, fortunatamente più sverso di lui.

Vista la scena, Attila gridò al tipo: "Sei solo chiacchiere e distintivo! Dimmelo che ho violato la legge!".
Il tipo non capiva più un cazzo, guardò nella sua direzione con aria interrogativa e gli rispose: "Hai violato la legge!"
"Nooooo! IO sono la legge!!!".
Subito dopo, Attila si mise a pisciare contro il muro.

Fiorello lo trascinò di peso al cesso, che per fortuna era vicino, ma Attila al cesso (immagine di repertorio, Capodanno 97)Attila obiettò che era sporco e non andava mica bene, così si mise a cagare sul bidé.
Fiorello uscì fuori, dichiarando il problema ufficialmente risolto.

Nel frattempo, Lyde iniziò a esibirsi per le stanze con il suo yo-yo, mentre Fiorello, che era quello lucido, faceva spaccate in mezzo alla pista.

"Minchia! - grugnì un tipo - Guarda che io faccio full contact, eh!"
"Anch'iooooo!!!" strillò Fiorello, sfidandolo a duello.
Per tutta risposta, quello aprì una finestra ed iniziò a sboccare sugli sfigati che stavano sotto.
Fiorello vide, si commosse e si inginocchiò, gridando: "Sei tu LO RE!".

Solo allora, lo Zamurro notò che una strana fila si era formata davanti al cesso e Fiorello si ricordò che Attila era ancora dentro!

Lo trovarono seduto sul bidé col suo bel cappottino, che partiva grigio e cambiava colore, quindi scapparono via dalla folla che li voleva linciare... e il resto è storia.
COME TI RISOLLEVO LA SERATA
La telefonata aveva sbiancato l'umore di Jena il rollatore, che quindi interrogava il televisore spento: "Sull'Enterprise, quando caghi, lo stronzo lo teletrasportano sul pianeta Merda?".
Quindi, si lanciò in un appassionato elogio della Merda e concluse: "Che Merda essere giovani a Capodanno!".

Fra restò un po' a meditare su questa perla di saggezza, poi ci comunicò che, se Lyde avesse trombato a Capodanno, si sarebbe fatto prete. Era il primo di noi che prendeva un impegno concreto per il '98.
Quindi, si mise ad elaborare nuove idee per la serata: il suo programma era restare sveglio fino alle otto e mezza per poter prendere il pullman, così, provò ad accendere la sua televisione, ma trovò le lezioni di matematica del Poli, quelle del minuto meno visto in tv.
Lo trascinammo fuori in coma e andammo a cercare una merda di loculo dove morire.

Non c'era un cazzo aperto in tutta Torino, così andammo ai Muri, che erano sempre una garanzia! Jena però obiettò che vicino al Po faceva troppo freddo e quindi volle ritornare in macchina.
Solo a quel punto, il cellulare, nuovamente, squillò.
LA FUGA
All'altro capo, c'eran di nuovo i nostri giovani amici rimasti a Sanfré, alla festa elegante nella villa del '700 con lo sbocco e il piscio per terra e la merda nel bidé.
Dopo l'avventuroso ripescaggio di Attila dal cesso, le disavventure non erano finite: Fiorello aveva perso il cappotto da qualche parte nella casa ed era troppo sverso per andarlo a cercare; nel frattempo, Lyde placava la folla di zarri che li voleva linciare insegnando le mosse dello yo-yo, tipo i versi degli animali in Johnny Stecchino.

Dopo svariate ricerche, Fiorello riuscì finalmente a trovare il cappotto, ma si accorse che la tasca era bucata e le chiavi dell'auto non c'erano più! Aveva davvero un pessimo rapporto con le chiavi.
Superati i primi attimi di panico, lo Zamurro riuscì a ripescarle dal posto in cui erano finite, che non era il cesso, né il bidé cagato e neanche il pavé del '700 pisciato e sboccato, ma la fodera interna del cappotto.

Per festeggiare, i quattro disagiati erano tornati a Torino, solo che la notte era ancora giovane!
Così, adesso eran finiti in un baretto squallido in periferia, l'unico aperto a Capodanno; tutti tranne Attila, che puzzava troppo di '98 e di scanner e stava fuori, al gelo!
In altre parole: bannato da Fiorello, dallo Zamurro e da Lyde!
Era l'umiliazione definitiva.
L'ABBIOCCO FINALE
La Jenamobile, intanto, vagava ancora per le vie di Torino, in preda alla disperazione più nera: quando Jena si era rassegnato a raggiungere i quattro disagiati, disposto pure a caricare in macchina quello aromatizzato, gli avevano risposto che piuttosto preferivano andare a dormire.

Di conseguenza, Jena iniziò a sostenere che chiamarci per nome era una stronzata e che avremmo dovuto tutti chiamarci per numero, come le targhe delle macchine, così ci sarebbe stata meno confusione.
Anche secondo Fra l'idea era geniale, però chiese a Jena in che modo si sarebbero potuti fare i soprannomi.
Jena rispose con fare sicuro: "Basta fare la radice quadrata!"
Ok. Fra ci assicurò che la risposta lo aveva convinto, che ormai aveva capito tutto nella vita, che l'esistenza non poteva più riservargli sorprese, che era contentissimo di stare con noi e che quindi voleva andare a casa; allora, Jena passò davanti a casa di Fra per far vedere che sapeva la strada, poi ci portò in una tristezza di bar in via Tripoli, dove aspettammo che si facessero le sei.

"Marok! - mormorò Fra, nel dormiveglia - Almeno quest'anno, lo fai o no 'sto cazzo di sito? Si può sapere di che cazzo hai paura? Dai, Marok, pensa al racconto che scriverai stasera! Ma anche tutto il resto, i Pacchi, le Massime, cazzo, Marok! È tutto perfetto per essere pubblicato su Internet!"
"Secondo me, ci starebbe meglio della pheega!" risposi, sfogliando distrattamente le pagine della Stampa, finché non mi imbattei a tutta pagina nella Previsioni per il 98réclame dell'acqua San Benedetto: "Previsioni per il 1998, la primavera durerà tutto l'anno!".

Era il segno definitivo: io la ODIAVO la primavera!

Dall'altra parte del tavolo, intanto, andava in scena l'ottimismo di Jena il rollatore: "Minchia, il '98 è un anno pari. Minchia, io li odio gli anni pari!"
"Ma dai! -
obiettò Fra - Magari non parti neanche per Naja! Se non ti han chiamato finora..."
"Perché era un anno dispari!!! Gli anni dispari vanno bene, gli anni pari sono una merda!"
"E va be', minchia, allora il duemila?"
"E il duemila sarà merda elevato a merda!!!"


Sorrisi, perché difficilmente il '98 e il 2000 sarebbero potuti essere peggio di un qualunque nostro anno delle superiori, pari o dispari; va be', a meno di non partire per Naja!

Ecco, la scelta di NON pronunciare la precedente frase in diretta, davanti a Jena il rollatore, sarebbe rimasta la mia decisione più saggia di tutto il '98.
Ne approfitto per salutare queste righe, sull'ultima pagina della copia di Jena il rollatore: vi immagino tra la mia macchina foto e il cappotto di Attila, ma è stato bellissimo lo stesso.

Quelli del tavolo vicino al nostro, intanto, stavano discutendo su chi di loro dovesse essere "lo re".
Se vi capita di passare a trovarci nel '98, partecipate anche voi alla discussione, sembrava interessante, io tifavo per quello con la voce più grossa!

A una certa, però, anche loro se ne andarono affankulo e rimanemmo gli unici sfigati in tutto il locale.
Così, capimmo che era giunta la nostra ora e ci mandammo a produrre un po' di '98 ognuno sul proprio cesso, contenti del fatto che dodici lunghi mesi ci avrebbero sicuramente separato dal prossimo Capodanno.
E dalla Naja? Chissà!

Adesso, però, andate tutti militarmente, elegantemente ed aritmeticamente affankulo.