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12 settembre 2001: il giorno dopo!

Sabato 1 Settembre 2001: I PRESAGI
Contro ogni previsione, anche quest'anno si era fatto settembre.
Vacanze e cazzeggio al mare cedevano il passo a vacanze e cazzeggio in città e, in compenso, il ritorno a casa era stato allietato da una lieta scoperta: la finestra di casa mia, al terzo piano, era ancora aperta come l'avevo lasciata, perché era una misura antifurto geniale! A nessuno verrebbe in mente che uno possa partire per le vacanze lasciando la finestra aperta, lo facevo da anni, aveva sempre funzionato!
Stavolta, però, un'enorme impalcatura partiva dal marciapiede e arrivava fino al tetto, transitando davanti alla mia finestra: l'amministratore aveva iniziato i lavori di restauro della facciata senza dirmelo.
In altre parole, mentre mi dilettavo con mare sole figa (da lontano) e ombrellone, anche uno storpio avrebbe avuto il tempo di entrarmi in casa, scolarsi la Multi Sola croata che tenevo in frigo, fottermi l'Athlon, hackerarmi il sito e partire per le Maldive.
E invece SORPRESA! Il computer c'era ancora, e con lui il mio modem, internet, e, ovviamente, il sito del nostro amico coglione.

E quali meraviglie mi avrebbero rivelato stavolta le Kava News?
"12/9/2001: Elio e le Storie Tese live in Milano"

Ancora indeciso se spararmi o no il decimo concerto per l'anno 2001, contattai il giovane Iko per un degno consulto.
Risposta: "È così bello mandarvi affankulo..."
Martedì 11 Settembre 2001: IL CONTATTO
Speravo già di starmene a casa, quando squillò il telefono. Era il Favone Grassone di Biella.
"Cambia segreteria che Ferruccio Amendola è morto. E vieni a Milano, stronzo!"

Le telefonate del Favone Grassone portano sempre fortuna: fu poco dopo la sua chiamata che due aerei settarono a "OFF" le Torri Gemelle di New York, compilando una pagina di storia.
Come ampiamente previsto, sul sito del nostro amico coglione il concerto risultava annullato.
Speravo già di starmene a casa, quando squillò il telefono. Kava!
"Vai tranquillo, Marok, il concerto è confermato!"

E va be', provai a richiamare il Favone spiegandogli che, volendo, sarei anche potuto venire, tranne per un particolare: ero splendidamente a piedi.
Nel corso della telefonata riuscì a bestemmiare in ottocento lingue diverse, tranne in tedesco "perché i tedeschi non bestemmiano", finché non spuntò fuori un fantomatico treno delle 4 del mattino che mi avrebbe potuto riportare a casa.
Partiva da Santhià, vicino a casa sua a Biella, saremmo tornati indietro presumibilmente per le tre e passa, una mezz'ora d'attesa in stazione, che problema c'era?
Mercoledì 12 Settembre 2001: LA VENUTA
Ci ritrovammo al Palavobis verso le cinque, pronti all'impatto con un'immensa folla di favette eliatiche scatenate.
Cioè, pheega, pheega, pheega e ancora pheega!!!

Nella realtà, c'era una sola persona: il mio grafico di fiducia Randall Flagg, un diversamente figato che avevo incontrato per caso al Baseball Day di Milano prima dell'estate e che avevo assunto gratis come schiavo per farmi le copertine dei bootleg.
Me lo ricordavo handicappato, ma, quando lo rividi, mi accorsi che avevo ragione: il suo volto esprimeva il nulla, il nulla più totale.
Al Favone piacque subito e lo ribattezzò Gliòneco.

"Prova a ripeterlo molte volte di seguito! - gli consigliò - Vedrai che ti piacerà!"

Mangoni e Grumo Nel frattempo, ci avvicinammo al palco, per contemplare gli Elii alle prese con il soundcheck, ma un grosso simpaticone della security ci guardava con aria schifata.

"E voi? Accrediti, pass?"
"E noi siamo con loro!"
"Ah, dovete suonare?"
"No no, siamo FAVE!!!"
"Ah... boh... fuori! Loro non vogliono nessuno!"
"Loro non vogliono nessuno???"


Sono questi i momenti in cui il Favone perde ogni ritegno umano fino ad urlare, dal centro del Palavobis: "Rocco! Ci vogliono mandare viaaaaaaa!!!"

Rocco ci guardò con aria pietosa.

"Ma no, quei tre possono stare!"

Passai il lungo viaggio verso il palco chiedendomi in quale parte del mondo mi sarei dovuto nascondere se Rocco avesse risposto: "Ma quei tre se ne vadano affankulo!".
Per il resto del soundcheck, considerai invece quanto l'acustica facesse schifo.

"Non ho mai sentito così bene!" diceva Cesareo.
Strana persona...

A riportarmi di buon umore fu il ritornello del Favone, ogni tre secondi ripeteva: "Ma io li ho già visti 9 volte quest'anno, BASTA!!!". Era meraviglioso.

"Oh, non è che mi potresti portare a casa? - chiese al Favone l'ingenuo Gliòneco, così, dal nulla - Abito qua vicino!"
"Sìsì tranquo... sgrunt."
RAPPORTI UMANI
Per baccagliarsi il Favone e convincerlo a riportarlo a casa, Grumo e il Favone Grassonel'appiedato compare iniziò a disquisire di ogni tipo di argomento sul quale poteva spacciare una minima competenza, dal cinema a Stephen King ai Beatles.

"Eh sì! - raccontava il Favone, compiaciuto - È stato fantastico stringere la mano a Paul Mc Cartney, a Milano!".
"Beato te! A me mancano ancora gli autografi di 3 persone: Paul Mc Cartney, Stephen King ed IL LIGA!"


Non ebbi tempo di contare fino a tre dalla parola "LIGA", che il Favone gli SPUTÒ addosso, bestemmiando, quindi si girò di culo e sentenziò: "Col cazzo che ti riporto a casa, stronzo! Vaffankulo!"

"Mah... chiederò un passaggio a Jantoman... tanto abita dietro a casa mia..." mormorava il fanculato Gliòneco. L'assurdo era che diceva il vero: non solo era uguale a Jantoman, ma ci abitava pure di fronte!

"E quando arrivi a casa - concluse il Favone - Prendi il disco del Liga, canta OH-OHOH-OHOH-OHOOOH su ogni canzone e vedrai che ci sta bene dappertutto! Vaffankulo!!!"

Glioneco iniziò a spolverare il pollice per fare autostop.
LE JENESERENE
Intanto, ci avevan fatti uscire dal Palavobis, rientrare nel Palavobis, e ci ritrovavamo esattamente al punto di partenza, prima fila centrale. Anche perché dietro di noi non c'era nessuno, il pubblico era ai minimi storici mai raggiunti. Di lì a poco, avremmo capito perché: era in arrivo il gruppo di supporto, le gloriose JENESERENELe Jeneserene!!!

Trattavasi di cinque leggiadre "sciùre" vestite da zingare, che, inneggiando a tramonti pugliesi ed amori albanesi, misero a dura prova gli anticorpi ormonali e testicolari dell'allibito pubblico puntuale, che iniziò ad invidiare i molti che furbescamente avevano tardato.

Soprattutto, ringraziate la mia scelta di NON accendere il minidisc, per risparmiare batteria: in caso contrario, ci sarebbero gli mp3!

L'unico lato vagamente divertente era il delirio surrealista della chitarrista pseudo cecataLa Pseudo Cecata, che dava luogo a scene di demenza pura degne della migliore tradizione, mentre le altre si dilettavano col bucato e rituali caserecci non meglio identificati. L'oscuro pianeta delle colf.

La loro dipartita fu segnata dall'applauso della folla, presto scemato quando salì a parlare un tipo del festival dell'Unità.

"Tra poco suoneranno gli Elio e le Storie Tese, ma ora vi vorrei parlare..."

In qualunque altro giorno, la folla l'avrebbe già sommerso di fischi e mandato affanculo, come nella migliore tradizione dei concerti rock.
Per una volta, invece, tutti rimasero in silenzio: l'attacco del giorno precedente, l'11 settembre, era sicuramente destinato a cambiare la storia, forse in peggio, forse in molto peggio, forse vaffankulo.
"...prima degli Elio e le Storie Tese, vi vorrei parlare della mia ONG..."

No, dai, era uno scherzo! Il tizio s'era imparato un discorso a memoria, prima dell'11 settembre, e NON l'aveva cambiato!!!

Fu un lungo discorso noioso e banale su solidarietà e globalizzazione, che non concedeva neanche mezza parola sulle probabili implicazioni dell'attentato del giorno precedente, con o senza reazione militare americana. Il tizio NON capiva il malumore crescente della folla: nel suo handicap, iniziava quasi a starmi simpatico!
Comunque, l'intero pubblico intensificò i cori di vaffankulo, finché il diversamente figato non seguì il consiglio... e non se ne andò affankulo.
IL BATTESIMO DI GRUMO
Le luci si spensero, ma sul palco non si vedeva nessuno.
E se gli Elii avessero fatto pacco?

Scemati i vaffankuli, si era anche fatto un certo silenzio, il silenzio dell'attesa... unico stimolo sonoro a ravvivare il mio interesse la voce scoppiettante del Favone che, come un grosso pentolone, ribolliva di insulti contro cani, porci, puttane, Gliòneco e, soprattutto, Ligabue.

"Che ne dici di ribattezzare Gliòneco come LIGA?" proposi.
Il Favone mi guardò schifato.
"Di Ligabue ce n'è già uno! - rispose - Basta e avanza!"
"Beh, secondo me, farebbe doppio spregio se lo traducessi in biellese..."


Il Favone ci pensò un po' su: avevo trovato pane per i suoi denti.
"Ligabue... - mormorava tra sé e sé - Ligabue sarebbe LEGA il BUE. Quindi, in biellese, GRUPA BUCÌN!"
"GRUPABUCÌN... -
commentai - Bello, non è male..."

Gliòneco ci fissava con la sua unica espressione, muto, senza dire una parola.
La sua faccia era IL NULLA.

"GRUPABUCÌN... GRUPABUCÌN... - mormorai - È solo un po'... scusa la parola... LUNGO!"
"Già... -
annuì il Favone - e se facessimo GRUPA?"
"Non fa schifo, non va bene! -
obiettai, come a Naja - Chiamiamolo GRUMOGRUMO!"
"GRUMO??? Ma fa SCHIFO!!!"
"Ok, aggiudicato!"


Poi mi voltai verso GRUMO.

"Da oggi, hai un nuovo nick - gli dissi - Da oggi, sarai... GRUMO!!!"

Grumo non cambiò espressione.
Il nulla era e nulla rimase.

"Ok!" disse, con tono monocorde.

Grumo riprese a fissare il nulla.
Il Favone ricominciò ad insultarlo.
Sarebbe decisamente stata una bella serata.
ARRIVA ELIO
Attendevamo fiduciosi l'imminente playback di Tira en Tosto e Fioretto, ma un innaturale silenzio accompagnò gli Elii sul palco.

"Niente applausi!" fece segno Tanica.

Sottovoce partirono le note della bellissima "HALLELUJAH" di Rufus Wainwright (che molti di voi ricorderanno anche dalla colonna sonora del gemello verde del Favone, Shrek).

"Non si può non pensare alla tragedia appena successa in America - disse Elio a mezza voce - Noi siamo per la pace sempre, anche in questo caso!"

Seguì un lungo e caloroso applauso, che mi fece realizzare che il mondo non era completamente popolato da rincoglioniti, e, soprattutto, che alle nostre spalle il PalaVobis si era velocemente riempito. Il fumo e il fantasma

Sull'handicap, mi dovetti presto ricredere, quando dei tipi dietro di noi cercarono di attaccare uno striscione "MILANO PETA ELIO PROFETA!".
A qualificarli come diversamente intelligenti non era il testo: in quanto handicappato, non poteva che avere la mia approvazione. Semmai, non brillavano in senso pratico, perché non avevano con sé nulla per attaccarlo e pretendevano che glielo tenessimo in mano noi.
Un grugnito del Favone Grassone li fece desistere dal tentativo.

Le note di "Cassonetto" riportarono la consueta atmosfera ed accesero il pogo, per la gioia del Favone che, dietro al suo grasso culo umido e sudato, si ritrovò attaccato un essere formato da due soli elementi: due elefantiache corde vocali. Gliele invidiavo tantissimo!

Lo strillone non ci abbandonò un attimo per tutto il concerto, che si addentrava tra i consueti pezzi della scaletta 2001, con "La Vendetta del Fantasma Formaggino", molto ben riuscita; "Cara Ti Amo", ottima esecuzione duettata con il sedicenne Carambola; "Carro", che è sempre una gioia; "Il Signor Speziale", in cui la cliente Cesareo impugnava saldamente un tubetto di "Pronto", mentre Elio impugnava saldamente una bella banconota da cinquecentomila lireIl signor Speziale, il Pronto e le 500 mila (la stessa che uno squilibrato gli aveva regalato ad Argenta); poi "Farmacista", la bellissima "Essere Donna Oggi", ed "Evviva/La Visione", in cui l'artista Mangoni si prodigò in un accorato appello alla folla:

"Che la mia piscia sia la vostra bevanda,
che la mia merda sia il vostro cibo,
che la mia sborra sia il vostro balsamo!"


Seguirono quel capolavoro che è "El Pube" e la romantica "Uomini col Borsello".

"Questa è la canzone che fa limonare con chi avete di fianco! Limonate con chi avete di fianco!".

Ero in mezzo tra GRUMO ed il Favone Grassone.
Fu un bel momento. Supergiovane

"E ora - proseguì Elio - Un omaggio al Festival del cinema di Venezia!"

Non poteva che essere l'ottima "John Holmes", finalmente reinclusa nella scaletta.

Dulcis in fundo, "Supergiovane", con l'atteso finale "Casa delle Libertà".

"Ma stasera è giunto il momento di rivelarvi chi è Supergiovane!"
esclamò Elio.
Con rabbia gli strappò la maschera.

"È... MANGONI!!!"

Un intervallo era necessario per riprendersi dallo shock di tale e tanta rivelazione.
Fu però di breve durata: presto ripartì la musica, con le note di "FIGAro" (alias "Largo al Factotum", finché "Tapparella" non segnò il momento degli addii.

Milano peta, Elio profeta! I fessi dello striscione "Milano Peta Elio Profeta", però, non si erano ancora arresi e lo tirarono agli Elii, che finalmente gli resero onore, esibendolo alla folla.

E con il richiamo del Favone: "Il backstage VAFFANCULO, che domani mi alzo alle CINQUE, SBORROH!" ebbe inizio il nostro fugace incontro col complessino "Vedi di fare in fretta o torni a casa a piedi come l'handicappato, vaffankulo, stronzo!" e con le altre fave milanesi.

"E, PER INCISO, LIGA VAFFANKULO, GRUMO VAFFANKULO!"
AFTER
Ebbi appena il tempo di dire: "Ciao Marzia, ciao Scumio, ciao Hazel, ciao Donna Format di Laigueglia, ciao modello Silvio Bisi", che il Favone Grassone mi aveva già trascinato fuori e, al grido di "Domani mi alzo alle cinque, sborroh!" cannava ai 160 sulla Torino-Milano direzione Santhià.

La stazione di Santhià, quel luogo dal quale partiva il treno alle ore 4:19 e che pensavo di raggiungere verso le 3 di notte, mi si prospettò davanti all'una e mezza.
Ovviamente chiusa.

"Buon divertimento, Marok!" sogghignò il Favone, invertendo la marcia.
Un esame al tabellone mi rivelò che avevo perso un treno all'1:20 per dieci minuti.
Ovviamente, era l'ultimo.

Dato che tutte le porte erano chiuse, non mi rimaneva che aspettare tre ore fuori, lungo i binari.
E va be', mi svaccai su una panchina a leggermi un po' di fumetti.

"Potrebbe essere peggio! - pensai - Potrebbe far freddo!"

Verso le 2, la temperatura si abbassò di una decina di gradi.
Estrassi dallo zaino il mio fedele maglione e feci un giro nelle vie intorno per vedere se, per caso, ci fosse qualche cazzo di locale aperto.
Purtroppo, la vita notturna della ridente Santhià si rivelò simile alla quantità di intelligenza contenuta nel cervello della Caiazzo.

Tornai alla stazione e rimasi sulla panchina a cazzeggiare.
Dopo un po' mi si avvicinò una tipa di colore. Sembrava tranquilla, forse un po' assonnata, si sedette vicino a me e iniziò a trafficare nella sua borsetta quando le squillò il telefonino.

Le doveva stare molto simpatico il suo interlocutore, tanto che iniziò a bestemmiargli contro in idiomi indefinibili, attirando l'attenzione di due tipi in divisa.
All'inizio guardarono me, pensando forse ad un avvincente abuso, che fa sempre audience.
Solo osservando che la troia stava parlando al telefonino col pappone e, soprattutto, che io ero troppo handicappato per ficcare l'uccello in qualunque cosa che non fosse un cesso, le due intelligenze in divisa capirono che non sarebbe successo nulla di divertente e decisero di non denunciarmi per stupro etnico.

L'afroisterica riuscì a svegliare anche una coppietta che stava dormendo su un'altra panchina. Entrambi avevano l'aria parecchio fatta, forse per questo mi stavano simpatici.

"Oh, ma fa freddo!" commentò lui annusando l'aria.
"Eh..." risposi, loquace.

Il barbone mi guardò, vide che ero handicappato e mi chiese: "Non è che sai dove si piglia un caffè qua dentro?"
"Boh... ha l'aria di essere tutto chiuso..."
"Tutto chiuso? Ma c'è sempre un distributore di caffè nella stazione..."


Ero già pronto ad intavolare un lunghissimo discorso filologico sul nesso causa effetto tra la presenza di una stazione e quella del caffè, ma purtroppo il tipo si era di nuovo abbioccato sulla morosa, tra l'altro discretamente figa.
Non c'erano dubbi, in quella stazione il più sfigato ero io!

Verso le 3:50 arrivò finalmente il treno, con largo anticipo rispetto alle previsioni. Sarebbe comunque rimasto fermo in stazione fino alle 4:19, ma aveva il grosso pregio di essere riscaldato, cosa non indifferente visto che la temperatura era ormai vicina agli zero gradi.

Per fortuna, la visione dei pendolari che si alzavano a quell'ora per andare al lavoro mi risollevò il morale, è sempre bello pensare che c'è chi sta peggio di te.
Così, alle cinque e mezza chiusi finalmente gli occhi, contento di poter mandare ancora una volta tutti quanti affankulo.